Articolo scritto dalla Dr.ssa Noemi Maccariello
Introduzione
Hai mai avuto la sensazione di essere invaso da qualcuno, di non sentirti rispettato o la necessità di dover mantenere una certa distanza? In questi casi è fondamentale fare appello al senso del confine, che indistintamente appartiene a tutti noi, anche se in modalità differenti: modo rigido, diffuso e sano. Ma andiamo ad analizzare innanzitutto cosa si intende per confine, quali le diverse modalità di espressione e come iniziare a tracciare i confini tra sé e il mondo esterno.
1. Che cosa sono i confini personali?
Il confine è una sorta di argine immaginario, simbolico, che permette di sperimentare l’altro separato da sè, come un’entità a se stante ed entro cui abitano e vengono contenuti l’Io e il senso della propria identità, dove la persona dice a se stessa “Io sono”, “Io esisto”, “Io la penso in questo modo”, “Io desidero”, “Io posso”,ecc.
È tenendo separati e differenziati gli altri da se stessi, che si è in grado di percepire il “tu” differenziato appunto dall’io.
Sembra qualcosa di scontato, in realtà è un processo in cui i confini vanno definendosi lungo il corso della propria storia di vita relazionale, a partire dai primi legami di attaccamento con le figure significative di accudimento. I confini vengono messi maggiormente alla prova negli aspetti della vita sociale e relazionale in generale, nei legami intimi e di amicizia in particolare.
Da un punto di vista fisico, il limite è rappresentato dal corpo, in particolare dalla pelle, che è l’ultimo strato del nostro corpo che ci mette in relazione con il mondo esterno. Spesso, infatti, molte manifestazioni a livello cutaneo di allergie o eruzioni di diverso tipo, potrebbero essere riconducibili a quelle prime fasi di vita, in cui il bambino è tenuto tra le braccia del caregiver, dove il contatto attraverso la pelle, insieme agli altri stimoli sensoriali (gli occhi e lo sguardo della madre, la voce dei genitori, l’odore,il sapore del latte), rappresentano l’intero mondo del bambino. Anzieau parlava di “Io pelle”, nel senso che se la pelle è l’involucro del corpo, l’Io è l’involucro dell’apparato psichico.
Questo significa che man mano che il bambino cresce, il senso del confine va delineandosi anche internamente, a livello quindi intrapsichico, di pari passo al senso d’identità, infatti, inizia a dire Io soltanto verso i 3-4 anni. Da quel momento in poi il bambino crescendo, inizia anche a sentire la vergogna, l’imbarazzo quando si trova in contesti nuovi, sensazioni che non aveva mai sperimentato prima. Proprio perchè ora inizia a sperimentarsi separato dagli altri e inizia a mettere in gioco se stesso come un individuo.
Per questi motivi, ognuno percepisce il confine tra sé e il mondo esterno, in modo differente. Andiamo ad esplorare maggiormente i tipi di confine.
2. Quali modalità di confini personali
Potremmo sinteticamente descrivere 3 modalità di confine.
- La prima è quella “sana”, che mi permette di non confondere la mia identità con quella altrui. Ho le idee chiare e mi concedo il confronto con gli altri senza la paura che l’altro possa ferirmi o che io possa annullarmi o retrocedere da quelli che sono i miei pensieri e le mie convinzioni. Posso così differenziarmi, permettermi di dire all’altro “va bene tu sei fatto in questo modo, io sono diverso da te”, ma questo non implica una qualità (migliore di te, peggiore di te), semplicemente demarca il confine, come tra due Stati, che se non si sentono minacciati l’uno dall’altro, e quindi accettano che i loro mondi siano distinti, convivono serenamente, magari anche iniziando uno scambio reciproco e produttivo di valori. Se si accetta la distinzione, significa in primis accettare e amare se stessi per come si è , ma anche accettare l’altro per quello che è. Se riesco a fare questo, non temo il confronto, non sento di perdere qualcosa, di perdermi nell’altro, anzi, sento che attraverso l’altro posso crescere nella reciprocità, rimanendo fedele al mio spazio sacro, al mio Io più profondo, che grazie ai miei confini, ho potuto preservare e proteggere.
