Articolo scritto dal Dr. Vincenzo Mandrillo
La stretta relazione tra intestino e cervello è ormai convalidata da numerosi studi e ricerche, tant’è che spesso l’intestino viene definito come il nostro “secondo cervello” (termine creato dal Dr. Michal D. Gershon della Columbia University).
Molti di noi, in effetti, almeno una volta nella vita, hanno fatto esperienza di quanto talune emozioni possano condizionare il funzionamento del nostro intestino che, in un certo senso, si assume l’onere di prendere in carico alcuni vissuti e di renderli in qualche modo manifesti. L’ansia, la depressione ed altri disagi psichici o esistenziali, possono quindi alterare il normale funzionamento dell’intestino, provocando diarrea, meteorismo, flatulenza, coliche, costipazione e altro ancora. Quello che, invece, si conosceva poco, fino a qualche anno fa, è il quanto l’intestino, a sua volta, possa influenzare il funzionamento del cervello, della stessa psiche e quindi influire in maniera significativa sui vissuti emotivi di ogni persona.
1. L’intestino: l’organo più grande del corpo umano
L’intestino può essere considerato l’organo più grande del corpo umano, poiché presenta al suo interno delle particolari strutture (valvole conniventi e villi intestinali) che, se potessero essere tutte distese, occuperebbero la superficie di un campo di calcetto, cioè circa 300/400 metri quadri. La cosa però ancora più sorprendente, è che all’interno dell’intestino vivono miliardi e miliardi di microscopici ospiti, che costituiscono il cosiddetto “microbiota”, del quale fanno parte: batteri, protozoi, funghi ed alcuni virus. Quando però si parla di microbiota, si fa essenzialmente riferimento alla popolazione batterica del nostro intestino, che può essere costituita da ben 400 specie diverse ed arrivare a pesare anche fino ad un chilogrammo e mezzo.
2. Il microbiota: una popolazione di batteri “buoni” e di batteri “cattivi”
In condizioni normali la flora batterica è in perfetta simbiosi con l’organismo umano che, fornendo materiale nutritivo ai batteri (essenzialmente alimenti non digeriti), si assicura in cambio: la produzione di alcune importantissime vitamine, la protezione della mucosa intestinale, la partecipazione alla naturale modulazione del sistema immunitario ed un fondamentale aiuto nel transito intestinale dei nutrienti ingeriti. Insomma, questi piccoli ospiti, quando lavorano in armonia con il nostro organismo restituiscono davvero tanti favori, chiedendo in cambio pochissimo, principalmente ciò che noi non possiamo digerire.
Nel microbiota sono presenti anche batteri “cattivi” che vengono sostanzialmente tollerati e tenuti sotto controllo dai batteri “buoni”. Quando, però, intervengono fattori destabilizzanti, che vanno da una cattiva alimentazione sino ad arrivare a vissuti di intenso stress, la flora batterica si può alterare, facendo venire meno quel delicato meccanismo che tiene sotto controllo gli agenti patogeni, che possono causare anche serie malattie e nuocere alla produzione di importanti metaboliti (prodotti metabolici sintetizzati dal microbiota).
3. L’impatto della flora batterica sul cervello
Il microbiota, però, oltre ad essere importantissimo per le funzioni sopra elencate, partecipa attivamente, così come è emerso da diversi studi grazie all’interazione con l’intestino, al rilascio non solo di molecole essenziali alla regolazione del sistema immunitario e di talune vitamine ma anche di alcuni neurotrasmettitori e prodotti metabolici che intervengono e regolano importanti funzioni cerebrali.
La flora batterica, è infatti capace di sintetizzare neurotrasmettitori come la serotonina “detto anche ormone della felicità” e l’acido gamma-amminobutirrico (importante neurotrasmettitore che regola l’eccitabilità neuronale), che sono in grado di influenzare non solo l’umore ma anche le attività cognitive.
Il microbiota, inoltre, grazie alla sua contiguità con la mucosa intestinale, è in grado di condizionare i neuroni del sistema nervoso dell’intestino, che attraverso il nervo vago danno e ricevono informazione dal cervello, partecipando attivamente a questo scambio di informazioni.
Recentemente si è scoperto che, un particolare metabolita è stato in grado, in una sperimentazione da laboratorio, di indurre un comportamento ansioso nei topi.
In un altro esperimento, dopo aver indotto uno stato ansioso in dei topi attraverso un particolare tipo di trattamento, da questi è stato prelevato il loro microbiota e “trapiantato” nell’intestino di altri topi che non avevano subito nessun tipo di manipolazione, ebbene, quest’ultimi, dopo un breve lasso di tempo, hanno sviluppato la stessa sintomatologia ansiosa dei topi donatori di microbiota.
Secondo poi, un recente reportage pubblicato sulla rivista “Science”, alla base della depressione ci potrebbe anche essere un errore di sintesi del triptofano (precursore della serotonina) che avviene a carico del microbiota che, in taluni casi, sarebbe convertito maggiormente in chinurenina (sostanza tossica per i neuroni), piuttosto che in serotonina, neurotrasmettitore fondamentale nella regolazione del tono dell’umore.
4. Da microbiota a “psicobiota”
La relazione tra microbiota-intestino-cervello, rappresenta certamente una nuova frontiera nello studio di alcuni disturbi psichici.
L’importante collegamento tra disbiosi (sovrappopolazione di batteri cattivi), infiammazione intestinale e disturbi psichici è ormai emerso in moltissime ricerche, tant’è che a volte, il termine microbiota viene sostituito con quello di “psicobiota”, inoltre, una nuova classi di farmaci, gli “psicobiotici”, particolari probiotici che agiscono sull’asse intestino-cervello, vengono sempre più usati anche per ridurre ansia e stress, oltre che per curare l’intestino, poiché sembrerebbero in grado di modificare in maniera positiva il tono dell’umore e favorire alcune funzioni cognitive.
Tra questi, spicca il nome del Lactobacillus rhamnosus, che non solo ha dato risultati ottimali in alcune problematiche intestinali, ma sembra avere un importante effetto sulla riduzione dell’ansia, andando ad influire sui recettori dell’acido-gamma-amminobutirrico che ha la capacità di inibire la risposta ansiosa.
Queste nuove scoperte, che certamente saranno approfondite e ampliate in futuro, oltre a svelare quanto l’intestino, il cervello ed il microbiota si influenzino vicendevolmente, ci danno la possibilità di intervenire nei disturbi psichici, attingendo a nuove conoscenze e a nuovi strumenti, che possono andare ad integrare quelli già in essere, dandoci ancora maggiore consapevolezza in riguardo la qualità della nostra alimentazione e di quanto questa possa influire anche sul nostro benessere psicologico.
L’interazione Intestino-Cervello è, dunque, costituita da un’influenza reciproca e vivere un percorso di psicoterapia, accompagnato da una prescrizione di integratori, può divenire utile per affrontare problematiche di ansia e di depressione.