Cos’è il Burnout? Sintomi e Suggerimenti per Burnout / Stress

Cos'è il burnout_ Sintomi e suggerimenti per burnout_stress

Articolo scritto dalla Dr.ssa Federica Cicchelli

Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione verso gli effetti dello stress in ambito lavorativo e i possibili interventi mirati a promuovere il benessere individuale e organizzativo. 

Tra gli indicatori di “malessere organizzativo” si individuano: calo della produttività, assenteismo, scarsa motivazione, stress e  burnout, ridotta disponibilità al lavoro, clima di mancanza di fiducia, basso impegno. Questo quadro generalmente è una manifestazione dello stato di disagio e malessere psicologico di chi vi lavora. 

In particolar modo, in seguito all’emergenza covid 19, si è posto l’accento sulla sindrome di burnout che colpisce i sanitari e gli operatori delle professioni d’aiuto.

In questo articolo, esaminiamo insieme cos’è il burnout, come riconoscerlo e prevenirlo.

1. Cos’è il burnout?

Il termine Burnout, che tradotto in italiano significa “bruciato”, è stato introdotto per la prima volta negli anni 30 per indicare il caso in cui un atleta molto dotato, dopo aver raggiunto alcuni successi, non è più in grado di conseguirne altri. Intorno agli anni 70 il concetto è stato ripreso e  definito nel 1974 da H. Freudenberger come uno stato di fatica e frustrazione causata dalla devozione a una causa, uno stile di vita, una relazione protratta per lungo tempo, senza ottenere la ricompensa attesa. Nello specifico, si tratta di un vissuto di affaticamento fisico, emotivo e mentale causato da condizioni lavorative sfavorevoli. 

Successivamente il  burnout è stato approfondito dalla psichiatra americana Christina Maslach nel 1975, che ha definito il burnout come una sindrome da esaurimento delle forze fisiche ed emotive, che si riscontra frequentemente in coloro che lavorano con le persone, ossia comprende tutte quelle professioni in cui ci si prende “cura” dell’altro (operatori sanitari, psicologi, insegnanti, centraliniste, ristoratori, ecc.). 

2. Quali sono le cause del burnout?

In genere il burnout è considerato come la risposta prolungata a fattori stressanti emotivi e interpersonali che si verificano nel contesto lavorativo. 

Spesso esso viene confuso con la più ampia definizione di stress. In realtà, ciò che contraddistingue il burnout rispetto a quello che viene definito comunemente stress, secondo la prospettiva esistenzialista, è il fatto che la sua causa principale deriva dal bisogno delle persone di sentirsi importanti e che il proprio lavoro sia utile e rilevante. 

Questo produce un’aspettativa elevata e irrealistica, che spesso nasconde sentimenti di onnipotenza e idealizzazione. Quando,  i lavoratori percepiscono di essere inefficaci e che il proprio lavoro è insignificante, cominciano a sentirsi impotenti e cadono in una specie di esaurimento psico-fisico. 

Inoltre, la sindrome del burnout potrebbe essere il risultato di un divario tra le richieste professionali e la capacità individuale; ciò, infatti, genera frustrazione e sfiducia con, di conseguenza, difese inefficaci e comportamenti poco funzionali.

Il burnout sarebbe causato da un’interazione tra fattori socio-ambientali e caratteristiche di personalità: 

  1. condizioni dell’ambiente lavorativo che incidono notevolmente sono: l’eccessivo carico di lavoro, l’eccessiva burocratizzazione delle istituzioni, una scarsa definizione di ruoli e competenze, forte spinta all’individualismo e competitività.
  2. Alcune caratteristiche di personalità che potrebbero incidere sull’insorgenza del burnout: meccanismi di difensa inadeguati tra cui, la negazione, insieme a bassa autostima, tendenza all’impulsività ed un bisogno eccessivo di approvazione.

