Abuso Fisico: sintomi, cause e cura

Abuso Fisico: Sintomi, Cause e Cura

Articolo scritto dalla Dr.ssa Camilla Serena

Che cos’è l’abuso fisico e come si differenzia dagli altri tipi di abuso? Il tema è molto attuale e non ha un limite temporale. Non include una vittima specifica e le varianti possono essere molte. Una percentuale alta si riferisce a questo tipo di abuso presente nel nostro  paese. La prevenzione e il trattamento sono fondamentali perché aiutano le persone ad imparare a  cogliere dei segnali che potrebbero metterle in situazioni di fragilità o di pericolo. Così come fondamentale offrire dei percorsi di cura specifici che possano aiutare le vittime di abuso fisico a migliorare la loro qualità di vita invalidata dal trauma. Gli interventi terapeutici aiutano le persone vittime di abuso fisico a guarire dall’esperienza traumatica. Al contrario senza un aiuto specifico la persona rischia di avere ripercussioni sul suo benessere psico-fisico. 

1. Che cos’è l’abuso fisico e  i sintomi

Parliamo di abuso fisico quando siamo di fronte ad un atto verso e contro una persona al fine di danneggiarlo fisicamente con ripercussioni anche psicologiche. La vittima può essere una persona in cui si trova in una situazione a rischio o/e fragile. L’individuo che reca l’atto solitamente è una persona che vuole avere un controllo sull’altro/a. Gli abusi possono essere extrafamiliari o intrafamiliari. Possono colpire un individuo indipendentemente dall’età, sesso ed etnia. Nei bambini possono avere delle invalidanti ripercussioni sul loro sviluppo psico-fisico. Gli effetti dell’abuso fisico possono essere cronici (durano un breve periodo)  o acuti (che durano nel tempo). Ad esempio abusi intrafamiliari spesso diventano cronici perché persistono nel tempo.Questo tipo di abuso spesso lascia segni sul corpo come lividi, fratture o segni più sottili che purtroppo sono meno visibili. Spesso l’abuso fisico è accompagnato da altri tipi di abuso come quello emotivo.  I sintomi  emotivi  possono presentarsi anche prima del comportamento dannoso e alcuni  possono essere: ansia, umore basso e rischio di depressione, pensieri e tendenze suicide, cambiamenti comportamentali come ad esempio aggressività, problemi alimentari, sonno alterato e incubi (soprattutto nei bambini). Inoltre in queste persone emerge un senso di colpa e di vergogna, si sentono loro stessi responsabili di ciò che è accaduto perché pensano di non aver fatto niente per impedirlo. 

2. I fattori di rischio

Anche se non esistono vittime con caratteristiche specifiche , ci possono essere dei fattori di rischio più orientati a mettere in pericolo la persona all’abuso fisico, tra i quali:

  1. condizioni di disabilità fisica e intellettiva: la tensione per la cura verso la persona con una menomazione può creare ansia nella persona accudente da portarla ad abusare l’individuo più fragile e quindi incapace di difendersi.
  2. abuso di sostanze: chi ne fa uso può diventare aggressivo verso altri soggetti o può trovarsi in relazioni con persone tendenzialmente aggressive con cui condivide l’uso di droga.  
  3. problemi economici possono avere un loro peso perché porta l’individuo in una situazione di maggiore stress legata alla condizione economica deficitaria.
  4. differenze culturali influenzano i ruoli sociali e di conseguenza c’è una maggiore predisposizione a violenze e abusi sulle persone socialmente riconosciuto inferiori   
  5. persone che sono state abusate da piccole se non aiutate a superare il trauma possono essere più a rischio di essere  di nuovo abusate.   

3. Come superare l’abuso fisico  

La persona abusata sente che la sua vita non potrà essere come prima, vive le emozioni con  forte intensità e incidono sul modo di vivere la propria vita. Ci sono attività e approcci terapeutici che aiutano nella cura al trauma. L’impatto e di conseguenza la difficoltà nel superarlo e, i tempi per un lavoro di aiuto , dipendono  anche da quanto tempo l’abuso è durato e anche dall’età della vittima. Diversi tipi di terapie psicologiche intervengono sui disturbi legati all’abuso fisico alcune della quali: la CBT (terapia cognitivo-comportamentale), l’EMDR, la DBT, la Schema Therapy. Ognuna di esse si differenzia dai modelli di riferimento  utilizzati per intervenire sul disturbo.  

4.1 La CBT

La terapia cognitivo-comportamentale si basa sul modo in cui le persone pensano e sul modo in cui si comportano. Si lavora quindi sui pensieri, sulle emozioni che si attivano quando un pensiero o più pensieri sono presenti e, sui comportamenti. È una terapia orientata allo scopo. Il terapeuta insieme al paziente lavora stabilendo degli obiettivi, formulando una diagnosi e stabilendo un piano trattamentale. La CBT comporta l’identificazione e la gestione di pensieri dolorosi legati al trauma e modelli anomali di pensiero. L’esposizione prolungata consiste nella riduzione della paura associata ad esperienze traumatiche, ciò avviene con il confronto ripetuto, combinato insieme al rilassamento. 

4.2  L’EMDR

Questa terapia si basa sulla desensibilizzazione e rielaborazione attraverso il movimento oculare. Viene chiesto alla persona di tornare su quei momenti emotivamente dolorosi e allo stesso tempo si concentra su uno stimolo. In alternativa al movimento oculare possono essere utilizzati suoni o  facendo battere la mano.

4.3  La DBT

La terapia dialettico comportamentale è soprattutto utile per chi compie gesti autolesivi o azioni suicide. Questa terapia combina alcune tecniche della CBT (la gestione delle contingenze, l’esposizione, analisi comportamentale, il problem solving e altri aspetti dello skills training) con il rilassamento, con la meditazione alla consapevolezza e, con altri interventi. Si basa su una visione della natura della realtà fondata sul cambiamento e sul processo, l’individuo e l’ambiente sono in costante mutamento.  

4.4 La Schema Therapy

Questo trattamento è stato creato per lavorare sulle difficoltà emotive e sui disturbi di personalità. Lavora sugli schemi (mentali) maladattivi precoci della persona causati da bisogni insoddisfatti in età infantile o in tenera età, andando a sviluppare una valutazione negativa non solo dell’altro ma anche di sé. Il trattamento ha come obiettivo di trasformare i livelli di emozioni, di pensieri e di comportamento. In questo modo lo schema maladattivo si indebolisce attivandosi con meno intensità e frequenza.     

Conclusioni

Prima di tutto è essenziale sensibilizzare il fenomeno e quindi lavorare sulla prevenzione, soprattutto individuare i fattori di rischio. È importante intervenire il prima possibile e chiedere aiuto a un professionista che possa intervenire in modo specifico e strutturato sul problema. 

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