Dipendenza affettiva: sintomi, cause e cura

Dipendenza Affettiva: Sintomi, Cause e Cura

Articolo scritto dalla Dr.ssa Francesca Pardo 

Avete mai sentito parlare di dipendenza affettiva?

La dipendenza affettiva è una forma di amore patologico, una modalità distorta di vivere la relazione con l’altro/a, che porta allo sviluppo di dinamiche distruttive.

Le conseguenze della dipendenza affettiva non sono, come potrete immaginare, positive: questa problematica rischia di appesantire il rapporto fino a portarlo alla sua rottura. 

È una dipendenza vera e propria, non da un oggetto o da una sostanza, ma dalla relazione con l’altro/a, e proprio come una dipendenza d’altro genere, va presa seriamente ed affrontata.

Si può parlare di dipendenza quando, a prescindere dall’oggetto o dal soggetto, non riusciamo a farne a meno: la dipendenza affettiva non fa eccezione.
Attualmente la dipendenza affettiva rientra nella gamma delle new addiction (nuove dipendenze), assieme a gioco d’azzardo, shopping compulsivo, dipendenza da internet, dipendenza dal sesso. 

1. Dipendenza affettiva: sintomi

La dipendenza affettiva presenta in genere dei “sintomi” ricorrenti:

  1. manipolazione affettiva: può avvenire in modo esplicito (verbalmente) o implicito (con azioni simboliche): in entrambi i casi, il suo scopo è di minare la sicurezza del partner al fine di renderlo insicuro e, di conseguenza, dipendente;
  2. autostima bassa o nulla: il dipendente affettivo ha generalmente una bassa autostima e considerazione di sè, ritiene di essere poco importante, mai abbastanza. Non credendo di avere qualcosa di buono da offrire, la manipolazione è l’unico modo per far legare il partner a sé;
  3. incapacità di dire “no”: proprio a causa della bassa autostima e della convinzione di aver poco valore, il dipendente affettivo è sempre propenso a dire di sì, rendersi accogliente e disponibile, per paura che altrimenti l’altro possa andarsene; 
  4. mancanza di un progetto comune: al centro di queste coppie non ci sono desideri, progetti e interessi in comune, ma paura, sensi di colpa, ricerca di conferme, necessità da soddisfare, tensioni;
  5. attenzione concentrata all’esterno: secondo il dipendente affettivo la sua felicità o infelicità dipendono dall’esterno.
    Le sue richieste al partner sono eccessive ed estenuanti, anche se non se ne rende conto, addossandogli la responsabilità ed il peso di renderlo felice;
  6. ricerca passiva: il dipendente affettivo ha fame compulsiva di qualsiasi cosa possa appagarlo, pur non avendo davvero le idee chiare sul suo obiettivo: attraverso la sua dipendenza si sazia d’amore anziché di cibo, e si lega ad una persona e non la lascia per paura di restare solo;
  7. il “non poter vivere senza”: chi soffre di una dipendenza sente di non poter fare a meno dell’oggetto ( o soggetto in questo caso): per questo sarà resistente ai cambiamenti, che nella sua convinzione comporterebbero perdere la possibilità di essere felice ed appagato;
  8. l’abitudine: chi soffre di dipendenza ne è talmente assuefatto da non rendersene conto;
  9. la cieca insistenza: il dipendente insiste in maniera esagerata sull’oggetto della sua dipendenza, allo scopo di confermare la sua convinzione che esso sia giusto o possa davvero aiutarlo;
  10. escalation: il partner non può davvero colmare le carenze del dipendente: in realtà solo lui potrebbe riuscirci, lavorando su se stesso e sulla propria autostima. Ma nella sua forte convinzione che l’unica sua “cura” sia il partner, il dipendente chiederà all’altro sempre e sempre di più;
  11. idealizzazione dell’altro: l’altro viene idealizzato e considerato perfetto: i difetti vengono eliminati;
  12. paura della solitudine: il pensiero di stare da soli è terrificante e provoca panico. Inoltre l’attaccamento è talmente patologico che se la relazione finisse, è probabile che il dipendente affettivo inizierebbe a fare stalking all’altro allo scopo di controllarlo e tornarci insieme;
  13. paura dell’abbandono e del rifiuto: quando vi è la convinzione che il partner sia essenziale per la propria felicità, si ha paura di perderlo e si inizia a temere scenari di abbandono e rifiuto anche senza motivo.
    In questa situazione si può iniziare a soffrire anche di attacchi di panico;
  14. difficoltà a prendere decisioni autonomamente: le decisioni vengono delegate al partner;
  15. bisogno di venir accettati: vengono manifestate opinioni e desideri che si pensa possano piacere al partner, allo scopo di compiacere l’altro e venir accettati da lui/lei, e vengono invece nascosti i propri, per paura che potrebbero non piacere all’altro;
  16. rinunce: il dipendente affettivo è pronto a rinunciare a tutto il suo mondo (amici, lavoro, famiglia, hobby) pur di restare con l’altro;

