Articolo scritto dalla Dr.ssa Silvia Bernardini
1. Un dono reciproco
L’esperienza dell’adozione è accompagnata da diversi vissuti che coinvolgono molteplici protagonisti. Alcuni sono più evidenti perché agiscono in prima linea, altri meno perché spesso occupano uno spazio marginale. È fondamentale invece, essere consapevoli di tutte le figure in gioco una volta entrati nell’ottica di una scelta adottiva e considerarla non tanto come un passaggio che delinea uno spaccato tra il prima e il dopo ma come un processo in continua evoluzione.
Quando si pensa ad un processo di adozione, spesso si è portati ad associare questa scelta come un gesto di grande altruismo da parte dei genitori adottivi, pensando “alla possibilità” che viene data al bambino/bambino che verrà adottato. Tuttavia, è importante uscire dall’ottica di gesto a senso unico. L’adozione, infatti, è un’esperienza che nasce dall’incontro tra più storie caratterizzate da un vissuto di perdita e un’esperienza dolorosa: la sterilità da una parte e l’esperienza di abbandono dall’altra.
I genitori adottivi porteranno con la loro storia il vissuto di perdita di un figlio naturale e il bambino il suo vissuto di perdita dei genitori biologici. Alla luce di questi aspetti, è importante considerare il processo di adozione non come un gesto altruista a senso unico, bensì considerarlo in un’ottica di reciprocità.
2. Chi è coinvolto?
Come accennato all’inizio del paragrafo precedente, i protagonisti che entrano in gioco nel processo adottivo sono molteplici ed è cruciale tenere a mente i ruoli delle parti in gioco:
2.1 La coppia
In primis la coppia. Sarà fondamentale considerare il vissuto di perdita del figlio naturale e le motivazioni che hanno portato a questa scelta, sia da un punto di vista individuale sia da un punto di vista di progettualità di coppia.
2.2 Il Bambino/bambina
Le fantasie e il vissuto del bambino/a variano inevitabilmente a seconda dell’età e quindi alle esperienze pre-adottive.
2.3 Figure di accudimento pregresse
Non si considera soltanto la famiglia biologica, che ricoprirà sempre un ruolo cruciale nella mente del bambino/a durante le diverse fase del ciclo di vita, ma anche eventuali istituti dove il bambino/a ha vissuto, le figure di riferimento associate a questi contesti che hanno ricoperto una funzione di cura durante il processo di attesa pre-adozione.
2.4 Famiglia allargata
Non solo la famiglia d’origine della coppia svolge un ruolo importante e potrebbe costituire una risorsa importante ma anche la famiglia biologica del bambino/a ed eventuali parenti, fratelli, sorelle (di sangue e non)
2.5 Figure istituzionali e sanitarie
Dal Tribunale dei minori, ai medici delle visite specialistiche coinvolti in eventuali iter di fertilità pregressi, ai professionisti sanitari che entrano in gioco nella fase di valutazione pre, durante e post adozione.
È comprensibile che di fronte a tutti questi protagonisti presenti in scena ci si possa sentire confusi, inibiti e anche spaventati. La risorsa di questa complessità risiede nel beneficio di creare una rete (di professionisti e non), che possa supportare e accompagnare l’intero nucleo familiare in questa esperienza.
3. Promuovere una convivenza famigliare
È fondamentale ribadire un concetto accennato in precedenza, ovvero che questa esperienza si delinea come un processo non un passaggio. Bisogna quindi considerare le criticità e le sfide che possono presentarsi nel tempo (come in tutte e famiglie).
Pur non entrando nello specifico in modo approfondito, verranno di seguito riportate alcune considerazioni fatte dal Prof. David Brodzinsky (Professore Emerito di Psicologia Clinica e dello Sviluppo, Rutgers University e Direttore di Ricerca del National Center on Adoption and Permanency):
In primis il fatto che “crescere un bambino adottato è un’esperienza diversa dal crescere un bambino nato all’interno della famiglia, perché apparterrà sempre a due famiglie”
Altre considerazioni importanti, riguardano la capacità dei genitori adottivi di integrare l’esperienza dell’adozione come parte del sé del bambino/a e soprattutto promuovere una comunicazione aperta al fine di legittimare e sostenere la curiosità del bambino/a, le sue domande e soprattutto i suoi sentimenti.
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