Anoressia: sintomi, cause e cura

Anoressia sintomi cause e cura

Articolo scritto dalla Dr.ssa Alessia Geppa

Negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento dei disturbi del comportamento alimentare, in particolare nella parte occidentale del mondo dove, l’ideale di magrezza, linee perfette e corpi via via più longilinei, è sempre più diffuso. A soffrirne sono maggiormente le donne, infatti circa il 90% delle persone affette da questi disturbi sono di sesso femminile. Indaghiamo, qui, in modo particolare l’Anoressia nervosa, o più comunemente Anoressia, quali sono i suoi sintomi, le cause, ma soprattutto in che modo è possibile venirne fuori.

1. Che cos’è l’Anoressia?

L’Anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che colpisce principalmente le donne e ha un esordio in età adolescenziale. Si contraddistingue per una graduale e sempre più importante riduzione dell’apporto calorico, accompagnato spesso da un esercizio fisico intenso, che determina una progressiva perdita di peso corporeo. La caratteristica principale dell’Anoressia, che letteralmente significa “mancanza di appetito”, è il rifiuto del cibo. La perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista, che porta un senso di gratificazione, di autocontrollo, di gestione e di essere presenti agli occhi degli altri; per tale motivo il comportamento alimentare, seppur disfunzionale, viene visto come vantaggioso. Altra caratteristica fondamentale è la paura di aumentare di peso o diventare grassi; paura, questa, che non viene alleviata neanche dalla perdita di peso. Altri invece non accettano o non riconoscono tale paura. Anche il livello di autostima viene influenzato dal peso e dalla forma del corpo, dove la perdita di peso è vissuta come conquista e segno di autodisciplina, mentre l’aumento di peso come segno di perdita dell’autocontrollo.

2.  Quali sono i sintomi dell’Anoressia

I sintomi tipici dell’Anoressia possono essere suddivisi in:

  1. Sintomi psicologici e comportamentali quali: intensa paura di ingrassare, ossessivo calcolo delle calorie ingerite, restrizione alimentare e perdita repentina di peso, attività fisica eccessiva, rituali durante il pasto, percezione alterata del proprio peso e della propria forma corporea, bassa autostima, pensiero rigido, deficit nel riconoscimento e nella regolazione delle emozioni, deficit di attenzione e problem solving.
  2. Sintomi fisici: rallentamento della frequenza cardiaca, amenorrea (assenza del ciclo mestruale), capelli fragili e sottili, problemi ematologici, osteopenia/osteoporosi, problemi a carico dei reni, problemi gastrointestinali, unghie fragili, disfunzioni ormonali. 

La persona spesso non riconosce le gravi implicazioni mediche e psicologiche che comporta lo stato di malnutrizione dato dal disturbo.

3. Cause dell’Anoressia

Nonostante non si siano ancora comprese appieno le cause scatenanti l’Anoressia, numerosi studi concordano nel suddividere in tre categorie principali i numerosi fattori di rischio:

  1. Vulnerabilità genetica. Tra le cause alla base del disturbo ci sarebbe una maggiore vulnerabilità genetica, infatti diversi studi epidemiologici hanno evidenziato come parenti di primo grado di pazienti con anoressia, hanno una probabilità maggiore di sviluppare la malattia rispetto alla popolazione generale.
  2. Fattori ambientali ed eventi di vita avversi. Tra i fattori ambientali la nascita prematura potrebbe essere considerato un fattore di rischio importante per lo sviluppo dell’anoressia nervosa. Mentre, per quanto riguarda gli eventi di vita avversi correlati al disturbo, le cause possono essere ricondotte ad abuso fisico, sia sessuale che non, che psicologico, come neglect, lutti, perdite, episodi di bullismo.
  3. Caratteristiche psicologiche. Le cause sono da ricercare anche in un profondo disagio psicologico come: scarsa autostima, disregolazione emotiva e stati emotivi negativi, perfezionismo clinico, interiorizzazione dell’ideale di magrezza e insoddisfazione corporea.

4.  Cura dell’Anoressia

La cura di elezione per l’Anoressia è affidata ad una equipe multidisciplinare che possa agire si più livelli e che comprende un trattamento psicologico, nutrizionale e medico-psichiatrico, dove il primo obiettivo è quello di ristabilire un regime alimentare regolare e un sufficiente apporto calorico quotidiano. Attualmente le ricerche mostrano come la terapia cognitivo comportamentale rappresenti il trattamento d’elezione per la cura dei disturbi alimentari. In particolare la CBT-E, la terapia cognitivo comportamentale potenziata, che si occupa in modo particolare dei meccanismi di mantenimento della psicopatologia legata al disturbo, piuttosto che quelli responsabili del suo sviluppo iniziale. Utilizza strategie e procedure specifiche volte a modificare tutti quei comportamenti problematici e il bisogno assoluto di magrezza che presenta la persona.

Il trattamento prevede 3 step:

  1. Il primo step è quello di educare la persona circa la propria problematica e aiutarla a comprendere quali sono i suoi fattori di mantenimento, così da promuovere un cambiamento attivo e affrontare il problema alimentare.
  2. Nel secondo step si aiuta la persona a raggiungere un peso salutare basso e ad individuare gli stati mentali problematici così da evitare passi indietro.
  3. L’ultimo step ha l’obiettivo di affrontare tutte quelle difficoltà connesse alla fine della terapia e di fornire strumenti adeguati per prevenire future ricadute.

Per quanto riguarda un trattamento psicofarmacologico ci sono solo delle evidenze significative sull’uso di antipsicotici a basso dosaggio che agiscono sulla riduzione dell’ansia o dei pensieri ossessivi connessi al disturbo principale. Questo perché, ad oggi, nessun farmaco ha un effetto positivo sui sintomi tipici dell’Anoressia nervosa e di conseguenza sul decorso della terapia.

Conclusioni 

Spesso la persona che soffre di Anoressia, non è consapevole della propria malattia e quindi non riconosce di aver bisogno di aiuto, per tale motivo, una volta raggiunta la consapevolezza del disturbo, è molto importante che vi sia una presa in carico a più livelli e che venga coinvolta anche la famiglia, al fine di educarla al disturbo e mostrare come essere di sostegno alla persona.

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