Affrontare il Trauma: Quando la Sofferenza Si Vive in Solitudine

Affrontare il trauma quando la sofferenza si vive in solitudine

Articolo scritto dalla Dr.ssa Francesca Piselli

A tutti noi capita di affrontare periodi di vita o situazioni dolorose e spiacevoli. A volte, però, alcuni eventi possono essere vissuti come traumatici. Per evento traumatico si intende una situazione che la persona percepisce come estremamente stressante. Come conseguenza, avvengono reazioni emotive, psichiche e corporee significative che il nostro cervello ha difficoltà di elaborare. Questi particolari eventi producono nell’individuo un forte stato di sofferenza che, la maggior parte delle volte, porta la persona ad isolarsi e a vivere nella solitudine il proprio dolore. 

Attraverso l’analisi del libro di Paolo Giordano “La solitudine dei numeri primi” tratterò il tema della sofferenza legata ad un vissuto traumatico. 

1. Chi sono Alice e Mattia

Il romanzo racconta l’evoluzione di due personaggi: Alice e Mattia. Entrambi vivono due episodi che influenzeranno la loro vita di bambini e adulti. Alice, proveniente da una famiglia benestante, ha una madre depressa e assente e un padre molto esigente che le impone di praticare mille attività. Un giorno, è vittima di un incidente che le procura una menomazione del corpo. A seguito dell’incidente e dell’handicap che riporta, Alice si sente inadeguata, viene presa in giro dalle sue coetanee e inizia ad isolarsi e a soffrire di anoressia. 

Mattia è un bambino molto intelligente ed eccessivamente responsabilizzato dai genitori. Sin da piccolo si prende spesso cura della sorella gemella Michela, che soffre di autismo. Un giorno, per partecipare da solo ad una festa di compleanno, decide di lasciare sola in un parco la sorella Michela, la quale sparirà nel nulla. Mattia è sopraffatto dal senso di colpa e si isola dal resto del mondo. Si rifugia nello studio cercando forse di culminare proprio quella mancanza della gemella, come a voler diventare bravo per entrambi. Inizia così a punirsi procurando autolesionismo perché si sente in colpa per il suo gesto. Sembra, infatti, che le cicatrici esterne siano lì proprio a ricordare la sua ferita interiore. 

2. La sofferenza che unisce 

I due ragazzi si conoscono nel periodo dell’adolescenza, sentono che condividono qualcosa di importante. La sofferenza li accomuna. Alice e Mattia iniziano a confidarsi, si raccontano le esperienze vissute. I due ragazzi hanno storie profondamente diverse ma entrambi, da bambini, hanno vissuto un’esperienza dolorosa. Il senso di colpa di Mattia e il senso di inadeguatezza di Alice sembrano allo stesso tempo la causa della loro unione e della loro distanza. Infatti si scoprono simili ma sempre irrimediabilmente divisi come i numeri primi, separati sempre da un numero pari e vicini ma senza mai toccarsi davvero. 

Da adolescenti instaurano un rapporto di amicizia-amore che sembra terminare con la partenza per la Germania di Mattia dopo gli studi universitari. 

3. La solitudine che divide 

Infatti, da giovani adulti, le loro vite si separano: Mattia è un affermato e stimato ricercatore e vive all’estero, Alice si sposa con un medico ma non può avere figli e cade in depressione. Un giorno Alice sembra riconoscere la sorella di Mattia. Decide di chiamarlo e gli chiede di tornare in Italia senza rivelargli nulla. Si incontrano di nuovo ma Alice non riesce a raccontare ciò che i suoi occhi credono di aver visto. Trascorrono del tempo insieme, lei lo bacia ma lui costruisce nuovamente un muro e decide di ripartire. 

Alice e Mattia sembrano incapaci di affrontare il dolore che hanno sperimentato e non riescono a confidarsi con nessuno rispetto alle loro esperienze traumatiche. Provano disperatamente ad avvicinarsi, perché hanno un bisogno estremo di vicinanza e di sentirsi accolti ma l’uno non riesce a colmare il vuoto e la sofferenza dell’altro. 

Le persone che hanno vissuto situazioni traumatiche e non hanno elaborato i loro vissuti, possono sperimentare stati d’animo come senso di colpa o  vergogna. Si isolano e mettono distanza con l’altro creando un muro o una barriera invalicabile. Possono mettere in atto gesti autolesivi oppure soffrire di un disturbo alimentare proprio come i protagonisti del romanzo. Allo stesso tempo, queste persone necessitano di supporto e sostegno, ricercano disperatamente qualcuno che li accolga e curi le loro ferite interiori anche se per loro è difficile avvicinarsi all’altro poiché temono il giudizio altrui e si sentono inadeguate. Vivono in solitudine il proprio dolore convinti che nessuno potrà mai accoglierlo davvero perché loro stessi ne sono sopraffatti. 

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