- La seconda modalità è quella “diffusa”, o meglio, i confini non sono chiari e sicuri. Posso perdermi nell’altro e farmi inglobare o aggredire, ma anche io posso esserlo allo stesso modo verso qualcuno. Non percepire i confini di sè e degli altri in modo distinto, porta ad un continuo sconfinamento, per esempio non rispettando la distanza fisica quando sono in fila alla posta, oppure essere intrusivi con delle domande; anche nel dire comune si dice “essere fuori luogo”. In effetti, non è un caso che questi aspetti psichici, richiamino così fortemente espressioni che si usano per orientarsi nello spazio, perchè da un punto di vista interiore permettono di orientarci nellospazio psichico e fisico della sfera sociale e relazionale. Non avere il senso del confine, ci fa agire come se fossimo disorientati, per noi stessi, per la nostra stessa vita, nelle nostre scelte oppure agli occhi degli altri.
- La terza è quella “rigida”, nel senso che i confini diventano muri, dietro i quali si trincera l’Io che teme l’attacco e se ne difende ispessendo la barriera che lo separa dagli altri. Si è spesso sulla difensiva, si teme il contatto, si è sospettosi. Questa modalità è l’altra faccia della medaglia della modalità diffusa, perchè qui si ha la percezione molto forte che c’è uno spazio sacro, vitale da difendere e si teme che il confronto/contatto con l’altro possa invaderlo, disperderlo o essere depredato.
3. Come stabilire i confini personali?
Da quanto detto finora, quindi, i nostri confini si formano durante tutto l’arco della nostra vita attraverso gli incontri che facciamo tra noi e il mondo che ci circonda, attraverso le esperienze positive e negative che viviamo e percepiamo attraverso i nostri sensi. I confini ci dicono quindi dove iniziamo noi e dove inizia il resto del mondo.
Per imparare a stabilire dei confini chiari, bisognerebbe imparare innanzitutto a conoscersi, ad approfondire le proprie paure. Come? Rafforzando l’ Io, la casa in cui abitiamo deve consentirci di essere protetti e al sicuro; più saremo sicuri di noi stessi più impareremo a mettere confini solidi, ma non rigidi; più saranno solidi i nostri confini, più ci sentiremo sicuri di noi stessi, fiduciosi ed efficaci.
Vediamo come iniziare:
- imparare a dire di no, di fronte a richieste che sentiamo come eccessive in quel momento, senza necessariamente sentirsi in colpa o sbagliati; se per esempio un amico ci chiede di accompagnarlo da qualche parte, ma in quella giornata ci è accaduto qualcosa che ci ha scosso o stancato, per cui sentiamo di dover fare un immenso sforzo e non abbiamo abbastanza energie, dovremmo poter mettere un confine dicendo di no (per salvaguardare il proprio benessere psichico, ma anche per l’altro, che si ritroverebbe a stare a contatto con una persona stanca e che non ha abbastanza energie per sostenerlo in quel momento); di esempi ce ne sarebbero tanti, rispetto alle relazioni tra genitori figli, tra partner, tra fratelli;
- non formulare giudizio, per esempio se qualcuno la pensa diversamente da noi, non significa che sia migliore o peggiore di noi, o noi migliori o peggiori di lui; semplicemente siamo distinti, siamo due mondi che possono ruotare in senso differente;
- porre la giusta distanza, a seconda delle situazioni e dei contesti, prestando attenzione anche alle risposte del nostro corpo e di quelle degli altri.
- imparare ad amare se stessi, a rispettarsi, ad accettarsi e a prendere il giusto tempo (anche prima di dare una risposta o di prendere una decisione).
Conclusioni
Quanto più le esperienze di vita sono state improntate in senso negativo, tanto più abbiamo imparato a difenderci e ad erigere spessi muri o viceversa, abbiamo dovuto annullare i nostri confini per sentire di essere importanti per qualcuno.
Nelli ultimi tre anni, inoltre, la convivenza con la pandemia, le paure e le tante restrizioni, in primis quella della distanza sociale, non hanno giovato sul nostro benessere psicofisico, acuendo per qualcuno quella distanza dagli altri, facendola diventare intollerabile e intrisa di paura.
Se senti che da solo non riesci a mettere in atto i consigli di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo e leggendo questo articolo, ti sei reso conto che i tuoi confini sono labili, diffusi o troppo rigidi, puoi richiedere una consulenza gratuita. Insieme potremmo valutare un progetto terapeutico improntato a “ridimensionare”, a ristabilire il senso del giusto confine, acquisendo maggiore sicurezza e fiducia in se stessi.
Stai attraversando un momento difficile? Prenota una sessione gratuita e inizia ora a risolvere i tuoi problemi, attraverso l’aiuto della Dr.ssa Noemi Maccariello.