Articolo scritto dalla Dr.ssa Valeria Bernardino
Se facciamo riferimento alla definizione di Amore data da Umberto Galimberti nel suo “Dizionario di psicologia” troviamo queste parole: “rapporto duale che ha alla base uno scambio emotivo di diversa intensità e durata, promosso dal bisogno psicologico della soddisfazione sessuale e dal bisogno dello scambio affettivo”. Una definizione sicuramente molto ampia per un tema così enormemente trattato in opere letterarie, artistiche e musicali. Ma in realtà, il costrutto dell’amore è stato oggetto di ricerca scientifica solo di recente. Propongo di seguito alcune teorie e alcuni punti di vista prodotti dalla letteratura scientifica sul tema dell’amore.
1. Quali “tipi” di amore esistono?
Lo psicologo Robert Sternberg ha proposto nel 1986 la sua teoria triangolare dell’amore, in cui il sentimento d’amore è considerato come il prodotto di tre componenti: Intimità, Passione e Impegno. Combinando questi principali 3 elementi possono risultare fino a 7 tipi di amore nelle relazioni quotidiane: Simpatia (composta dalla sola intimità); Amore romantico (composto da intimità e passione); Amore-amicizia (composto da intimità e impegno); Infatuazione (composto dalla sola passione); Amore fatuo (creato dall’impegno con la passione); Amore vuoto (che deriva dal solo impegno); Amore vissuto (composto da tutte e tre le principali componenti, intimità, passione e impegno). L’autrice Ellen Berscheid nel 2009 ha proposto una vasta revisione pubblicata su “Annual Review of Psychology” sul tema, dal titolo “Love in the fourth Dimension” in cui distingue quattro forme di amore principali: il “companionate love” inteso come Amicizia o Amore coniugale; il “compassionate love” assimilabile al termine Accudimento; l'”Adult Attachment” traducibile come Legame; in ultimo possiamo trovare il “Romantic Love” o Amore passionale, ovvero quello relativo alle storie affettive significative che spesso vengono portate come argomento in percorsi di psicoterapia.
2. L’amore dal punto di vista neurochimico
Ma nel nostro sistema nervoso cosa succede? Come mai ci sentiamo così diversi, così poco lucidi? Le motivazioni derivano dall’incastro di molteplici aspetti. L’euforia tipica dell’amore, per esempio, è data dalle endorfine e dalla feniletilamina, che hanno un impatto importante su uno dei sistemi cerebrali che si attivano principalmente, ovvero quello dopaminergico, legato alla motivazione, alla spinta ad agire, al desiderio e alla soddisfazione. Al contrario si è osservata una ipoattivazione della corteccia prefrontale, deputata al ragionamento, al giudizio e alla concentrazione. Insieme alla dopamina, vi è un innalzamento dei livelli di noradrenalina, che è implicata nella risposta allo stress e alla regolazione neurovegetativa, quindi al sonno e all’appetito. Anche l’adrenalina entra in circolo, e favorisce l’aumento del battito cardiaco, la respirazione e la pressione sanguigna. Il collante principale è costituito dall’ossitocina, altamente implicata nell’attaccamento e nella reciprocità.
3. La dipendenza affettiva
Il concetto di dipendenza è spesso considerato come un aspetto “difettoso” del funzionamento dell’individuo adulto, soprattutto nella nostra cultura è contrassegnato da una forte connotazione negativa. Nessuno vuole sentirsi dipendente da qualcuno, ma anzi c’è una forte ricerca di autonomia. L’essere umano è però fondamentalmente legato al suo ambiente di riferimento e soprattutto alle persone a lui care. Nella famosa scala dei bisogni dell’uomo creata nel 1954 da Maslow, i bisogni di appartenenza e il bisogno di stima sono posti al quarto e al quinto posto. La dipendenza non è un aspetto meramente disfunzionale dell’uomo, in realtà sarebbe più opportuno focalizzare l’attenzione sulle diverse forme, modalità e intensità della dipendenza. In inglese esiste una distinzione tra addiction e dependence, con il primo termine ci si riferisce a una condizione generica in cui si sente una sorta di mancanza di senso senza l’oggetto desiderato, coinvolge maggiormente pensieri e comportamento. Con dependence si intende la dipendenza chimica e fisica, dove è l’organismo stesso a richiedere un determinato oggetto.
La dipendenza affettiva, love addiction o affective addiction, come molte delle new addiction è una condizione psicologica tipica dei nostri tempi, caratterizzata da sensazione di impotenza e incertezze, che fa scaturire il bisogno di vivere una relazione simbiotica con la ricerca dell’illusione di sicurezza per affidare all’altro il compito di protezione e accudimento. Quando però questa illusione si tramuta in un rapporto affettivo patologico in cui viene alterato l’equilibrio tra il dare e il ricevere alterando, quindi, l’interdipendenza flessibile e sana, la relazione può divenire una vera e propria dipendenza affettiva.
4. È possibile confonderle?
Purtroppo la nostra cultura è colma di modelli di relazioni travagliate, quasi come se il sentimento d’amore debba essere accompagnato per forza dalla sofferenza. La conseguenza è che spesso, quando la relazione non è caratterizzata da forti sbalzi emotivi, da momenti di malessere, non viene considerata una relazione d’amore. I programmi televisivi e i film incentrati su flirt, relazioni affettive e fidanzamenti sono innumerevoli, attirano, il pubblico si nutre di queste dinamiche. E lo stereotipo viene alimentato. Un amore (e una relazione) sano dovrebbe invece favorire sentimenti di sicurezza e protezione, di tenerezza, stimolare l’accudimento, la gratificazione e la soddisfazione. L’ingrediente della dipendenza è imprescindibile, ma nelle modalità idonee. Lo stile di attaccamento di ognuno influisce per la maggior parte, ma è possibile costruire una relazione sana, avere una relazione “correttiva” da cui imparare nuove esperienze di “amore” e di reciprocità. Costruire un nuovo modo di “stare” con l’altro.