Disturbo borderline di personalità: sintomi, cause e cura

Disturbo Borderline di Personalità: Sintomi, Cause e Cura

Articolo scritto dalla Dr.ssa Monica Iuliano

Il disturbo borderline di personalità, spesso popolarmente conosciuto grazie anche a film e serie tv come ad esempio Ragazze interrotte dove alla protagonista Susanna viene diagnosticato questo disturbo, piuttosto che nella serie Mental, dove il personaggio Michele è affetto anche lui da disturbo borderline di personalità, è una condizione psicologica caratterizzata dall’instabilità, di sentimenti, stati d’animo, emozioni e relazioni, collegata a problemi più specifici e significativi nell’elaborazione del pensiero e nella gestione dell’immagine di Sé e dell’altro. Se non trattato, questo disturbo, può essere invalidante in tutte le sfere della vita: relazionale, sociale e professionale. Ma fortunatamente ad oggi, vi sono diversi trattamenti efficaci, volti alla cura quantomeno parziale dello stesso; ma vediamo meglio nel dettaglio di che  tipo di disturbo si tratta. 

1. Che cos’è il Disturbo Borderline di Personalità?

Secondo il DSM V, le caratteristiche essenziali del disturbo borderline di personalità (BPD), sono un pattern pervasivo di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore, e una marcata impulsività, che inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti. 

2. Disturbo Borderline di Personalità: i sintomi

Per quanto riguarda la sintomatologia, gli individui con BPD soffrono prima tra tutto, di una marcata intolleranza all’essere soli, pertanto, compiono gesti  e sforzi disperati per evitare un abbandono che sia esso reale o puramente immaginario. Tali individui sono molto sensibili ad affrontare le separazioni, anche se reali e di breve durata. Il sentimento alla base è spesso quello di credere che questo abbandono dipenda dal fatto che loro sono cattivi. 

Tendono, inoltre, a instaurare relazioni instabili e intense: ovvero, possono cambiare  bruscamente e drammaticamente  l’opinione che hanno dell’altro, quindi passare da una prima idealizzazione, a una totale svalutazione,  a seconda che quest’ultimo soddisfi o meno i propri bisogni, a richiesta, e che, gli altri siano o meno presenti,  secondo il loro, criterio di presenza. Tali variazioni riflettono spesso la disillusione di fronte a una figura di accudimento (caregiver) le cui qualità possono essere state idealizzate o, al contrario, se si ci aspetta da quest’ultima il rifiuto o l’abbandono. 

Un altro sintomo preminente è l’alterazione di Sé: gli individui con BPD possono facilmente cambiare obiettivi, valori e aspirazioni, così come possono avere improvvisi cambiamenti di opinioni e di progetti relativi alla carriera, all’identità sessuale, dei valori, alla tipologia di amici etc. 

Manifestano, inoltre, una marcata impulsività, almeno in due aree potenzialmente pericolose per loro, come ad esempio, possono giocare d’azzardo, abbuffarsi, abusare di sostanze, avere una sessualità promiscua e non protetta, guidare in modo pericoloso. 

Persone con BPD possono avere ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suidicidarie, o comportamento automutilante, che dipendono, anche in questo caso, dalla sensazione o percezione, reale o immaginaria,  di rifiuto e abbandono. 

La loro marcata reattività dell’umore, fa sì che possa manifestare una certa instabilità affettiva, come ad esempio episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che tendenzialmente dura poche ore o comunque non più di qualche giorno. 

Spesso, questa instabilità affettiva è accompagnata da cronici sentimenti di vuoto, per cui facilmente annoiati, tendono a cambiare spesso e/o a cercare costantemente cosa fare e con chi, cambiando repentinamente programmi e persone con cui effettuarli, rendendoli di fatto inaffidabili. 

Un altro sintomo preminente è la difficoltà o incapacità a controllare la propria rabbia: possono avere esplosioni di rabbia nei confronti della figura di accudimento e/o amante, se percepiscono il rifiuto o sentono che questi non sia sufficientemente presente per loro. 

In periodi di stress estremo, possono manifestarsi ideazione paranoide transitoria o sintomi dissociativi come ad esempio la depersonalizzazione (un’esperienza temporanea di distacco o estraneità dalla propria identità, pensieri, emozioni e dal proprio corpo). Tali episodi si manifestano più frequentemente in risposta a un abbandono reale o immaginario che sia, e il ritorno, reale o percepito del caregiver, può portare alla remissione di tale sintomatologia. 