 3. Quali sono i segnali d’allarme del burnout?

Maslach ha identificato 3 caratteristiche specifiche di questa sindrome:

  1. Esaurimento emotivo: si esprime con un senso di completo svuotamento di energie energie fisiche e mentali per affrontare le attività quotidiane, sentimenti di apatia e distacco emotivo nei confronti del lavoro. E’ vissuta come assenza di emozioni, freddezza, disinteresse o inaridimento nei rapporti con gli altri e sensazione costante di tensione (come una corda pronta a rompersi). Si manifesta perlopiù con problemi psicosomatici quali, mal di testa, insonnia, stanchezza, mancanza di energia, mancanza di gioia, di reazioni istintive, astenia;
  2. Depersonalizzazione: si tratta di una risposta negativa verso chi riceve la prestazione professionale, come reazione al senso di incapacità di fronteggiare la situazione professionale. Si manifesta con un atteggiamento ostile e distaccato specificamente nei confronti delle persone con cui si ha la relazione professionale d’aiuto, che viene vissuta con fastidio, freddezza e cinismo. In particolare la persona cerca di allontanarsi dal coinvolgimento emotivo, riducendo la quantità e la qualità dei propri interventi professionali fino a fugare le richieste di aiuto e sminuire o negare i problemi dell’utenza.
  3. Bassa soddisfazione e minore senso di realizzazione professionale: consiste in un senso di “fallimento” a livello professionale, d’inadeguatezza al lavoro. La persona si sente di avere scarsa capacità di fronteggiare lo stress, scarse competenze e ha la tendenza a valutare se stessi negativamente. Questa sensazione inoltre proviene anche dalla consapevolezza della propria indifferenza e intolleranza verso la sofferenza degli altri, con conseguenti sensi di colpa per aver sostituito la propria efficacia e competenza nelle relazioni professionali, con modalità comunicative impersonali e depersonalizzate. Questa caratteristica è stata identificata come “la fase terminale” del burnout e per la persona che si trova in questa condizione, il lavoro diventa una fonte di profonda sofferenza. Ciò viene  manifestato con: rabbia, mancanza di entusiasmo, frustrazione, desiderio di cambiare lavoro.

4. Alcuni suggerimenti per prevenire il burnout

Negli ultimi anni si è sentita l’urgenza di proporre degli interventi di prevenzione individuale e di gruppo all’interno delle organizzazioni. Se senti di essere a rischio burnout, ecco alcuni piccoli suggerimenti:

  1. Il primo passo di qualsiasi processo di miglioramento parte dalla consapevolezza: non aspettare di esplodere per correre al riparo, cogli i primi segnali quando si manifestano. Se c’è qualcosa che non va, inizi a sperimentare qualche sintomo fisico, non ignorarlo. Ascoltalo e Ascoltati. Cosa ti sta dicendo quel malessere? Cosa sta succedendo?
  2. Prenditi tempo per te: non trascurare i tuoi bisogni. Chi dedica tanto tempo agli altri, a volte finisce per trascurare se stesso. Anche tu sei prezioso/a. Stacca la spina, spegni il cellulare. Prenditi i tuoi tempi e spazi, anche se inizialmente devi sforzarti. Se è necessario, prenditi qualche giorno di ferie per riposare, viaggiare, stare con i tuoi affetti. 
  3. Fai ciò che ti fa stare bene: non esiste solo il lavoro, per quanto ti possa appassionare. Trova degli hobby, qualcosa che ti piace fare e che ti fa stare bene e praticala con assiduità.
  4. Prova la meditazione: fare meditazione sposta l’attenzione dal problema concentrandosi sul respiro, sul suono di frasi ripetute, sulla consapevolezza corporea. Prova 5 minuti prima di dormire ogni giorno a concentrarti sul respiro e lasciare andare i pensieri e le tensioni. Basta poco per imparare a rilassarsi. Ti darà beneficio
  5. Rifletti sui tuoi valori e definisci obiettivi: chiediti quali sono i tuoi valori (in cosa credi?), cosa vuoi realmente? Se sei in una situazione scomoda, qualcosa che non fa più per te, chiediti cosa vuoi e definisci degli obiettivi.
  6. Cambia: se ti rendi conto che non stai più bene dove stai, che quel lavoro non risponde ai tuoi valori e a ciò che vuoi fare, prenditi il rischio.
  7. Chiedi aiuto: se senti che il tuo malessere è difficile da gestire da solo/a, chiedi un supporto ad uno psicologo/psicoterapeuta che saprà darti gli strumenti per affrontare la situazione.

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