Articolo scritto dalla Dr.ssa Michela Marazzi
Introduzione
La caffeina è una delle sostanze psicoattive più consumate nel mondo in varie forme (caffè, tè, farmaci da banco, stimolanti ecc). La caffeina tuttavia non è mai stata considerata una sostanza d’abuso fino agli anni ’70, quando studi clinici hanno posto l’attenzione sulle conseguenze farmacologiche derivate dal suo uso sia in acuto che cronico ed è stata individuata una sindrome clinica il “caffeismo”, caratterizzata da manifestazioni a carico del SNC (Sistema Nervoso Centrale) quali ansia, disturbi del sonno, alterazioni del tono dell’umore e lamentele psico-fisiche.
1. Che cos’è la Dipendenza da caffeina?
In psicologia, e nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) è presente un’unica categoria che racchiude tutte le dipendenze dovute all’uso di sostanze. Con il termine dipendenza si intende un uso spropositato di una sostanza, tale da avere un impatto sulla vita di chi ne fa uso. La dipendenza da caffeina è una forma patologica di dipendenza psicologica e fisica dalla caffeina. Contrariamente a quanto si possa pensare, la caffeina non è contenuta soltanto nel caffè. Bensì è presente naturalmente in moltissimi alimenti. Ne sono un esempio il cacao e la cioccolata, ma anche il guaranà, il the, la noce di cola e il mate. Inoltre, la caffeina è presente in moltissimi prodotti confezionati. Prima di tutto nelle bevande a base di caffè, tè, cacao e cioccolato. Ma anche in moltissime bevande energetiche, prodotti dietetici, gomme da masticare, liquori e molto altro ancora. Per capire cos’è la caffeina, bisogna cimentarsi nella chimica. In breve, si tratta di un alcaloide, ovvero un composto organico presente nelle piante dalle quali ricaviamo alimenti e bevande. Il successo della caffeina deriva dal suo effetto psicoattivo stimolante. Sin dai tempi antichi le bevande come il caffè è il cacao erano diffuse per le loro qualità energizzanti. Ancor oggi le conosciamo molto bene, ma sappiamo anche che la caffeina dà dipendenza. E si può parlare di una dipendenza da caffeina vera e propria. Il meccanismo d’azione della dipendenza da caffeina parte dall’effetto psico-fisico dovuto dalla sua capacità di stimolare il rilascio di due ormoni: la noradrenalina e l’adrenalina. Questi, in poche parole, attivano un’azione stimolante sul sistema nervoso. Non solo, sono responsabili dell’attivazione dell’apparato cardiovascolare, quello gastrico e del metabolismo in generale. Alcuni studi hanno evidenziato come bere molto caffè (o altre bevande che contengono caffeina) migliori principalmente la “memoria dichiarativa”. Altri studi hanno evidenziato vantaggi nelle persone “impulsive”, o che tendono a sacrificare la precisione in favore della rapidità. Ecco perché, quando parliamo di benefici del caffè sul nostro funzionamento mentale, dobbiamo pensare più che altro alla velocità delle operazioni, e non alla loro correttezza. Proprio per i suoi effetti positivi, è abbastanza facile riscontrare una forma di dipendenza da caffeina.
2. Dipendenza da caffeina: I sintomi/segnali
I sintomi della dipendenza da caffeina dipendono essenzialmente dall’alterazione dei cicli dell’adrenalina e noradrenalina. Questi due ormoni, che vengono rilasciati grazie al consumo di caffeina, possono ridurre la loro attività in seguito al consumo eccessivo o all’abuso. E possono provocare sintomi cognitivi, emotivi, ma anche diversi sintomi fisiologici. Si tratta di ormoni che produciamo regolarmente anche senza l’aiuto di un caffè. All’interno della classificazione dei Disturbi Correlati a sostanze e disturbi da addiction (dipendenze), del DSM-5, viene citata la caffeina come una sostanza che ha caratteristiche tali da provocare dei veri e propri disturbi come l’intossicazione e l’astinenza.Riguardo l’intossicazione da caffeina, i criteri diagnostici sono i seguenti:
A. Recente consumo di caffeina (tipicamente in dosi elevate ben oltre i 250mg)
B. Cinque o più dei seguenti segni o sintomi che si sviluppano durante, o subito dopo, l’uso della caffeina: Irrequietezza, Nervosismo, Eccitamento, Insonnia, Vampate al volto, Diuresi, Disturbi gastrointestinali, Contratture muscolari, Flusso incoerente del pensiero e dell’eloquio, Tachicardia o aritmia cardiaca, Periodi di resistenza alla fatica, Agitazione psicomotoria.
C. I segni o i sintomi del criterio B causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale o lavorativo.
D. I segni o sintomi non sono attribuibili a un’altra condizione medica e non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale.
L’astinenza da caffeina presenta i seguenti criteri diagnostici:
A. Uso quotidiano prolungato di caffeina.
B. Brusca cessazione o riduzione dell’uso di caffeina, seguito entro 24 ore da tre (o più) dei seguenti segni o sintomi: Cefalea, Affaticamento marcato o fiacchezza, Umore disforico, umore depresso o irritabilità, Difficoltà di concentrazione, Sintomi tipo influenza (nausea, vomito o dolori muscolari/rigidità).
C. I segni o sintomi del Criterio B causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre situazioni importanti.
D. I segni o sintomi non sono associati agli effetti fisiologici di un’altra condizione medica.
3. Dipendenza da caffeina: le cause
Le cause della dipendenza non sono univoche e, come per molti altri disturbi psicologici, possono essere analizzate solo prendendo in considerazione diversi fattori di rischio, che possono contribuire all’instaurarsi di una dipendenza. È, ad ogni modo, ancora poco chiaro cosa distingua una persona che diventa dipendente da una sostanza da una che, invece, non svilupperà mai un abuso.
