Articolo scritto dalla Dr.ssa Alessandra Di Toro
Chi non ha mai detto di sentirsi come drogato dalla persona amata? Di sentirsi pervasi dall’odore della sua pelle, dal suo tono di voce, dal modo in cui cammina, resi felici dalla sua presenza, ma anche dipendenti. In sua assenza stiamo male, come in crisi d’astinenza, ma basta rivederla per tornare a sentirci bene. Quando ci innamoriamo, passiamo attraverso diverse fasi e, in ognuna di esse, il nostro cervello si attiva in maniera diversa, producendo ormoni e neurotrasmettitori che regolano le nostre emozioni e le nostre azioni in maniera differente.
1. La fase dell’innamoramento
Durante la fase dell’innamoramento, la persona che ci attrae produce in noi un’eccitazione e attiva il nostro organismo. Queste funzioni sono mediate da neurotrasmettitori, che sono sostanze chimiche, e nello specifico dalla dopamina, l’epinefrina, la norepinefrina, e la feniletilamina. Quest’ultima, nella fase dell’innamoramento viene prodotta in grandi quantità e ci dà una sensazione simile all’assunzione di droghe: il cuore batte più forte, la pressione è più alta, l’appetito è ridotto e siamo iperattivi. Ma, purtroppo, con il passare del tempo quest’euforia si attenua e, se il rapporto non evolve in un legame più duraturo, si continueranno a cercare queste sensazioni con persone sempre diverse.
In soggetti sottoposti a risonanza magnetica funzionale, nel momento in cui vedevano il partner di cui erano innamorati, si accendevano nel cervello le aree specifiche per il benessere e l’euforia, nello specifico, una zona chiamata insula, l’area ventrale tegmentale destra e il corpo striato. L’insula è un’area che regola il funzionamento emotivo, che elabora i cambiamenti fisiologici nel corpo, come il battito accelerato o la sudorazione e fa sì che ci rendiamo conto di provare un’emozione, piacevole o sgradevole che sia. All’attivarsi di queste aree cerebrali, aumentava la pressione sanguigna e la produzione di dopamina, sostanza responsabile della sensazione di benessere e di eccitazione.
2. La fase della passione
La dopamina viene prodotta dall’organismo quando proviamo una sensazione di benessere e di appagamento. Ma quando incontriamo qualcuno che ci piace molto, produciamo dopamina in quantità molto elevata, ci troviamo così immersi in uno stato di euforia che ci spinge a voler vedere di nuovo quella persona per provare le stesse sensazioni. Abbiamo la sensazione di “aver perso la testa” per la persona amata e di esserne dipendenti.
Allo stesso tempo, la separazione dalla persona amata o una sua prolungata assenza, ci crea ansia e calo dell’umore, esattamente come in uno stato di astinenza da sostanze.
Nella fase più passionale, quando la relazione non è ancora consolidata, è vero che aumenta la produzione di dopamina e ci sentiamo euforici ed eccitati, ma nello stesso momento, diminuisce la produzione della serotonina, un altro neurotrasmettitore che regola le emozioni e il tono dell’umore. Diminuendo la quantità di serotonina, quindi, siamo soggetti ad ansia, impulsività e abbassamento del tono dell’umore, ad ogni minimo segnale di disinteresse da parte dell’altro, basta una risposta non immediata ad un messaggio, a farci avere pensieri ossessivi e ad analizzare ogni suo comportamento.
È comune il modo di dire “l’amore è cieco”, ed è effettivamente così, nel senso che quando siamo nella fase dell’innamoramento e della passione, la zona della corteccia prefrontale non si attiva, e questa è la zona del ragionamento, del giudizio, del pensiero critico. Un’altra zona che non si attiva è quella dell’amigdala, legata alla paura, che ci protegge dai pericoli, quando siamo innamorati non abbiamo paura di nulla e possiamo anche metterci in situazioni rischiose o pericolose senza rendercene conto o comunque non completamente.
3. La fase dell’amore
Se il rapporto procede, dopo la passione, si passa alla fase nella quale rivestono particolare importanza l’intimità e l’impegno, elementi che sommati alla passione, secondo il modello triangolare dell’amore dello psicologo statunitense Robert Sternberg, rappresentano i tre componenti dell’amore.
Lo stato alterato tipico della passione, descritto nel paragrafo precedente, dura circa sei/otto mesi, ma in alcuni casi l’amore folle può durare anche fino a tre anni.
Successivamente, l’organismo diventa assuefatto alla dopamina, sostanza che genera l’euforia, e ritrova uno stato più equilibrato nel quale non proviamo più le sensazioni dell’inizio.
Arrivati a questo punto della relazione, le strade sono due: o il rapporto si interrompe e uno o entrambi i partner cercano di provare le sensazioni dell’innamoramento e della passione con un’altra persona, oppure, se subentra oltre alla fisicità, anche una grande intimità, la relazione continua in modo diverso. Il cervello inizia in questo caso, a produrre altri ormoni e neurotrasmettitori, ed inizia la fase dell’amore vero, quello che può durare anche tutta la vita.
In questa fase della relazione, la neocorteccia riprende ad attivarsi, ed è per questo che si ha il desiderio di programmare un futuro insieme e si inizia ad agire per far si che questo avvenga.
Il neurotrasmettitore che produciamo nella fase dell’amore è l’ossitocina, chiamata appunto “l’ormone dell’amore”. Ormone che aiuta a sviluppare la tenerezza, la fiducia nel partner, il sentirsi sicuri in sua presenza e l’attaccamento.
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