Articolo scritto dalla Dr.ssa Giulia Baldini
Il comportamento sessuale compulsivo è caratterizzato dal persistente fallimento nel controllare i propri impulsi che in questo caso riguardano comportamenti sessuali.
I criteri definiti dai ricercatori per poter parlare di ipersessualità sono:
- fantasie sessuali ricorrenti;
- mpulsi e comportamenti promiscui per un periodo di sei mesi o più secondo l’ICD-11 (non causati da altri problemi, come ad esempio l’abuso di sostanze, un’altra condizione medica o episodi maniacali associati al disturbo bipolare);
- molte ore trascorse su siti pornografici;
- masturbazione compulsiva con o senza pornografia;
- pratiche sessuali non sicure e pericolose;
- partecipazione ricorrente e nascosta in strip club e ambienti connessi a determinate pratiche sessuali.
Il focus sull’area della sessualità porta la persona a trascurare o compromettere altri aspetti della propria vita traendone conseguenze negative significative all’interno della sfera personale, familiare, sociale o lavorativa.
1. Quando si tratta di un problema?
La diagnosi di dipendenza sessuale è ancora alquanto controversa. Il disturbo non riguarda quanti partner sessuali una persona ha o quanto sesso pratica; si può definire tale quando il comportamento sessuale di qualcuno diventa il fulcro centrale della vita della persona al punto da spingerla a trascurare la propria salute e la cura personale o altri interessi, attività e responsabilità.
Infatti, affinché l’atteggiamento verso il sesso venga visto come problematico i comportamenti sessuali devono essere fonte di disagio per chi li attua, tanto da interferire con le relazioni, il lavoro o ad altri aspetti importanti della vita privata e devono esser presenti molteplici tentativi del soggetto al fine di ridurre o interrompere le attività sessuali vissute come problematiche.
Gli individui con alti livelli di interesse e comportamento sessuale che non mostrano un controllo alterato sul proprio comportamento sessuale e un disagio significativo o una compromissione del funzionamento non dovrebbero, quindi, essere diagnosticati con disturbo del comportamento sessuale compulsivo.
La quinta versione del DSM-5 (Diagnostic Manual of Mental Disorder) non include il disturbo dell’ipersessualità nella classificazione delle malattie mentali.
La comunità scientifica ha molto dibattuto infatti sul pericolo di psichiatrizzare eccessivamente comportamenti ed attitudini di soggetti che hanno per natura una libido sessuale di base più elevata rispetto alla media ed ha, inoltre, messo in luce, l’importanza delle differenze culturali che rendono in alcune comunità la promiscuità più socialmente accettata rispetto ad altre.
2. La funzione della dipendenza dal sesso per l’individuo
Ogni dipendenza ha una funzione, o un obiettivo. Il comportamento sessuale compulsivo, dunque, è una strategia utilizzata per alleviare le emozioni negative e generarne di positive. Quando, però, l’effetto anestetico si esaurisce, la persona, spesso, sperimenta emozioni negative come rabbia, senso di colpa, tristezza o vergogna; per cercare, quindi, sollievo da queste sensazioni negative, viene avvertita di nuovo la pressione o l’urgenza di trovare un distacco dalla realtà attraverso i comportamenti sessuali. Gli individui dipendenti dal sesso sperimentano un’alta attivazione neurochimica autoindotta, nel momento in cui fantasticano e si preparano per un atto sessuale. Secondo Weiss questo stato emotivo (che provoca tachicardia, respirazione poco profonda, sudorazione, dilatazione della pupilla, sensazioni di euforia, etc.) permette all’individuo di staccarsi emotivamente da sensazioni di disagio e di entrare in uno stato simil dissociativo. Dopo l’atto sessuale le alterazioni neurochimiche ritornano alla baseline, e riemergono, quindi, le emozioni negative che si volevano respingere, aggravate dal senso di colpa di aver commesso un atto impulsivo.
Dalla letteratura emerge che non è il tipo di comportamento che definisce la dipendenza, ma la percezione di incontrollabilità. Come sappiamo, tutti i tipi di comportamento, sessuale o non, possono diventare oggetto di dipendenza ma il problema è definito, infatti, dalla relazione della persona con quel particolare atto.
3. Psicoterapia della sex addiction
Per i soggetti che soffrono di dipendenza sessuale è stata dimostrata l’efficacia di programmi di trattamento integrato che includono la terapia di gruppo, la psicoterapia individuale e quella farmacologica. La psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale è considerato l’intervento più strutturato e, attualmente, quello più efficace per trattare le dipendenze sessuali poiché si pone come obiettivo la modifica dei pensieri negativi disfunzionali che portano al comportamento di addiction e l’apprendimento di strategie funzionali alla gestione delle emozioni negative.
Tra le finalità terapeutiche è importante lo sviluppo di una sana capacità di intimità con se stessi e con gli altri e l’acquisizione di adeguate abilità di gestione degli eventi problematici.
A differenza di una dipendenza da droghe dove l’obiettivo della cura è l’astinenza definitiva dall’uso di tali droghe, nella dipendenza sessuale l’obiettivo è il ritorno ad una sessualità sana, attraverso la consapevolezza delle ragioni che hanno causato la dipendenza.
Se pensi di vivere questo tipo di dipendenza, chiedere aiuto è importante per tornare a una sessualità sana e a una vita relazionale nutriente.