Articolo scritto dal Dr. Andrea Galleschi
Tutti noi abbiamo almeno una cosa del nostro aspetto fisico che non ci piace. Potrebbe essere la forma del viso o del nostro naso, un dente non perfettamente allineato o perfino la forma delle nostre mani. Queste imperfezioni normalmente non compromettono la nostra vita, anche se a volte possono essere più o meno fastidiose. Chi soffre di disturbo da dismorfismo corporeo (o dismorfofobia), invece, passa spesso moltissimo tempo preoccupandosi in maniera ossessiva dei propri difetti, sia pure presunti, e a sperimentare una serie di emozioni intense quali, ad esempio, vergogna o disgusto al punto da arrivare a compromettere addirittura la propria vita lavorativa e familiare.
1. Disturbo da dismorfismo corporeo
Il disturbo da dismorfismo corporeo è una condizione clinica che interessa circa l’1-2% (APA, 2014) della popolazione, solitamente adolescenti, ed è caratterizzata dalla presenza di preoccupazioni eccessive e ingiustificate riguardanti una o più caratteristiche fisiche. I difetti fisici, o presunti tali, sono ingigantiti rispetto alla realtà oggettiva e derivano da una vera e propria dispercezione. La preoccupazione riguarda il fatto di non apparire attraente o con la “giusta” immagine. I presunti difetti, infatti, sono vissuti come una minaccia alla propria immagine e il conseguente abbassamento dei livelli di autostima impone la necessità di adottare comportamenti in grado di ripristinare un’immagine ideale di sé. Chi soffre di dismorfofobia non riesce a interrompere la catena dei pensieri “negativi” riguardanti il suo aspetto e spesso coinvolge anche familiari e amici cercando in loro continue rassicurazioni al fine di convincersi di avere un aspetto normale. Le rassicurazioni rappresentano un sollievo molto leggero e di breve durata. In sostanza, il dismorfofobico percepisce uno specifico difetto, reale o meno che sia, che rende impossibile ai suoi occhi vivere una vita normale e soddisfacente e verso il quale concentra tutto quello che non va.
2. Sintomi
Come per il disturbo ossessivo compulsivo, i sintomi principali sono i pensieri intrusivi (ossessioni) riguardo il proprio aspetto fisico, le intense emozioni giudicate come intollerabili e i comportamenti compulsivi messi in atto per risolvere la situazione.
Le preoccupazioni principali riguardano:
- Genitali
- Natiche
- Naso
- Mani
- Capelli
- Denti
- Seno
- Pancia/addome
- Massa muscolare
Chi soffre di disturbo da dismorfismo corporeo, a causa delle sue preoccupazioni, è spesso portato a evitare di esporsi in pubblico o a compiere dei rigidi rituali, come ad esempio cambiarsi i vestiti, fare eccessivo esercizio fisico, acconciare i capelli in un certo modo etc., allo scopo di nascondere il problema.
Solitamente le compulsioni o i comportamenti protettivi riguardano:
- Guardarsi ripetutamente allo specchio oppure evitarli a tutti i costi
- Passare ore sui social a confrontare il proprio aspetto con quello degli altri
- Eccessiva cura di sé
- Eccessivo esercizio fisico
- Ricercare rassicurazioni negli altri
- Acquistare compulsivamente prodotti per la cura del corpo
- Truccarsi eccessivamente per nascondere le presunte imperfezioni
- Eccessiva richiesta di interventi di correzione estetica (anche la chirurgia)
- Evitare di esporsi in pubblico
- Tentare di nascondere il presunto difetto anche si è in compagnia (ad esempio con la postura)
Il disturbo da dismorfismo corporeo, in casi gravi o comunque se non viene trattato, può portare a depressione, gesti autolesivi e pensieri suicidari.
3. Trattamento
Il disturbo da dismorfismo corporeo può essere trattato in maniera efficace, con una terapia cognitivo comportamentale usando strategie molto simili a quelle per la cura del disturbo ossessivo compulsivo.
La terapia, tramite un insieme di tecniche cognitive e comportamentali, interviene nell’insegnare ai pazienti una corretta auto percezione al fine di imparare a identificare i “pensieri distorti”, non aderenti alla realtà e modificare i “comportamenti disfunzionali”. Lo scopo è quello di arrivare all’accettazione del difetto e a un aumento dell’autostima.
Risulta molto utile l’affiancamento della farmacoterapia alla classica psicoterapia, soprattutto in casi di comorbidità con depressione maggiore o altre manifestazioni sintomatologiche.