Disabilità: come la terapia psicologica può aiutare

Disabilità come la terapia psicologica può aiutare

Articolo scritto dalla Dr.ssa Mundula Lucia

In questo articolo mi propongo di riflettere sull’utilità della terapia psicologica rivolta a persone con disabilità e/o ai loro caregivers. La definizione di disabilità all’inizio degli anni 2000 è cambiata. Ciò ha permesso di favorire una maggiore integrazione delle persone con disabilità all’interno di vari contesti: scolastici, lavorativi e sociali. Ciò ha messo in luce l’importanza dell’ambiente e come la terapia psicologica può essere d’aiuto nel supportare e potenziare le risorse della persona e promuovere una progettualità per il futuro.

1. Una “definizione” disabilità

Inizialmente il concetto di disabilità era connesso ad un modello medico, ma nel 2001 l’Oms, attraverso la creazione della ICF, International Classification of Functioning, detta anche classificazione dello stato di salute, ha introdotto un concetto di disabilità e salute riconducibile non più al modello medico (la disabilità come handicap e menomazione)  ma al modello biopsicosociale.

La disabilità può essere definita come la condizione di chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerato la norma e quindi, è meno autonomo nello svolgere attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale. 

È dunque importante considerare la disabilità come ad un concetto non universale poiché sono molteplici le dimensioni della stessa e i tipi di disabilità; può essere essa transitoria, permanente, fisica, cognitiva, sensoriale, psichica.

La disabilità muta e si presenta anche sotto forme diverse nell’arco della vita di una persona e il trattare, riabilitare e sostenere, necessita di accortezze e interventi specifici rivolti quindi alla persona, non alla disabilità, sia ess* in via di sviluppo, in adolescenza, in età adulta o in anzianità.

Considerando la disabilità in un modello biopsicosociale in cui l’ambiente ha un impatto su di essa è possibile riflettere sulla possibilità di intraprendere una terapia psicologica. 

1.1 Diverse disabilità

Le disabilità possono essere classificate in quattro grandi famiglie, all’interno delle quali vanno considerate variabili ambientali e può essere motoria, sensoriale, intellettiva o psichica.

Vi sono inoltre gradi di gravità differente. 

Oltre alle variabili ambientali ogni persona portatrice di disabilità porta con sé la propria storia e la propria unicità, come ognuno di noi.

2 La terapia per la disabilità

Una prima domanda da porsi, affinché venga proposto un intervento utile ed efficace è chiedersi: a chi rivolgere la terapia psicologica? Ci sono diverse possibilità:

Alla persona con disabilità: un percorso psicologico può essere utile per potenziare e favorire un aumento del livello di salute psicofisica. Ad esempio, la possibilità di potenziare le proprie abilità sociali può portare benefici nella creazione di una rete sociale stabile e di supporto, andando a favorire i legami amicali e a non sentirsi isolati, esclusi o soli. La possibilità di sperimentarsi nello spazio clinico può essere utile per elaborare ciò che la disabilità porta con sé sul piano emotivo, dando così la possibilità al paziente/cliente di dare un significato nuovo alla propria persona, in un’ottica evolutiva e potenziale. In ultimo, ma non per importanza, c’è la possibilità di favorire attraverso la terapia psicologica, lo sviluppo dell’autonomia. L’autonomia riguarda l’espressione dello sviluppo umano, la crescita, ed è fondamentale per ognuno di noi. Per le persone che portano con sé una forma di disabilità, il trovare l’indipendenza diviene una sfida continua, quotidiana, tra i propri limiti e punti di forza; conoscersi, conoscere le proprie risorse, non solo i propri limiti, è uno degli obiettivi e della terapia psicologica.

Non per tutti i tipi di disabilità è applicabile e utile un percorso psicologico, penso ad esempio a disabilità intellettive gravi o ad alcuni tipi di disabilità sensoriale. In questo caso sono più adatti percorsi di terapia volti alla riabilitazione o interventi educativi o psicoeducativi mirati. In questi casi la terapia psicologica può essere raccomandata per i caregivers.

Ai caregivers: per coloro che si occupano di una persona con disabilità, la terapia psicologica può diventare uno spazio per gestire le emozioni, alle volte contrastanti, che si possono sperimentare quando ci si occupa di una persona che necessita di attenzioni e bisogni speciali. Alle volte è difficile trovare un equilibrio tra i propri bisogni e i bisogni degli altri e alle volte per coloro che si occupano quotidianamente di una persona disabile grave, lo è ancora più marcatamente. Quello che ne consegue è un senso di oppressione, rabbia e tristezza che può presentarsi in alcuni casi sotto forma di ansia e/o depressione. La possibilità di dare spazio alle proprie emozioni e di avere uno spazio per Sé, porterà benefici e promuoverà il benessere psicofisico e ciò condizionerà positivamente la relazione di cura.

-La terapia può essere rivolta anche all’intero gruppo familiare, penso ad esempio a questo intervento quando la persona con disabilità si trova in una fase di vita precoce, in infanzia o in preadolescenza. La terapia familiare può essere d’aiuto nella gestione della disabilità all’interno del nucleo familiare per trovare dei nuovi modi per convivere con essa, dei modi creativi e condivisi.

Conclusioni

La terapia psicologica può essere pensata come uno spazio in cui costruire nuovi significati sulla disabilità, propria o altrui. Rappresenta un modo creativo per raccontarsi e imparare ad affrontare i propri limiti e a mettere in luce le proprie risorse. Può essere utile sia per la persona disabile che per coloro che si prendono cura di essa, soprattutto in casi di disabilità grave.

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