Articolo scritto da Dr.ssa Anna Innocenzi
Introduzione
La gravidanza per una Donna è un momento importante di crescita, rappresenta il passaggio dal ruolo di “figlia” a quello di “madre” definendo così una nuova identità; una vera trasformazione sul piano fisico (in cui sente nuove sensazioni sia piacevoli che spiacevoli) e su quello emotivo e psicologico (es. si passa dall’euforia al panico). Quest’ultimo coinvolge anche il papà, che dal vedere le due linee di “test positivo di gravidanza” assume un nuovo ruolo, ed una nuova responsabilità, una protezione verso il nucleo familiare ricco di progetti, speranze e sogni.
Solitamente siamo abituati ad avere fantasie, immagini e aspettative positive sulla “nuova vita in arrivo”: dal sesso, al nome, a quale sport farà, che squadra calcistica tiferà o a chi assomiglierà fisicamente e caratterialmente; purtroppo però, possono invece crearsi situazioni molto difficili che infrangono questi desideri e dolci attese, procurando un grande dolore e una profonda sfida.
Di “Aborto” non desiderato se ne parla ancora troppo poco, eppure è sempre più frequente: 1 gravidanza su 4 si interrompe spontaneamente, lasciando nella donna un mix di sensazioni che è difficile rielaborare attraverso il silenzio, ciò che spesso invece accade.
Secondo un recente studio (Quenby et al., 2021), ogni anno nel mondo si verificherebbero circa 23 milioni di aborti spontanei, 44 al minuto e questi dati non vogliono aumentare preoccupazioni e ansie nelle future mamme, ma aiutare a prendere consapevolezza che è un fenomeno molto comune, “Un tentativo” che non sempre va a buon fine.
La perdita di un bambino in gravidanza a causa di un aborto spontaneo è ancora un argomento tabù in tutto il mondo, ma è un evento emotivamente potente che va a cambiare la realtà in modo radicale, niente è più lo stesso, subentra un senso di vuoto ed altri sintomi come: umore basso, ansia, rabbia, isolamento, senso di colpa e vergogna che influenzano negativamente il benessere psico-fisico dei genitori e che è importante imparare ad affrontare, comunicare ed elaborare.
1. Cos’è l’aborto spontaneo
L’Aborto Spontaneo è un’interruzione spontanea della gravidanza entro la ventunesima settimana di gestazione (durante i primi 5 mesi), prima che il feto possa ipoteticamente essere in grado di sopravvivere autonomamente in caso di parto; ma solitamente avviene nei primi 3 mesi.
L’aborto è un’esperienza molto chiara per le donne, sia da un punto di vista fisico che psicologico: questa avrà memoria del dolore e dell’emorragia; le contrazioni dolorose e la presenza di sanguinamento sono i sintomi che inducono a pensare che si sta perdendo il bambino e ciò può avvenire in maniera naturale, o può venire indotto farmacologicamente o chirurgicamente
2. Le cause dell’Aborto Spontaneo
Tra le cause del primo trimestre ci sono:
- Anomalie genetiche e cromosomiche del feto, che non consentono un suo regolare sviluppo;
- Patologie della madre fra cui diabete, ipertensione arteriosa, alterazioni immunitarie
- Infezioni
Nella maggior parte dei casi, la causa dell’aborto spontaneo è un difetto genetico dell’embrione che lo rende inadatto alla vita, qualcosa su cui nessuno può intervenire. Il fatto che la gravidanza si sia interrotta è un segnale di buon funzionamento dell’organismo della donna, che ha riconosciuto l’errore e ha bloccato il processo nelle sue fasi iniziali. Altre volte c’è un problema di attecchimento, di reazione del sistema immunitario materno all’embrione, che è una sorta di trapianto, geneticamente è in parte estraneo all’organismo materno. Anche in questo caso, né la donna né un medico potrebbero far nulla per far proseguire la gravidanza.
Se l’aborto spontaneo si verifica nel secondo trimestre di gravidanza, le ragioni sono diverse:
- Incapacità dell’utero a contenere la gravidanza fino al termine;
- Dilatazione precoce del collo uterino;
- Infezioni dell’apparato genitale che provocano la rottura prematura del sacco amniotico;
- Tendenza della muscolatura uterina a contrarsi prematuramente.
I consigli generali sulla prevenzione dell’aborto spontaneo si concentrano sul mangiare sano, fare esercizio fisico, evitare il fumo, droghe e alcol, limitare la caffeina, controllare lo stress e mantenere un peso sano. Ciò pone l’accento sui fattori dello stile di vita che, in assenza di risposte specifiche, possono portare le donne a sentirsi in colpa per aver causato il loro aborto spontaneo, quando spesso individuare la causa è difficile, se non impossibile.
