Articolo scritto dalla Dr.ssa Eliana Violi
L’arrivo della pandemia di Covid-19 ha rappresentato per la scuola, così come per la maggior parte dei contesti sociali, un evento critico. Nei mesi iniziali della diffusione del Covid-19, l’incertezza generale sull’evoluzione dell’epidemia ha reso difficile fare programmi, ci si è velocemente riorganizzati per portare avanti le attività, nel sentimento che la riorganizzazione fosse provvisoria: l’attesa era di un ripristino della normalità. L’utilizzo di assetti alternativi all’attività didattica in presenza è stato vissuto da molti come sostituto temporaneo delle modalità ordinarie. Con il procedere dell’epidemia, si sono susseguite diverse fasi organizzative. Oggi, a più di due anni di distanza, il ripristino di una condizione precedente è un’idea sempre più lontana dalla realtà. L’istituzione scolastica deve affrontare la sfida di ripensare il proprio funzionamento – già in crisi da prima del periodo pandemico – i propri obiettivi, le proprie prassi e gli strumenti.
1. Cosa ha significato l’interruzione della quotidianità scolastica all’esordio della pandemia
La sospensione delle attività in presenza nei primi mesi di pandemia ha sollecitato sentimenti di confusione negli insegnanti, negli alunni e nelle famiglie. Il venir meno degli spazi fisici della scuola e delle routine che scandiscono la vita scolastica, ha evocato un senso di incertezza entro la relazione di apprendimento. I luoghi della scuola sono luoghi simbolici, oltre che fisici, e sono mediatori di affetti ed emozioni nella relazione con gli altri. Nel corso dell’esperienza quotidiana a scuola, gli spazi, gli oggetti e le abitudini assumono un significato condiviso da tutti coloro che prendono parte al contesto. È grazie alla costruzione di tali significati condivisi che è possibile sentire di essere insieme a fare delle cose, in un certo luogo. Si pensi ai corridoi, alle sale mensa, all’organizzazione delle aule, alla disposizione dei banchi e della cattedra al loro interno: il modo in cui questi sono posizionati nello spazio dà informazioni sulle rappresentazioni dei rapporti tra i partecipanti, sulle regole che li organizzano e sui ruoli in classe. Nella relazione in presenza, la possibilità di vedersi consente agli insegnanti di verificare la partecipazione degli allievi ai momenti formativi e agli alunni di condividere momenti e gesti che sostengono l’efficacia dei processi di apprendimento. Ancora, pensiamo alla relazione affettuosa che si costruisce con il proprio compagno di banco, relazione data, innanzitutto, dalla vicinanza fisica. Nella scuola dell’infanzia e nella primaria il contatto fisico costituisce un mediatore simbolico forte nella relazione educativa. Nel lavoro con alcuni bambini e ragazzi con disabilità, la vicinanza fisica rappresenta una condizione necessaria per occuparsi di loro.
2. Come è cambiata la relazione tra scuola e famiglia con l’esperienza della Didattica a Distanza
Diamo ora uno sguardo alla relazione tra la scuola e le famiglie: nel nostro immaginario condiviso il tempo trascorso a scuola sancisce la separazione dalla casa. Quando si è a scuola non si è a casa e viceversa, i genitori non partecipano direttamente dell’esperienza scolastica dei figli, gli insegnanti non abitano il contesto familiare dei propri studenti. Entro il contesto Covid-19, tale rapporto incontra nuovi problemi: famiglie e scuola sono entrate l’uno nelle case dell’altro. La Didattica a Distanza ha richiesto un ripensamento radicale delle consuetudini appena ricordate. Realizzare che nel corso delle attività didattiche a distanza, si è sia a scuola che a casa e che, paradossalmente, non si è né a scuola né a casa, ha destabilizzato studenti, insegnanti e famiglie, chiamati a ridefinire i luoghi del proprio fare insieme. Molti genitori non sapevano che posizione assumere per supportare il processo di apprendimento dei propri figli. Diversi insegnanti hanno sentito una mancanza di riferimenti noti che li aiutassero a svolgere il proprio lavoro. O ancora, l’istituzione scolastica, nel corso della sua evoluzione storica, si è adoperata affinché le differenze culturali e socioeconomiche degli alunni e delle loro famiglie non fossero penalizzanti nei processi di apprendimento. La riorganizzazione della scuola, a distanza, ha reso necessario porsi nuovamente la questione dell’accesso e di un uso consapevole delle risorse digitali.
3. Quali problemi e direzioni di sviluppo per la scuola oggi
Oggi, trascorsi due anni scolastici dall’inizio della pandemia, lo scenario si è ulteriormente evoluto. Il vissuto di incertezza rimane ma le sfide e i problemi che la scuola si trova ad affrontare si sono trasformati.
Con l’introduzione della Didattica Digitale Integrata, si sono alternati periodi di didattica in presenza a periodi di didattica a distanza. Entrambi gli assetti hanno previsto regole nuove cui adeguarsi. L’impegno al rispetto delle misure preventive del contagio, durante la didattica in presenza, ha comportato una fatica e un’attenzione importante per tutti. Il modo di stare insieme a scuola è cambiato ma il desiderio di vicinanza e di scambio affettivo tra compagni e con i docenti è ancora forte; è necessario quindi costruire nuovi codici che consentano di stare insieme entro questi cambiamenti. Inoltre, l’utilizzo della Didattica a Distanza ha implicato il confrontarsi con l’acquisizione di competenze tecniche specifiche e modalità inedite di gestione dei gruppi. La Didattica a Distanza e le piattaforme digitali in generale, da mezzi di comunicazione, stanno diventando un nuovo luogo di incontro, un contesto con delle dinamiche specifiche, in cui potersi sentire una comunità che impara insieme.
Riprendendo il tema della relazione tra scuola e famiglie, sembra che i genitori, in questo periodo, abbiano vissuto la scuola come uno dei pochi contesti di socialità e affettività esterni alla famiglia stessa e che abbiano chiesto di non essere lasciati soli. Si pensi agli alunni che hanno dovuto trascorrere diverse settimane in quarantena e al timore di rimanere indietro o di sentirsi esclusi dal gruppo. Allo stesso modo, la scuola si è sentita investita di compiti educativi e di socializzazione faticosi in un momento storico in cui le regole sociali mutano continuamente e pongono tanti limiti. Se da una parte, con il potenziamento degli strumenti telematici, le occasioni di scambio tra scuola e genitori sono quantitativamente aumentate, sembra che il dialogo si sia ridotto a comunicazioni pratiche o ai richiami, mentre sono venute meno quelle occasioni informali in cui condividere in modo piacevole e affettuoso i prodotti del lavoro con le famiglie: ad esempio i saluti in entrata e in uscita, le feste di Natale e Carnevale, le recite di fine anno. Anche qui sarebbe interessante pensare alla creazione di nuovi spazi che simbolicamente abbiano la funzione di avvicinare le famiglie alla scuola.
Abbiamo visto che la scuola è un sistema complesso di relazioni: la relazione con le famiglie, quella tra compagni di classe, quella tra docenti e alunni, ma anche la relazione tra docenti e le altre figure implicate nei processi di insegnamento-apprendimento. Se si pensano le trasformazioni dovute alla pandemia non come delle condizioni transitorie, ma come occasioni di sviluppo, la scuola al tempo del Covid-19 diventa un contesto tutto nuovo, entro cui tutti i rapporti sopra nominati, le regole, i ruoli e gli obiettivi che lo organizzano sono da ripensare e costruire insieme.
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