Generalmente, i fattori che aumentano il rischio di dipendenza si suddividono in fattori biologici, ambientali e di sviluppo (ovvero relativi ad alcune fasi particolari e critiche dello sviluppo di una persona). Tra i fattori che, certamente, possono influenzare la probabilità di sviluppare una dipendenza possiamo elencare: la compresenza di disturbi mentali, una storia familiare di dipendenze, utilizzo precoce, pressioni da parte dei coetanei e mancanza di sostegno familiare.
4. Come superare la dipendenza da caffeina
Disintossicarsi dalla caffeina può essere molto semplice. Infatti, la dipendenza da caffeina non crea un’astinenza particolarmente difficile da trattare. Perciò, per alcune persone potrebbero bastare pochi giorni di astinenza per aver eliminato le tracce di caffeina dall’organismo e poter eliminare la dipendenza da caffeina.
Alcuni dei metodi migliori per superare la dipendenza da caffeina sono la sostituzione della caffeina con altre sostanze energizzanti, come la maca peruviana, il ginseng, il polline o la pappa reale. Ma si può anche ridurre gradualmente il consumo di caffeina, misurando e programmando un percorso di disintossicazione.
Ci sono persone che riescono a combattere la dipendenza da caffeina senza introdurre delle sostanze alternative. Altre, invece, provano a sostituire le bevande che contengono più caffeina con altre che ne contengono di meno. Così, si passa dal caffè al cacao o al tè verde in polvere. Oppure, si può optare per un caffè decaffeinato, che contiene solo una minima dose di caffeina.
5. Come curare la dipendenza da caffeina con la terapia psicologica
In alcuni casi potrebbe essere molto difficile superare la dipendenza da caffeina.
Se soffri di altri disturbi, come la depressione, o se stai vivendo un periodo della tua vita particolarmente stressante, potresti non farcela senza l’aiuto di uno psicologo. Ci sono professionisti esperti in dipendenze capaci di trattare il problema anche quando questo sembra irrisolvibile.
Esistono diversi approcci evidence based per il trattamento delle dipendenze, raggruppabili nelle macrocategorie delle psicoterapie e del trattamento farmacologico: a seconda del paziente e della tipologia di sostanza utilizzata, verrà prescelta una delle due forme di trattamento, oppure una combinazione di entrambi.
La terapia farmacologica viene usata, prevalentemente, per gestire i sintomi dell’astinenza e prevenire le ricadute. In primo luogo, quindi, i farmaci aiutano a eliminare i sintomi dolorosi che si manifestano durante la disassuefazione e a evitare che si ricominci ad assumere la sostanza: questo non costituisce, in sé, il trattamento, ma rappresenta un primo passo indispensabile per il cambiamento.
Tra le terapie più diffuse per superare la dipendenza da caffè c’è la terapia cognitivo comportamentale.
5.1 La Terapia Cognitivo – Comportamentale (CBT) per il trattamento delle dipendenze
La Terapia Cognitivo Comportamentale cerca di individuare i pensieri collegati alla dipendenza, e li mette in discussione, riformulandoli. Un terapeuta può anche consigliare esercizi da fare a casa e tecniche di rilassamento per conciliare il riposo.
L’approccio della CBT considera la dipendenza come un comportamento disfunzionale appreso e mantenuto nel tempo: lo scopo della terapia è la correzione del comportamento di dipendenza e, quindi, l’acquisizione di nuovi comportamenti più funzionali nella vita della persona.
I disturbi psicologici eventualmente compresenti, inoltre, potrebbero contribuire al mantenimento della dipendenza: il loro trattamento è un ulteriore obiettivo che facilita la disassuefazione.
Tra le psicoterapie utilizzate per il trattamento della dipendenza da sostanze, in particolare la Terapia Cognitivo – Comportamentale (CBT) e l’Approccio Motivazionale e la Terapia Dialettico – Comportamentale (DBT) si sono dimostrate tra le più efficaci nel raggiungimento dei risultati e nella prevenzione delle ricadute. Il modello cognitivo – comportamentale della dipendenza da sostanze si basa su alcuni assunti fondamentali: la dipendenza è un comportamento appreso; la dipendenza emerge all’interno del contesto ambientale; la dipendenza si sviluppa e viene mantenuta da processi di pensiero specifici.
Conclusione
Se nella quotidianità, l’abuso di caffè è un male, in ambito clinico la caffeina ha dato ottimi risultati agendo positivamente su malattie neurodegenerative. È stato descritto un legame tra il consumo cronico di caffeina e un rischio significativamente inferiore di sviluppare malattie come, ad esempio, il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson, in quanto la caffeina ha un ruolo dominante nella prevenzione dei sintomi motori e della perdita di neuroni dopaminergici.
Tra i pro e i contro, la caffeina è la droga più diffusa e consumata al mondo, talmente tanto che spesso non è neanche considerata come tale. In realtà, ci sono dei dati davvero preoccupanti riguardo il suo consumo, in particolare sull’età di esordio della dipendenza: ogni genitore proibisce al proprio bambino di bere caffè ma, al contempo, gli consente di mangiare cioccolato (barrette, cioccolata calda, cioccolatini) e di bere bibite contenenti caffeina. Quindi la nostra dipendenza inizia molto presto e crescendo cambia solo la forma in cui assumiamo la sostanza.
Ciò che porta alla dipendenza sembra essere scatenato dalle caratteristiche chimiche della sostanza, ma anche da fattori psicologici personali quali stress, conflitti e disagio.
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