3. Cosa accade nella psiche e corpo della Mamma e nella mente del Papà
Sia per la mamma che per il papà, ogni tipo di emozione o reazione che possono provare va bene così com’è; non c’è un modo giusto o sbagliato di sentirsi, ma solo quello che si vive. C’è chi riesce a superare il dolore dopo poche settimane, iniziando a pensare ad una nuova gravidanza. E chi invece vive anche solo questo tipo di pensiero come troppo doloroso e ha bisogno di più tempo. Ci sono persone che riescono a parlare, a condividere ed affrontare il dolore fin da subito, mentre c’è chi sente il bisogno di un periodo di raccoglimento e dialogo con se stessi per poi riuscire a condividere quanto ha provato e come si sente ad oggi.
Quando la Madre apprende dal medico che “Non ci sono buone notizie” è come se dentro di lei si rompesse qualcosa, come un vaso che cade per terra facendo un rumore molto forte, perché passa dal sentirsi madre al non esserlo più e tutto questo genera una sensazione di vuoto e solitudine.
La consapevolezza di non avere alcun controllo su ciò che sta accadendo al corpo, insieme alla paura di perdere la gravidanza, genera una profonda angoscia che può portare a un attacco di panico e/o a sperimentare un vero e proprio stato di shock.
Successivamente si provano sentimenti come: colpa, vergogna, tristezza, impotenza o rabbia verso di se o verso il mondo e gli altri le cui gravidanze sono state di successo. I cambiamenti ormonali amplificano le sensazioni emotive in modo ampio, come crisi di pianto e sbalzi d’umore. Tutte sensazioni che bisogna vivere senza giudicarsi, per elaborare ciò che è accaduto.
L’interruzione della gravidanza della compagna può essere un’esperienza dolorosa anche per il Papà; anche lui ha il suo dolore, per quanto ci sia la tendenza a pensare il contrario, dal momento che non può sentire le stesse sensazioni fisiche della madre. In realtà anche l’uomo già iniziava a rappresentarsi padre e fantasticava sulla futura vita in tre, può quindi stare molto male, sentirsi smarrito, impotente verso il dolore della partner e perso di fronte ad un evento non controllabile ne evitabile come l’aborto spontaneo.
Entrambi i membri della coppia hanno quindi il diritto di stare male in seguito ad una perdita, la comunicazione tra loro può fare la differenza: condividere il dolore, piangere insieme il bimbo mai nato, i sogni e le speranze infrante per sentirsi meno soli, potendo così ritrovare la serenità, attivare i meccanismi di resilienza per affrontare la vita che va avanti e riconoscere la ricchezza della loro relazione.
4. Come elaborare la perdita con il trattamento psicologico
Nel caso la sofferenza fosse troppa o ingestibile e durasse per molto tempo è importante sapere che si può sempre chiedere aiuto e sostegno psicologico.
Un aborto spontaneo rappresenta a tutti gli effetti una perdita, un lutto per la coppia stessa e come tale va affrontato. Spesso il focus centrale del trattamento psicologico o di psicoterapia è la perdita, è importante entrarci dentro con qualcuno che ti tiene per mano, ti guida, ti sostiene e aiuta a dargli il giusto posto nel proprio vissuto. A volte è necessario anche solo “il permesso di soffrire”; altre volte è importante esplorare i significati nascosti dentro ai sentimenti provati per “il bambino non nato” per elaborarli insieme. Solitamente il dolore è così forte che si preferisce evitarlo, non parlarne ma se questa modalità viene utilizzata a lungo termine potrebbe far insorgere sintomi depressivi o di angoscia intensa per le future gravidanze, oppure rimanere un trauma non elaborato, congelato nello spazio e nel tempo, che fa male come se fosse accaduto il giorno prima.
Anche se difficile rispetto ad un lutto in cui la persona è esistita e si è persa, è bene aiutare i genitori a sviluppare una rappresentazione internalizzata del bambino non nato, ad esempio immaginandolo con un volto, dipingendolo come un albero, una pianta in cui non sono germogliati i fiori, un angelo che vola via e così via. Bisogna affrontare quel dolore con tutta la forza che ognuno vuole dargli per accettarlo e dargli il giusto spazio.
Conclusione:
In conclusione è importante quindi:
- Condividere il dolore e affrontarlo insieme come coppia, ognuno con le sue reazioni e sensazioni emotive
- Circondarsi di persone care (amici o parenti), attenti, silenziosi, sensibili che fanno sentire la loro vicinanza
- Prendersi tempo e avere pazienza
- Consultare uno psicologo-psicoterapeuta per affrontare un percorso delicato e doloroso
- Parlare con il ginecologo/a per chiarire dubbi e domande su tempi di ripresa fisica, psicologica e gli step successivi
- Cercare una nuova gravidanza solo quando non ci sono altre condizioni mediche da approfondire e ci si sente fisicamente e psicologicamente pronti
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