Articolo scritto dalla Dr.ssa Silvia Bernardini
Accogliere un figlio nella propria famiglia è sicuramente un evento importante e viene spesso associato a un momento di gioia e felicità sia per la coppia che per la famiglia allargata.
Tuttavia, diventare genitori è anche una fase stressante e spesso non si pensa alle difficoltà, individuali e di coppia, che accompagnano inevitabilmente questa fase del ciclo vitale.
Oltre a una necessaria e repentina riorganizzazione dei ruoli e delle funzioni dei componenti della famiglia, è importante considerare anche gli aspetti fisiologici legati a questo evento.
Se da una parte è considerato naturale che alcune madri presentino un calo dell’umore nel primo periodo dopo il parto, questa è da considerare spesso una fase transitoria e non permanente. Tuttavia, I Centers for Disease Control and Prevention stima che in circa il 10 – 15% delle madri, questa condizione possa sfociare in uno stato denominato Depressione post-partum (2008).
Negli ultimi anni sono stati numerosi gli studi che hanno posto l’attenzione su questo tema, apportando un importante contributo anche con programmi di informazione, prevenzione e sostegno.
Meno attenzione è stata, invece, rivolta a un altro aspetto altrettanto importante, ovvero i sintomi depressivi post partum paterna.
1. Depressione post partum paterna
Il periodo della gravidanza e la nascita di un figlio possono rappresentare dei momenti molto difficili per gli equilibri della coppia e dei singoli individui. In questa fase si è più vulnerabili, con il rischio che il manifestarsi di problemi emotivi possa influenzare negativamente la relazione della coppia e il benessere generale.
Si tende spesso a porre l’attenzione sul benessere psicofisico della madre, sottovalutando però quello del padre.
Nell’ articolo I Disturbi affettivi perinatali, il Professor Baldoni riporta una serie di ipotesi che potrebbero spiegare la scarsa attenzione che la letteratura scientifica ha rivolto in passato a questo aspetto.
Tra queste:
- La scarsa disponibilità a prendere parte a progetti di ricerca e a condividere le proprie difficoltà
- Poca propensione da parte delle figure sanitarie a coinvolgere i padri
- Fattori socioculturali che hanno arginato e trascurato il ruolo e la funzione del padre nel periodo perinatale
- La modalità in cui la sofferenza maschile viene tendenzialmente espressa, ovvero in modo differente e per questo alle volte sottovalutata.
2. Come si manifesta?
Questi fattori hanno portato nell’erronea convinzione che la gravità dei disturbi affettivi dei padri fosse meno ricorrente rispetto a quelli delle madri o che comunque non fossero altrettanto frequenti.
È importante considerare che negli ultimi decenni questa convinzione ha subito un cambio di tendenza e ad oggi le ricerche e gli studi su questo tema sono considerevolmente aumentati.
Nello stesso articolo citato in precedenza, viene riportata la sintomatologia legata a questa difficoltà.
Come si può manifestare la depressione post partum negli uomini?
I sintomi che possono emergere rientrano nella sfera legata ai disturbi d’ansia, dell’umore e agiti di acting out, ossia l’esprimere le proprie emozioni attraverso un comportamento, un’azione anziché il linguaggio.
Vediamo alcuni segnali che si potrebbero riscontrare:
- Irritabilità e irrequietezza
- Estraneità, evitamento dell’ambiente familiare
- Difficoltà a concentrarsi, aumento o diminuzione dell’appetito e peggiore qualità del sonno
- Calo del rendimento lavorativo, calo del desiderio sessuale
- Perdita di controllo e degli impulsi (ad esempio crisi di rabbia)
Questi sono alcuni dei sintomi che possono sottendere un disagio di più ampia natura. La possibilità di riconoscere queste difficoltà è importante sia per supportare il benessere della singola di persona, sia la relazione di coppia ma, soprattutto per tutelare il legame genitore/figlio che si viene a creare in questo specifico momento.
3. Informazione, prevenzione e supporto
Come già accennato, è evidente come, negli ultimi tempi, sia stata posta maggior attenzione sul rischio dell’insorgenza della depressione post partum non solo per le madri ma anche per i papà.
Proprio per questo, la figura e il ruolo del padre/compagno/marito viene accolto e incluso con un’attenzione diversa rispetto a qualche tempo fa.
Cosa fare per prevenire e intervenire in tempo qualora ci fosse necessità?
- innanzitutto, è importante riconoscere l’importanza del ruolo del padre fin dall’inizio;
- coinvolgere la figura del padre in tutte le fasi, dalla gravidanza fino al periodo successivo al parto;
- un sostegno psicologico durante il decorso di questo periodo può aiutare a riconoscere quei segnali di allarme che apparentemente non sono riconducibili a una potenziale situazione di rischio.
In una prospettiva familiare sistemica è fondamentale prendere in considerazione tutto il sistema familiare, partendo dal presupposto che gli individui che ne fanno parte si influenzano a vicenda.
Avvalersi di un aiuto psicologico e all’occorrenza di un percorso di psicoterapia in un momento così delicato della vita di una famiglia, può rappresentare un’opportunità decisiva non solo di informazione e prevenzione, ma eventualmente anche di supporto per affrontare specifici disagi e difficoltà.
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