Articolo scritto dal Dr. Roberto Crispolti
1. Excursus transgenerazionale: Ognuno ha una storia che lo precede
“Tu pensi che sono un vero mostro. Volevo semplicemente dirti che lo so, lo so che vuoi essere felice, ma non lo sarai mai. Mi dispiace. Non si tratta solo di te, sai? Tuo padre ed io, beh, cosa vuoi … Tu l’hai ereditata da noi la bruttezza che hai dentro di te. Tu sei nato storto, sbagliato, questo è il tuo diritto di nascita. E adesso puoi anche riempire la tua vita di progetti: tu, i tuoi film, i tuoi libri, le tue amichette, ma questo non ti completerà. Tu sei Bojack Horseman e non c’è cura per questo.”.
Questo è quello che Beatrice, la madre di Bojack, dice a suo figlio dopo aver letto la sua biografia: un’esemplificazione della sua vita, dei suoi problemi e dei suoi tentativi di trovare una soluzione alle proprie sofferenze.
2. La serie animata
Bojack è il protagonista della serie animata Bojack Horseman andata in onda dal 2014 al 2020 su una nota piattaforma streaming.
La storia è ambientata in un universo dove convivono umani e animali antropomorfi.
Bojack è un cavallo attore che alla soglia dei cinquant’anni vive a Hollywood nel ricordo del successo ormai passato.
Gli autori di questo programma si sono distinti nella realizzazione di un’opera di grande profondità psicologica. Gli episodi hanno sempre una componente comica e una tragica. Ogni puntata garantisce divertimento, ma è anche capace di sferrare un colpo al petto nella narrazione della sofferenza e delle difficoltà della vita.
I personaggi sembrano un concentrato di disturbi patologici tra i quali spiccano disturbi narcisistici, depressivi, borderline e abusi di sostanze. È degno di nota il fatto che, nonostante il carattere dei personaggi sia estremizzato, col tempo le loro storie risultano plausibili e veritiere, e ognuna viene approfondita in modo tale da mostrare la complessità della varie personalità.
3. Bojack e il suo malessere
Il protagonista ha un’ombra su di sé già prima della sua nascita per la storia familiare che lo precede. Si può parlare di un transgenerazionale di un evento traumatico che non è stato metabolizzato e si trasferisce alle generazioni successive.
La sofferenza esistenziale di Bojack trascende il suo piano di vita ed è come se fosse tramandata dalla sua famiglia. Sua nonna perde un figlio in guerra e non ne regge il dolore. Quest’evento scatena profonde ripercussioni per se stessa e per sua figlia Beatrice (la madre di Bojack). Quest’ultima si trova, di fatto, a dover convivere e fare i conti con la distruzione della propria famiglia e con una sofferenza indicibile. Beatrice non riesce a parare o attutire il dolore e la crudeltà subita e in qualche modo la tramanda al nostro protagonista.
Il piccolo Bojack sembra scontare pene e colpe che non sono sue. È additato dai suoi genitori come capro espiatorio della propria sofferenza. Viene perennemente svalutato e non viene visto per quello che è: un bimbo bisognoso di amore e di cure. Ogni bambino ha bisogno di rispecchiarsi nello sguardo della propria madre, la quale a sua volta deve vedere nel piccolo qualcuno da amare, desiderare e proteggere.
È proprio quello che è mancato al nostro protagonista che cercherà di colmare questo vuoto in tanti modi. Il piccolo cavallino cresce con la TV che funge da genitore alternativo, diventa un attore per attrarre lo sguardo e l’approvazione degli altri. Cerca un ruolo, un’identità cui appoggiarsi, ma tutto questo non basta. Abusa di alcol e droghe per cercare di alleviare le proprie sofferenze. Non riesce ad apprezzare realmente chi gli sta intorno e sfrutta gli altri per fini utilitaristici.
A più riprese Bojack fugge da tutto, scappa da se stesso e dal suo passato, ma non riesce ad allontanarsi mai abbastanza da una sofferenza che lo insegue.
Cerca per tutta la vita ciò che è stato deficitario nella sua infanzia: essere riconosciuto e amato.
Il nostro protagonista tradisce gli amici, distrugge le relazioni, non riesce a riparare ai danni fatti. Intrappolato in una coazione a ripetere, compie sempre le stesse azioni e perpetua la distruttività auto ed etero diretta. Non può permettersi di avere relazioni affettive e sembra alla ricerca, più o meno coscientemente, della conferma della sua meschinità e piccolezza.
4. La crescita personale
In tutta la serie ci sono continui tentativi di riabilitarsi, di cambiare vita, di fare del bene. Bojack cerca varie volte una riparazione, ma puntualmente fallisce, danneggia e finisce regolarmente per sabotare se stesso.
Un esempio plastico è dato dalla ristrutturazione della casa di famiglia. Un gesto simbolico nel tentativo di riparare sé stesso e le fondamenta della propria esistenza, ma è un gesto, ahinoi, che appena porta a termine egli stesso rovina e demolisce.
Dopo aver toccato più volte il fondo riesce a prendere maggiore consapevolezza della sua sofferenza e a chiedere aiuto. Percepisce la forza dei legami affettivi e può, infine, assumersi le proprie responsabilità senza scappare.
La serie non termina col classico lieto fine, non è la direzione che Bojack e lo spettatore si aspettano, ma segna il lungo percorso fatto. È un inizio, una crescita individuale verso uno sviluppo di sé. Horseman accresce la sua capacita relazionale, la capacità di prendersi cura di sé e degli altri, migliora il suo senso di realtà e la capacità di tollerare il dolore e le frustrazioni. Bojack accetta la sua età, le sue fragilità e le sue debolezze. Non deve più scappare da sé stesso. Dopo tutto questo travagliato percorso riesce a crescere e provare amore per gli altri e per sé stesso.
Talvolta, ci si trova in un difficile circolo vizioso dal quale da soli non si riesce a uscire. Affrontare le proprie sofferenze con l’aiuto di un professionista è un passo che può cambiare direzione alla propria vita.
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