Cambiare L’Acqua ai Fiori: Una Lettura Sulla Elaborazione del Lutto

Cambiare l’acqua ai fiori, una lettura sull’elaborazione del lutto

Articolo scritto dalla Dr.ssa Anna Marchesi

L’opera di Valérie Perrin “Cambiare l’acqua ai fiori” affronta da diverse prospettive, in modo delicato e intimo, il tema della sofferenza legata alla perdita. La protagonista, Violette, è la guardiana del cimitero di un paesino della Borgogna. Vive da sola, ma è circondata da impresari delle pompe funebri, becchini, un prete e i gatti che vivono nel cimitero, tutte figure abituate a convivere con la morte e con il dolore di chi ha subito la perdita dei propri cari. 

1. Il Romanzo

Attraverso i dialoghi e le descrizioni dei visitatori, vengono tratteggiate diverse reazioni al lutto e al dolore, con una modalità sempre priva di giudizio, a volte accompagnata dal delicato umorismo francese, ma costantemente improntata alla compassione: da coloro che non partecipano al funerale ma osservano da lontano, alle vedove che si recano in visita alle tombe dei mariti ogni giorno, da chi ha già deciso di farsi seppellire vicino alla persona amata, a chi si ferma a parlare con una lapide…

Nella prima parte del libro troviamo Violette ad accogliere e prendersi cura di queste persone, custode delle tombe, di cui conosce a memoria le posizioni,  e dei ricordi dei funerali, di ognuno dei quali annota la descrizione su un quaderno, nel caso qualcuno che non avesse potuto partecipare venisse a domandarle un resoconto. E così accade. 

Da qui inizia a dipanarsi la trama e iniziano così a emergere le due anime di Violette, una rappresentata dal suo guardaroba “invernale”, composto di abiti scuri e severi, e l’altra da quello “estivo”, colorato, vivace e femminile. Allo stesso modo si presenta la casa in cui vive: un piano terra accogliente ma neutro, dove riceve i visitatori, e un primo piano solo per lei, con la sua camera da letto e il bagno, decorati da colori pastello e profumati con essenze di fiori. Queste due anime sono il risultato della sua drammatica storia, narrata attraverso flashback, ricordi e lettere, che si intrecciano alla descrizione della vita quotidiana del presente di Violette, fatto di abitudini familiari e attenzione per le piccole cose. 

Si scopre così che Violette ha perso la figlia di sette anni, e ciò che l’ha portata fin lì è stato un doloroso cammino di elaborazione del lutto.

2. Le 5 fasi dell’elaborazione del lutto

“Per elaborare il lutto devi dare un ultimo addio a tua figlia”, le consiglia la sua migliore amica.

Le ricerche psicologiche sull’esperienza del lutto hanno portato a descriverne 5 fasi di elaborazione. Esse non devono però essere lette come tappe di una sequenza lineare, bensì come una descrizione teorica delle reazioni emotive e affettive che possono susseguirsi a fronte della perdita di una persona cara. Nella realtà, ogni percorso è unico e personale, e la storia narrata in questo libro ne è un esempio. 

2.1 La Negazione 

Seguendo le fasi descritte dalla psichiatra svizzera E. Kubler Ross, la prima reazione al lutto è la negazione: lo shock determina un rifiuto della realtà e un’assenza di emozioni come difesa da una sofferenza troppo profonda. Così Violette si descrive come “in uno stato di coma etilico permanente”, passa dal non riuscire a mangiare né a bere al farlo in modo esagerato, dal non riuscire a dormire a causa degli incubi al trascorrere tutto il giorno in dormiveglia. Si rifugia nell’alcol e nei farmaci e, immersa nel mare, immagina di sentire la voce della figlia che le parla. 

2.2 La Rabbia

L’aspetto della rabbia è rappresentato invece dal marito Philippe, che “viveva per la rabbia e per la promessa di un grosso risarcimento”. In questo caso la collera si esprime verso le persone ritenute responsabili, ma frequentemente può essere rivolta anche verso se stessi o verso il defunto. 

2.3 La Negoziazione

La terza fase viene definita di negoziazione o contrattazione, e appare come il tentativo di reagire all’impotenza cercando delle risposte o trovando delle soluzioni per spiegare l’accaduto. Spesso è caratterizzata da rimuginio e senso di colpa: “A lungo mi sono domandata che avessi fatto di male per meritarmi questo, mi sono domandata di cosa avessero voluto punirmi. Ho passato in rassegna tutti i miei errori…”

Violette non se la sente di partecipare al funerale della figlia, ma sei mesi dopo si reca al cimitero a deporre una targa sulla sua tomba. Così conosce Sasha, il guardiano del cimitero, colui che “aiuta un po’ la gente ad andare dall’altra parte”. La protagonista decide quindi di tornare una domenica sì e una no, in una sorta di percorso terapeutico, per far visita alla figlia ma anche a Sasha, che come un padre, un maestro o una guida, la aiuta a tornare alla vita grazie a semplici gesti di cura come il tè caldo, i massaggi alla schiena irrigidita, il lavoro nell’orto, la musica classica. 

2.4 La Depressione e l’Accettazione: “stavo forse avviandomi a tornare alla vita in quella casa di cimitero?”

La guarigione deve però passare anche attraverso la fase della depressione. “Sentivo che la guerra stava finendo. Non mi sarei mai rimessa dalla morte di mia figlia, ma i bombardamenti erano cessati”. È il momento di affrontare ciò che rimane: il vuoto, la desolazione, il ritorno a se stessa.  È il momento di un diverso tipo di dolore, meno intenso ma costante, che porta all’accettazione. C. G. Jung afferma che l’accettazione della depressione, intesa come il pieno vissuto del dolore per la perdita e la consapevolezza della mancanza, è il presupposto per lo sviluppo delle potenzialità trasformative della sofferenza, per il cambiamento interiore e il recupero di una nuova relazione con ciò che si è perduto. 

Conclusione: “vede quest’orto? Le insegnerò a curarlo e quando avrà imparato glielo affiderò”

Quando Violette è pronta a ricominciare a prendersi cura non solo dell’orto, ma anche di se stessa, Sasha tramanda a lei il ruolo di guardiana: ora potrà essere lei a custodire quel luogo e accogliere i suoi visitatori. 

La storia di Violette rappresenta quindi il racconto di un percorso di elaborazione di un terribile lutto, ma anche di un processo di rilettura e analisi di tutta la propria vita, alla ricerca di un senso che permetta, infine, di giungere al perdono. 

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