I sintomi fisici del dipendente affettivo, dovuti allo stato di panico e allerta in cui vive, sono: stanchezza, problemi posturali, cattiva nutrizione, problemi respiratori, problemi al sistema immunitario e problemi digestivi, come la gastrite. 

2. Dipendenza affettiva: cause

La dipendenza affettiva mette le sue radici durante l’infanzia, a causa di una profonda carenza emotiva ed affettiva che ha trascinato i suoi strascichi anche nell’età adulta. 

Generalmente, le cause più frequenti dello sviluppo della dipendenza affettiva sono:

  1. scarsa protezione: trascuratezza, maltrattamenti, abusi infantili, parentificazione (il figlio è costretto ad essere genitore del proprio genitore), infantilizzazione (messa in atto di comportamenti infantili da parte dei genitori), o forme minori di disattenzione, tradimenti e conflitti tra i genitori: questi comportamenti impediranno ai genitori di fornire sostegno, amore, sicurezza, autostima.
    Dopo un’infanzia del genere, finalmente l’altro rappresenterà la possibilità di vedere soddisfatti i propri bisogni di amore, sostegno e sicurezza che sono stati ignorati nell’infanzia;
  2. iper-protettività: se i genitori hanno cresciuto i figli in una campana di vetro, impedendogli di diventare autonomi, questi bambini da adulti avranno sempre bisogno di consultare qualcuno che gli dica cosa fare, diventandone dipendenti e sentendosi persi in loro assenza.

Questa persona riuscirà a sentire di meritare attenzioni ed amore altrui, solo quando riuscirà a soddisfare le richieste ed aspettative degli altri. 

Inoltre, la paura dell’abbandonato provocherà un attaccamento morboso e dipendente nei confronti del partner, caratterizzato da una devozione cieca fino all’annullamento di sé.
Correrà anche il rischio, così facendo, che l’altro lo manipoli. 

Chi è stato trascurato, maltrattato o abusato nell’infanzia è in attesa di ricevere dall’altro un riconoscimento che non arriverà mai. 
Questo iper-investimento nella relazione, ha lo scopo di riscattarsi dai propri traumi infantili: per riuscirci ci si concentra totalmente sui bisogni dell’altro, negando i propri, considerati egoistici. 

Cerchiamo ora di comprendere meglio le cause della dipendenza affettiva: alla nascita e durante l’infanzia, ci troviamo tutti coinvolti in una relazione di dipendenza dalle figure di accudimento: questa relazione è essenziale per la nostra sopravvivenza. 

Se questa relazione sarà positiva, il bambino si sentirà accolto e riconosciuto in ogni suo aspetto emotivo, non aderirà a modelli di comportamento distorti e sarà in grado, una volta adulto, di intrecciare delle relazioni sane. 

Tutti noi, durante l’infanzia, siamo dipendenti dalle figure di accudimento, essenziali per la nostra sopravvivenza.