3. Disturbo Borderline di Personalità: le cause

Per quel che concerne le cause del BPD, sappiamo (dal DSM5) che alcuni individui possono avere una tendenza genetica a rispondere in maniera patologica ad eventi ambientali stressanti, e il BPD ha una buona componente ereditaria: è stato dimostrato, infatti, che figli di genitori affetti da BPD hanno 5 volte più probabilità di sviluppare la patologia rispetto alla popolazione generale. Secondo alcuni studi recenti (Distel, 2012),   pare che però solo l’impulsività venga trasmessa geneticamente e non tutto il disturbo nel suo complesso. 

Altri autori, si sono invece soffermati sull’impatto socio-ambientale nello sviluppo del BPD, per cui  aspetti importanti nell’eziologia del BPD, possono essere l’esposizione a eventi stressanti e/o traumatici come ad esempio abusi fisici e sessuali, di abbandono, di separazione dei genitori, e/o la perdita di un genitore (Kernerg, 1994); oppure, la presenza nell’interazione di una vulnerabilità biologica e un ambiente invalidante in una relazione di attaccamento fallimentare (Fonagy, 2000). 

A livello neuropsicologico, anche disturbi nelle funzioni di regolamentazione dei sistemi cerebrali e neuropeptidi, possono contribuire a sviluppare un BPD, anche se non sono presenti in tutti gli individui che ne sono affetti.  

4. Come curare il Disturbo Borderline di Personalità 

Nel parlare di cura del disturbo, vale la pena soffermarsi brevemente su alcuni aspetti diagnostici che sono utili a orientare la terapia stessa. Vi è innanzitutto da sottolineare come riportato dal DSM V che il BPD viene diagnosticato perlopiù nel genere femminile (75%) . Mentre è importante considerare che il pattern di comportamento riportato nel BPD, viene spesso correlato agli adolescenti e giovani adulti con problemi di identità, che spesso possono manifestare transitoriamente comportamenti che indicano erroneamente la presenza di un BPD. 

Tra gli altri disturbi che manifestano una sintomatologia simile e che possono condurre a un errore diagnostico, vi sono : il disturbo bipolare dove l’umore e il comportamento appaiono fluttuanti come nel BPD, tuttavia nel disturbo bipolare l’umore è più sostenuto e meno reattivo e gli individui hanno spesso cambiamenti significativi di energia e attività. I disturbi depressivi e d’ansia: per quanto tra i pattern comportamentali del BPD vi siano umore deflesso e stati d’ansia, in questi disturbi sono assenti l’immagine negativa di sé, l’instabilità nei legami e la sensibilità al rifiuto, tipici del BPD. Altri disturbi di personalità possono essere confusi con quello borderline come ad esempio quello istrionico, per la labilità emotiva e la manipolazione, quello narcisistico sempre per gli aspetti manipolativi e l’egocentricità legata alla soddisfazione solo dei propri bisogni nelle relazioni, ideazioni paranoidi possono richiamare il disturbo schizotipico o paranoide e via dicendo, per cui risulta molto complesso diagnosticarlo, e ad ogni modo è sempre possibile che sia correlato a un altro disrurbo e quindi, che sia necessaria  una doppia diagnosi.

Ritornando dunque alla terapia, è stato dimostrato che quella farmacologica da sola,  ha fallito nel dimostrare la sua efficacia nel trattamento della sintomatologia borderline, escludendo solo i comportamenti impulsivi. Pertanto, la psicoterapia, anche se di difficile conduzione, dato l’altissimo rischio di drop-out, rimane il trattamento considerato d’elezione nella cura del BPD. Vediamo dunque  i tre tipi principali per efficacia:

5. Schema Focused Therapy (SFT)

Sviluppata da Jeffrey Young, la Schema Focused Therapy (SFT), è una terapia integrativa che congiunge, la terapia cognitivo comportamentale, la teoria dell’attaccamento, la teoria costruttivista, concetti psicodinamici e la scuola della Gestalt. La SFT si fonda su tre concetti fondamentali: gli schemi maladattivi precoci, originatisi in seguito a un’esperienza negativa e/o traumatica vissuta durante la prima infanzia, che sono all’origine di tratti di personalità patologici come nel BPD, gli stili di coping disfunzionali, che non sono altro che le modalità messe in atto dall’individuo per far fronte a una minaccia, rimanendo però intrappolato nei propri schemi maladattivi, e le modalità (mode) che sono l’insieme delle risposte di coping, adattive e disfunzionali, e gli schemi attivi in un determinato momento. Lo scopo della SFT è quello di aiutare i pazienti a cambiare i loro schemi disfunzionali, attraverso tre fasi della terapia: la valutazione, ovvero l’identificazione degli schemi; la consapevolezza, ovvero riconoscere gli schemi quando questi operano nella vita quotidiana; cambiamento comportamentale, ovvero la sostituzione dei pensieri, sentimenti e comportamenti negativi con altrettanti sani. 

