Articolo scritto dalla Dr.ssa Carlotta Margaux Bessi
Tutti noi almeno una volta ci siamo definiti bipolari, in quanto abbiamo provato quella rapida fluttuazione dell’umore che ci ha portati dalla felicità alla tristezza: la mattina ci svegliamo sereni grazie ad una bella giornata, poi al pomeriggio accade un evento che ci modifica l’umore su tonalità più cupe e fredde.
Ma il disturbo bipolare è molto più complesso del semplice variare dell’umore, ed è un disturbo psicopatologico che accompagna una forte sofferenza nella persona che ne soffre, oltre a variare in maniera evidente sia il proprio funzionamento quotidiano che le proprie relazioni.
1. Disturbo Bipolare di tipo I e II
Il DSM 5, ovvero il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (2013), ha diviso il capitolo dei disturbi bipolari e i disturbi correlati da quello dei disturbi dell’umore, in quanto tale disturbo ha delle caratteristiche specifiche non solo riconducibili ad una alterazione dell’umore.
Innanzi tutto è molto importante sottolineare che il disturbo bipolare ha due specifiche, ovvero il Disturbo Bipolare di tipo I e di tipo II.
Per fare diagnosi di Disturbo Bipolare I devono essere soddisfatti i criteri di un episodio maniacale, preceduto o seguito da episodi ipomaniacali o depressivi maggiori.
Per fare diagnosi di Disturbo Bipolare II devono essere soddisfatti i criteri di un episodio ipomaniacali, preceduto o seguito da un episodio depressivo maggiore.
Il Disturbo Bipolare di tipo I, avendo come nucleo gli episodi maniacali, ha delle caratteristiche di gravità maggiore, in quanto oltre all’alterazione dell’umore, del piano cognitivo, delle funzioni neurovegetative e psicomotorie, presenta una marcata compromissione del funzionamento sociale e lavorativo, che può portare all’ospedalizzazione ed a manifestazioni psicotiche.
Il Disturbo Bipolare di tipo II ha sintomi simili a livello dell’umore, dell’attività psicomotoria, cognitiva e neurovegetativa, ma si differenzia in quanto sono presenti episodi ipomaniacali che non compromettono in maniera marcata il funzionamento personale o sociale, e non rendono necessaria l’ospedalizzazione in quanto non sono presenti sintomi psicotici. Entrambe i disturbi sono caratterizzati dall’alternanza di fasi euforiche e fasi depressive.
2. Caratteristiche dei Disturbi Bipolari
In linea generale, i sintomi dei Disturbi Bipolari sono caratterizzati da una marcata euforia, una percezione di esaltazione della propria energia, del proprio benessere e della propria forza, con sensazioni di potenza eccessiva per intensità e durata, con possibilità di psicosi nell’episodio maniacale. L’umore elevato compare in modo graduale ma generalmente in tempi più rapidi rispetto a quello depressivo, ad esempio in quei casi in cui si assumono sostanze oppure è presente la deprivazione del sonno. Vi è una fase preliminare detta “prodromica”, durante la quale si avverte una crescente sensazione di energia e potenza, ridotto bisogno di dormire, ed un aumento dell’appetito e del desiderio sessuale. Questo stato di euforia riduce l’esame di realtà, portando la persona a lanciarsi in imprese rischiose, esperienze intense ed eccitanti senza pensare alle conseguenze. Generalmente non si ha consapevolezza della patologia come invece avviene nella fase depressiva, anzi, la persona pensa di stare bene, di non essersi mai sentita tanto in forma e reagisce con aggressività quando viene contrariata; aumenta inoltre l’attività psicomotoria accompagnata da un generale senso di irrequietezza, impazienza e iperattività.
Il linguaggio diventa rapido, impetuoso, ricco di metafore e parole ricercate; anche il pensiero diventa accelerato e si crea un flusso inarrestabili. L’energia viene investita nell’attività lavorativa, tanto che spesso si registra un aumento della produttività seguito da azioni non sempre finalizzate o portate a termine.
Anche le prestazioni cognitive sembrano più efficienti, la memoria è molto attiva e sono presenti pensieri di grandezza, eccezionalità ed una ipervalutazione di sé. Queste ideazioni nel Disturbo Bipolare I possono sfociare in deliri di grandezza (congrui all’umore euforico), oppure incongrui all’umore come nei deliri di persecuzione.
Le funzioni neurovegetative sono caratterizzate da iperattività, ridotto bisogno di dormire, aumentata attività sessuale ed eccessiva sensibilità alle stimolazioni.
Dopo di che c’è una fase di risoluzione in quanto vi è un brusco calo del tono dell’umore, che può tornare ad un assestamento umorale oppure precipitare in tonalità depressive.
I fattori di rischio per l’insorgenza di un Disturbo Bipolare possono derivare dall’aver vissuto una separazione o un divorzio, oppure da una storia familiare pregressa di Disturbo Bipolare.
L’età di esordio tipica del Disturbo Bipolare I è compresa tra i 18 e i 25 anni, con una prevalenza uguale tra maschio e femmina; l’età di esordio tipica del Disturbo Bipolare II è intorno ai 35 anni.
L’eziologia di questo disturbo può esser fatta risalire ad una forte sensibilità alla ricompensa, ad esempio dopo l’ammissione all’università, con un nuovo lavoro o un matrimonio (eventi che implicano successi e cambiamenti), oppure dovuta ad una prolungata deprivazione del sonno.
3. Trattamento dei Disturbi Bipolari
L’intervento nei Disturbi Bipolari è molto problematico, poiché le persone con tale disturbo sono soggette a continue oscillazioni del tono dell’umore che potrebbero portarle a vivere in modo ambivalente il percorso intrapreso, aderendo prima con entusiasmo e successivamente negando l’utilità dell’approccio psicologico.
Il senso di onnipotenza provato da questi pazienti, conduce spesso a meccanismi di difesa come il diniego rispetto alla problematica, in quanto non hanno consapevolezza della patologia ma solo una sensazione di maggior benessere rispetto al solito, irritandosi in maniera marcata se si sentono contrariati; per questo risulta anche difficile motivarli a chiedere un intervento.
Di fondamentale importanza è la rete sociale dell’individuo, e un trattamento di eccellenza è la terapia focalizzata sulla famiglia (FFT), in quanto si propone di educare l’intero sistema familiare sui vari aspetti del disturbo, per migliorare la comunicazione tra i membri e sviluppare la loro capacità di risolvere i problemi. Inoltre l’apporto famigliare è fondamentale per sostenere la persona con la terapia farmacologica.
Oltre a ciò, lo psicologo in una prima fase di intervento può offrire uno spazio di ascolto per il paziente e la famiglia, attuando degli interventi psicoeducativi specifici sulle difficoltà che possono incontrare e i possibili fattori scatenanti. Inoltre è molto utile attuare dei colloqui di supporto per migliorare l’esame di realtà e di consapevolezza critica.
Infine può essere utile attuare un trattamento cognitivo comportamentale per la fase depressiva maggiore, oltre che a ridurre la ruminazione, arginare l’impulsività e per promuovere strategie di coping funzionali.
Se pensi di avere dei repentini cambi umorali o se il tuo tono dell’umore differisce da ciò che vorresti, ti invito a parlarne con me per poter affrontare la situazione in modo ottimale, e poter ristabilire un sereno tono dell’umore.
Stai attraversando un momento difficile? Prenota una sessione e inizia ora a risolvere i tuoi problemi, attraverso l’aiuto della Dr.ssa Carlotta Margaux Bessi.