Articolo scritto dalla Dr.ssa Fiorella Gillino
L’autostima è il prodotto dell’insieme delle interazioni, che si hanno con gli altri, e si costruisce durante l’arco della vita. Sulla base della qualità di queste interazioni l’autostima di ciascuno di noi si posizionerà lunga il continuum che va da bassa ad alta. Verrebbe da pensare che chi ha l’autostima bassa cercherà di ottenere dei rimandi positivi dall’altro per aumentarla eppure non è sempre così.
Ti succede di ricevere un complimento e svalutarlo con una risata, con una frase come: “Non è vero dai” oppure “Non ho fatto niente di che” e così via? Questo ti porta a non sentire e a non accogliere a pieno quelle belle parole come vere. Allo stesso tempo, invece, ti capita di rimarci male per delle critiche e sentire che quelle parole negative sono indice del tuo valore?
Come mai ti succede di non dare lo stesso peso ai complimenti e alle critiche? Proviamo a capire il perché!
1. Cosa sono le carezze?
A livello psicosociale ognuno di noi ha bisogno di riconoscimenti sia di chi è sia di quello che fa, quindi ha bisogno di stimoli relazionali.
Berne (fondatore dell’Analisi transazionale) ha scelto il termine carezza per indicare l’unità base di ogni riconoscimento, si tratta di contenuti di ogni transazione sia verbale sia non verbale.
2. Che tipo di carezze esistono?
Le carezze possono essere dei riconoscimenti direzionati all’essere della persona, anche dette incondizionate, o al fare, condizionate quindi da ciò che fa. Inoltre possono avere un intento positivo, quindi risultare piacevoli per la persona, oppure negative, quindi spiacevoli. Anche queste ultime verranno accettate dall’individuo, perché «qualsiasi tipo di carezza è meglio di nessuna carezza» (Stewart & Joines, 1990,1996,1998). Le carezze incondizionate negative non hanno una funzione evolutiva e si radicano nel profondo dell’individuo.
Esistono, infine, le carezze di plastica, che sono un riconoscimento apparente, vuoto nella sostanza, come ad esempio “sei stato bravo, nonostante tutto” oppure possono essere manipolatorie in quanto complimenti per chiedere.
3. Filtro delle carezze
A partire dalle carezze ricevute nell’infanzia, ogni individuo si costruisce un’immagine di sé. I riconoscimenti che la persona darà a sé stessa saranno legati a quelli ricevuti. Tutto ciò che farà nella vita sarà fatto per ricevere carezze, in particolare quelle che confermeranno l’idea di sé che si è costruito
Si crea quindi un filtro delle carezze, che permette ad alcuni riconoscimenti di passare e ad altri no, e di influenzare l’interpretazione che se ne dà, ad esempio leggendo come negativa un carezza positiva e viceversa.
“Ciascun essere umano nasce principe o principessa; poi le prime esperienze convincono alcuni di essi di essere dei ranocchi.” (Berne, 1966)
Le carezze sono le interazioni che possono portare la persona a pensare di “essere un ranocchio” e a costruirsi un insieme coerente di pensieri, sentimenti e comportamenti che, per quanto sia stato il modo migliore che la persona ha trovato ai tempi, ora è diventato una “pelle” da cambiare.
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