Articolo scritto dalla Dr.ssa Federica Cicchelli
L’unica certezza universale è che tutto cambia, tutto si trasforma. Siamo testimoni di ciò fin dalla nascita, poiché affrontiamo diverse fasi di vita e di crescita. Osserviamo continuamente il cambiamento in noi e fuori di noi, nella natura, nella società, nella storia, nella cultura.
La stessa pandemia da Covid 19 ha messo le persone di fronte a grandi cambiamenti in maniera rapida e inevitabile.
Eppure, spesso ci sentiamo spaventati o disorientati di fronte ai cambiamenti.
Ciò accade perché l’essere umano tende istintivamente a difendere l’equilibrio raggiunto (omeostasi) e quindi alla conservazione dello “status quo”. Ciò vuol dire che, tendenzialmente, siamo portati a “resistere” al cambiamento.
La resistenza al cambiamento è inevitabile, per questo motivo una sua corretta ed efficace gestione accelera il cambiamento e riduce le conseguenze connesse ai comportamenti disfunzionali messi in atto.
1. Due modi di approcciare al cambiamento
Ogni cambiamento richiede un certo investimento di energia (pensiamo ad es. a un trasloco, un trasferimento in un altro Paese, un licenziamento o un cambio di lavoro).
Questo investimento è sostenuto serenamente da chi possiede risorse energetiche in abbondanza e un “mindset aperto”. Al contrario, le persone che non possiedono la necessaria “flessibilità mentale”, vivono i «costi» del cambiamento come dei veri e propri stress.
Esistono sostanzialmente due modi di approcciare il cambiamento:
- In modo Reattivo: rispondendo solo quando si è costretti (spesso troppo tardi!)
- In modo Proattivo: anticipandolo e cercando di essere sempre al passo con il cambiamento, essendo capaci di ridurne al minimo gli aspetti più difficili e addirittura a trarne vantaggio.
Allo stesso modo, si osservano due macro-tipologie di personalità in relazione al cambiamento:
- Chi ha bisogno di novità, ricerca continuamente nuovi stimoli;
- Chi ha paura del cambiamento, tende maggiormente al conservatorismo.
La chiave per gestire al meglio situazioni di cambiamento è sviluppare Resilienza.
In psicologia il termine resilienza indica l’abilità che hanno gli individui di fronteggiare con successo le avversità della vita. Essa si può definire come la capacità di una persona di resistere ad un evento traumatico senza danni o perdite, oppure di superare tale evento ricreandosi o rinnovandosi. La qualità principale di una persona resiliente è riuscire a ristabilire una nuova forma di equilibrio a seguito di un evento avverso, producendo su se stesso un cambiamento.
In particolare, ciò che fa la differenza nell’atteggiamento resiliente è rivalutare cognitivamente l’evento da “minaccia” a “opportunità”. Inoltre, si è potuto osservare che gli individui resilienti mostrano di avere un’elevata tolleranza alla frustrazione e un buon livello di autostima.
2. “Chi ha spostato il mio formaggio”: una storiella semplice e carina sul Cambiamento
“Chi ha spostato il mio formaggio” è un libro di Spencer Johnson che utilizza il linguaggio metaforico della “favola” per affrontare il tema della gestione del cambiamento, trasmettendo profonde verità e “pillole” utili con semplicità.
La storia narra l’avventura di 4 personaggi fantastici: due topolini (Nasofino e Trottolino) e due gnomi (Trottolino e Tentenna), che vivono in un labirinto e sono accomunati dalla continua ricerca di un formaggio che li nutra e li faccia vivere felici.
Nella storia, i personaggi si trovano a fronteggiare dei cambiamenti inattesi. Nello specifico, dopo un giorno vengono sorpresi dalla “scomparsa” del formaggio dopo averlo trovato. Ogni personaggio è caratterizzato da particolari comportamenti, allegorici dei diversi atteggiamenti che si possono adottare quando ci si trova di fronte alla necessità o opportunità di cambiare.
Analizziamo gli elementi della storia:
- Il formaggio è la metafora di ciò che vorremmo avere nella vita e che spesso identifichiamo come causa della felicità: un buon lavoro, un rapporto d’amore gratificante, soldi, salute, serenità d’animo.
- Il labirinto è il luogo in cui cerchiamo ciò che desideriamo: l’azienda in cui lavoriamo, la famiglia, la comunità in cui viviamo, ecc.
- I topolini rappresentano modi proattivi di affrontare il cambiamento, cambiando se stessi in funzione del cambiamento della situazione:
- Nasofino è chi fiuta per tempo il cambiamento cogliendone i primi segnali.
- Trottolino è chi scalpita per agire, ossia si mette subito in azione per cambiare.
- Gli gnomi rappresentano modi reattivi di affrontare il cambiamento, indugiando e resistendo ad esso:
- Tentenna è chi rimane attaccato alla situazione passata, nega il cambiamento e vi resiste perché teme che sfoci in un peggioramento delle sue condizioni
- Ridolino è chi, nonostante la paura iniziale, si rende conto che la “vita va avanti” e impara ad adattarsi al cambiamento quando capisce che cambiando potrà ottenere qualcosa di migliore.
In particolare, proprio grazie al percorso di cambiamento interiore di Ridolino, il lettore si trova a percepire degli insegnamenti fondamentali sotto forma di massime, fino a giungere ad imparare la lezione conclusiva: “la resistenza più ostinata al cambiamento risiede dentro di noi, e nulla può migliorare se noi non cambiamo.”
3. La Lezione Da Imparare Per Gestire Il Cambiamento
Alla fine della storia, il personaggio principale traccia un compendio delle lezioni che ha imparato durante il suo percorso di cambiamento:
- Il cambiamento è inevitabile: considera che ci sarà sempre un momento in cui le cose muteranno.
- Prevedi il cambiamento: fatti trovare pronto quando accadrà il momento di cambiare.
- Controlla il cambiamento: monitora la situazione in modo da accorgerti dei segnali.
- Adattati rapidamente al cambiamento: quanto più rapidamente abbandonerai il vecchio, tanto prima gusterai il nuovo.
- Cambia! : agisci
- Apprezza il cambiamento: assapora il gusto della conquista e goditi i benefici della novità
- Sii pronto a cambiare rapidamente e a farlo con gioia sempre maggiore.
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