Burn Out. Non è Troppo Tardi per Chiedere Aiuto!

Burnout. Non è troppo tardi per chiedere aiuto.

Articolo scritto dalla dr.ssa Angela Virgallita

Quanto può essere angoscioso sentirsi in trappola nell’attività alla quale si è dedicato tempo e impegno? Sensazioni d’ansia e d’insoddisfazione sembrano offuscare la passione coltivata negli anni per il proprio lavoro.

Solo negli anni ’70 negli Stati Uniti si è incominciato a parlare di Sindrome da Burnout come risultato patologico di un processo legato strettamente allo stress lavorativo con particolare riferimento alle professioni di aiuto.

1. Cos’è esattamente il Burnout

Fenomeno generalmente definito come una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che tendenzialmente si manifesta nelle persone che lavorano a stretto contatto con l’utenza.

In realtà, il termine nasce inizialmente nel settore sportivo per indicare il calo della prestazione negli atleti che a seguito di una serie di successi non riuscivano a mantenere a lungo termine lo standard elevato dei traguardi raggiunti.

Nel 1975 è ripreso dalla psichiatra americana Maslach proprio per indicare una serie di sintomi comportamentali che si evidenziavano nelle Helping Profession, ossia nelle professioni che si occupano di aiutare la gente.

Tra i professionisti più esposti rientrano:

  1. infermieri
  2. medici
  3. insegnanti
  4. forze dell’ordine
  5. assistenti sociali
  6. psicologi/psichiatri

Anche se negli ultimi anni è possibile osservare quanto il fenomeno si stia diffondendo anche in altri settori in cui il personale è continuamente esposto a giudizi e richieste lavorative eccessive.

Infatti la sindrome è strettamente correlata allo stress sul lavoro in cui l’unica determinante non sembra essere la sofferenza altrui, ma anche la fatica a misurare le proprie risorse con le molteplici esigenze lavorative.

2.Come si manifesta

In italiano il termine Burnout può essere tradotto con aggettivi come “esaurito”, “scoppiato” o “bruciato”.

Si contraddistingue per il considerevole decadimento psico-fisico che spesso comporta un calo nel rendimento professionale.

    1. Il lavoro al quale ci si è sempre dedicati con tenacia e passione inizia a diventare logorante e viene percepito come oppressivo e vincolante.
    2. Entusiasmo e sensazioni di piacere legate al contesto lavorativo sono sostituiti da malessere, ansia, rabbia e insoddisfazione.
    3. L’impegno e l’attenzione riposta nella pratica lavorativa cala gradualmente insieme alla motivazione a “fare bene”.
    4. Spesso l’impossibilità concreta di soddisfare le aspettative proprie e altrui induce alla perdita di dedizione.
    5. L’insoddisfazione generale legata al contesto lavorativo sfocia nell’insofferenza nei confronti dell’utente

3. Perché è importante chiedere aiuto

Spesso la persona si sente devastata dalla stanchezza e dalla fatica nel gestire la sua emotività. Rabbia e tristezza sono all’ordine del giorno connotando anche gli eventi solitamente percepiti come piacevoli. 

Solitamente il professionista ritiene che questo squilibrio sia attribuibile esclusivamente ad una crisi personale. E’ quindi importante entrare in contatto con questo tipo di problematica prima di tutto in un’ottica di decolpevolizzazione.

Siamo di fronte ad un fenomeno multifattoriale ossia caratterizzato da più dimensioni, le cui cause non sono attribuibili a un solo fattore bensì a molteplici. Infatti, oltre ad una predisposizione personale c’è sicuramente una situazione contestuale che va a innescare e ad alimentare il problema.

Una persona incline al successo e all’ambizione, controllante, esigente e tendenzialmente aggressiva potrebbe essere più predisposta a questo tipo di esaurimento. Ma è altrettanto vero che un ambiente lavorativo  che non riconosce il valore dell’uomo né i suoi meriti e sacrifici, aumenta il rischio di Burnout.

Altra ragione fondamentale nel riconoscere le caratteristiche della sindrome, sta nella Responsabilità non solo verso se stessi ma anche verso l’altro. E’ doveroso da parte di un professionista che lavora nell’ambito della relazione d’aiuto non negare quest’ultimo, ne ripercuotere la propria fatica sul paziente.

Alcuni tra i sintomi riconoscibili

  1. Disinvestimento
  2. Ritiro
  3. Cinismo
  4. Depersonalizzazione
  5. Perdita di autocontrollo
  6. Inefficienza
  7. Assenteismo
  8. Irritabilità
  9. Conflitti domestici
  10. Pianto
  11. Affanno
  12. Inappetenza
  13. Condotte di dipendenza da farmaci, tabacco, alcool 

Affinché la situazione non degeneri, è fondamentale che un operatore sociale che riconosca la problematica si lasci aiutare da un professionista esperto. 

Intraprendere un percorso di psicoterapia significa darsi la possibilità di aprire uno spazio di pensiero sulle varie dimensioni che intervengono nel fenomeno e farsi aiutare praticamente ad introdurre azioni di cambiamento nell’ambito lavorativo.

Sarebbe condizione ideale che anche l’intero sistema organizzativo modificasse la sua struttura a favore di una maggiore cooperazione tra colleghi, privilegiando il rispetto e la valorizzazione del professionista allo sfruttamento estremo delle sue risorse.

Se credi che quanto abbia letto possa riguardarti, non aver paura di chiedere aiuto. Sono una Psicoterapeuta che, nell’ambito del suo lavoro clinico, sta già aiutando altre persone che come te fanno fatica a ritrovare la propria passione lavorativa.

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