“Crossroads”: L’impatto Della Psicoterapia Su un Membro Della Famiglia

Recensione _Crossroads_ di J. Franzen

Articolo scritto dalla Dr.ssa Linda Marconi

“Crossroads” di Jonathan Franzen (2021) è un avvincente romanzo che ci fa entrare nella vita di una “classica” famiglia americana nel cuore degli anni ’70. Attraverso le storie dei protagonisti, i membri della famiglia Hildebrandt, l’autore ci permette di entrare in profondità in pensieri, emozioni ed esperienze comuni a tutti noi. Il reverendo Russ, sua moglie Marion e i 4 figli Clem, Becky, Perry e Judson sono personaggi sfaccettati e complessi, vivono un’epoca temporalmente e culturalmente distante da noi, caratterizzata da idealismi e contraddizioni. Nonostante ciò, credo che diversi lettori potranno riconoscersi e rispecchiarsi nei vissuti e negli episodi che vengono narrati, ampliando la comprensione di temi ancora oggi diffusi ed importanti.

 1. “Incroci” psicologici

Il racconto, come una lente di ingrandimento, permette di approfondire le specificità psicologiche dei diversi familiari, assumendo in modo alternato le loro prospettive. 

Il reverendo Russ Hildebrandt si trova ad affrontare una crisi della propria fede e dei valori in cui ha sempre creduto, combattendo tra l’invidia verso un collega “rivale” che lo ha sostituito con successo alla guida del gruppo cristiano giovanile “Crossroads” (che si può tradurre con “incroci”, da cui deriva il titolo del libro) e la tentazione di lasciarsi andare a delle trasgressioni mai concesse prima d’ora. Dal suo punto di vista si possono scorgere le difficoltà nel non riconoscersi più nell’immagine che precedentemente si era costruita di sé stessi, il vacillare di fronte alla “tentazione” e la gestione del senso di colpa conseguente alle proprie scelte. 

Marion, descritta superficialmente come casalinga, moglie del pastore e mamma di 4 ragazzi, ad uno sguardo più introspettivo apre riflessioni su salute mentale, problemi familiari, violenza sessuale, interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre, permette di raccontare lo stigma spesso connesso a queste delicate tematiche. 

La donna, attraverso il percorso di psicoterapia, riesce a rinarrare la propria storia, comprensiva di eventi traumatici e drammatici che sono stati a lungo coperti da un silenzio segreto e solitario, per il timore di non essere accettata e venire mal giudicata dagli altri, comprese le persone a lei più care. 

Grazie alla condivisione e all’elaborazione di questi aspetti di sé, del proprio passato e della propria famiglia d’origine, con la psicoterapia, Marion riesce a mettere in atto un cambiamento che le consente di uscire dall’infelicità in cui si sentiva ingabbiata, prendere le redini della propria vita ed essere più disponibile nel rapporto con i suoi figli. 

Il giovane Clem, invece, si confronta con il dilemma che lo porta a scegliere tra gli ideali etici tipici della sua generazione, i modelli tramandati dai genitori e i propri bisogni personali, mettendo in dubbio gli studi e le relazioni per lui più significative su cui basava tutte le sue certezze. 

Becky, tra le adolescenti più popolari della scuola superiore, costruisce la sua identità avvicinandosi maggiormente al gruppo “hippie” e attraversa la scoperta della propria della sessualità, scontrandosi con le figure genitoriali e gli amici di sempre. 

Perry, quindicenne, utilizza alcol e sostanze per ovattare le proprie emozioni e gestire diverse problematiche, ritrovandosi ben presto a perdere il controllo della situazione e cadere in un vortice di autodistruzione. 

Il piccolo Judson sembra assistere in modo confuso e impotente alle situazioni familiari, venendone comunque coinvolto.  

Conclusioni

Questo romanzo, per l’universalità dei temi trattati e la potenza narrativa, rappresenta a mio avviso un’occasione per riflettere sui legami familiari, sulle caratteristiche individuali e sulle criticità che ognuno può incrociare nel proprio cammino. 

Inoltre, offre l’occasione di parlare dell’importanza del benessere psicologico e dell’aiuto che si può ricevere dalla psicoterapia, in un linguaggio libero da stereotipi e pregiudizi. 

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