Se la relazione con queste figure sarà positiva, il bambino si sentirà accolto e riconosciuto in ogni suo aspetto emotivo, e una volta adulto ricercherà relazioni sane.

Se, invece, la relazione di dipendenza con le figure di attaccamento sarà insicura, evitante o disorganizzata, il bambino tenterà di aderire ai modelli genitoriali prima e del partner poi, tagliando una parte di sé autentica, ma che minaccia il proseguimento di quella relazione.

Se durante l’infanzia il bambino ha percepito delle carenze da parte delle figure di accudimento, da adulto cercherà ciò che non ha ricevuto da piccolo. 

La dipendenza affettiva è maggiormente diffusa tra le donne, probabilmente perché il genere femminile è spesso quello che subisce, non si ribella e si prende cura del compagno e dei figli. 

3. Dipendenza affettiva: cura

Rivolgersi ad un professionista vuol dire essere già diventati consapevoli di avere una difficoltà da affrontare. 

I passi successivi dovrebbero essere:

  1. lavorare sulla propria assertività, per imparare a far valere i propri bisogni e a dire no, senza paura di un abbandono o di un rifiuto; 
  2. comprendere le cause che nell’infanzia possono aver portato allo sviluppo di una personalità dipendente; 
  3. accettare le parti di sé autentiche, represse per paura di mettere a rischio il rapporto; 
  4. lavorare su se stessi piuttosto che allontanarsi dal partner.

Durante la terapia si rinforzerà l’autostima e il riconoscimento dei propri bisogni e desideri, e si imparerà che esprimerli vuol dire essere se stessi e non mettere a rischio la propria relazione. 

Le altre relazioni verranno viste come un arricchimento e non come un modo per colmare il proprio vuoto interiore. 

Infine, una parte importante sarà incentrata su noi stessi, sul ritrovare il piacere di fare delle attività individuali che ci soddisfino, anche senza la presenza del partner o di altre persone. 

Gli approcci psicoterapici più efficaci per la cura della dipendenza affettiva sono la terapia cognitivo comportamentale, la terapia sistemico-relazionale e la terapia psicodinamica. 

4. Terapia cognitivo comportamentale per la dipendenza affettiva

La psicoterapia cognitivo-comportamentale si compone di diverse fasi, iniziando dalla formulazione del caso: verranno ripercorse sia la relazione attuale che quelle passate e si cercherà di comprendere l’origine delle credenze sulla propria non amabilità, a causa della quale è nata la necessità di un rapporto di dipendenza. 

Durante la psicoterapia cognitivo-comportamentale verranno fissati obiettivi a breve, medio e lungo termine e ci si concentrerà sulla modifica delle credenze disfunzionali legate al proprio valore e su una gestione più funzionale delle emozioni legate alla paura dell’abbandono e della solitudine. 

Spesso può essere d’aiuto integrare alla psicoterapia cognitivo comportamentale le tecniche di Mindfulness, per gestire la ruminazione riguardo le proprie relazioni di dipendenza presenti e passate, diventare più consapevoli delle proprie emozioni e più compassionevoli nei confronti di se stessi. 

5. Psicoterapia sistemico-relazionale per la dipendenza affettiva

La psicoterapia sistemico-relazionale si focalizza sul problema relazionale all’origine della dipendenza, quello con i propri genitori, ed aiuta nel comprendere in che modo le difficoltà che sono emerse nell’infanzia stanno influenzando il paziente adulto nel momento presente, con le attuali relazioni di coppia. 

Può essere svolta individualmente, oppure all’interno di un percorso di coppia, per lavorare sulla comunicazione.

Psicoterapia psicodinamica per la dipendenza affettiva: 

La psicoterapia psicodinamica analizza l’origine dei propri problemi attuali, partendo dalle connessioni tra psiche, personalità e la cognizione: il terapeuta guiderà il paziente nel vedere l’origine del problema e i sintomi della dipendenza come qualcosa da comprendere piuttosto che da combattere. 


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