6. Dialectical Behavior Therapy 

La Dialectical Behavior Therapy (DBT), è una terapia sviluppata da Marsha Linehan, che si basa sul modello dialettico o transazionale secondo cui individuo e ambiente si trovano in un rapporto di continua interazione e interdipendenza reciproca. L’ipotesi messa in campo dalla Linehan è che gli individui con un BPD siano emotivamente vulnerabili e incapaci di controllare la propria sfera emotiva a causa di una predisposizione biologica esacerbata da un ambiente invalidante, ovvero, spesso l’espressione dei propri stati interni non è riconosciuta dall’ambiente circostante, ma piuttosto punita o sminuita. La DBT è, dunque, un tipo di trattamento con programma ambulatoriale, specificatamente rivolto a soggetti con diagnosi di BPD, che hanno tendenza suicidarie e autolesionistiche, e si articola su due livelli principali di intervento: il paziente prende parte sia a una psicoterapia individuale, che a un gruppo centrato sull’apprendimento di skills training. A ciò si affianca la possibilità di consultare telefonicamente il terapeuta tra una seduta e l’altra e  gruppi di sostegno. Di fondamentale importanza nel programma DBT, è inoltre, un gruppo settimanale di supporto e consultazione tra colleghi terapeuti. 

7. Il Trattamento basato sulla Mentalizzazione (MBT)

Il Mentalization Based Treatment (MBT) è un tipo di trattamento, sviluppato da A. Bateman e P. Fonagy, che punta sulla promozione della capacità di mentalizzare nei pazienti borderline, ovvero la capacità delle persone di riflettere e capire il proprio stato d’animo e quello altrui. È un tipo di terapia orientata psicoanaliticamente, che trova le sue radici principalmente nella teoria dell’attaccamento di J. Bowlby, e secondo cui la fenomenologia del BPD sarebbe la conseguenza dell’inibizione della capacità di mentalizzare, dovuta all’instaurarsi di un attaccamento insicuro al caregiver, durante la primissima infanzia. Il trattamento, il cui focus è la mente del paziente,  si svolge in ospedalizzazione parziale o in un contesto ambulatoriale intensivo e aiuta i pazienti a: regolare efficacemente le proprie emozioni; capire come esse contribuiscono ad ampliare i loro problemi e a metterli in difficoltà nel relazionarsi agli altri; riflettere e capire il punto di vista e il pensiero degli altri. L’obiettivo è appunto quello di aiutare il paziente a comprendere i suoi sentimenti e pensieri e il modo in cui questi influenzano il suo rapporto con gli altri. 

Conclusioni 

Altri tipi di terapia che vale la pena menzionare nella cura del BPD sono:  la Transference- Focused Psychotherapy (TFP) di O. Kernberg, che è un tipo di trattamento psicodinamico secondo cui la patologia del paziente è una ripetizione inconscia nel qui e ora di di relazioni patogene interiorizzate nel passato. Pertanto, attraverso il transfert, si cerca di aiutare il paziente a modificare le relazioni distorte interiorizzate e a sviluppare un’immagine di sé più integra, attraverso la chiarificazione, la confrontazione e l’interpretazione e la terapia farmacologica che spesso si accompagna alla psicoterapia. 

Secondo studi attuali, tutti i modelli su esposti possono essere considerati efficaci nel trattare il BPD o quantomeno alcuni aspetti di esso, primo fra tutti l’area dei comportamenti autolesivi, suicidari e parasuicidari. Infatti, i benefici più evidenti delle psicoterapie riportate è proprio legato alla sfera dei comportamenti nocivi e stando al DSM V, pare che gli studi di follow-up su individui raggiunti attraverso i servizi ambulatoriali di salute mentale, dimostrino che dopo circa 10 anni, almeno la metà degli individui non mostra più pattern di comportamento che soddisfano tutti i criteri di un BPD. È pertanto, sicuramente una strada lunga e tortuosa da percorrere, quella della cura di questa tipologia di disturbo, ma di certo non impossibile e con una buona efficacia degli strumenti a disposizione.   

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