Articolo scritto dal Dr. Gianmarco Di Fonzo
La sessuazione, ovvero il processo di assunzione della propria identità sessuata di uomo o donna è un processo psichico piuttosto complesso. Contrariamente al pensiero del senso comune il processo di sessuazione non prevede alcun automatismo e non può essere riducibile ad una qualsiasi forma di determinismo biologico/anatomico o culturale: essere anatomicamente uomini o donne, oppure essere educato in linea con gli stereotipi di genere, non determina di per sé che un uomo si senta uomo e una donna si senta donna. In realtà l’assunzione della propria identità sessuata prevede un lavoro soggettivo attorno ai condizionamenti anatomici, familiari e culturali.
La psicoanalisi considera l’identità dell’essere umano come costituita al suo fondo da un buco, da un vuoto di rappresentazione, ovvero non esiste nessuna identificazione, legame di parentela, ruolo sociale che possa dire chi sono veramente. Il genere rappresenta in qualche modo per la psicoanalisi ciò che si avvicina di più al nostro essere e da qui parte la spinta di ogni singolo individuo a cercare la risposta al “chi sono?” ricercando un’appartenenza al proprio genere. Spesso le persone portano in psicoterapia numerose questioni che riguardano il rapporto con la propria identità sessuata, tra queste: non sentirsi sufficientemente uomo o donna, essere in un corpo maschile ma percepire la propria identità di genere come femminile o viceversa, non riuscire a collocarsi in nessuno dei due generi etc. L’interrogazione sul proprio genere diventa dunque di fondamentale importanza per un individuo costantemente in perdita di identità, il quale attraverso questi interrogativi cerca di afferrare qualcosa del proprio essere.
Ma se l’anatomia o l’insieme delle norme culturali che definiscono cos’è un uomo o una donna, che stabiliscono le norme comportamentali e gli stereotipi legati al genere non sono sufficienti a fare di un uomo un uomo e di una donna una donna, cosa permette al processo di sessuazione di realizzarsi o al contrario di andare incontro ad una battuta di arresto? Proverò a rispondere a questa domanda attraverso l’analisi del film “Tutto sua madre” e servendomi di una prospettiva psicoanalitica che, ci tengo a precisare, rappresenta solo una tra le varie prospettive che fanno parte del panorama teorico che studia il processo di sessuazione.
1. La storia di Guillame
Guillame è un uomo di trent’anni, terzogenito di una famiglia dell’alta borghesia parigina, il quale vive sin dall’infanzia con innocenza e ingenuità la propria condanna alla “diversità”. La “diversità” di Guillame è stata decretata dal discorso familiare sin dalla sua infanzia e ciò lo riscontriamo già dalle prime battute del film in cui Guillame afferma: “Il primo ricordo che ho di mia madre risale a quando avevo circa cinque anni. Chiamò me e i miei fratelli per cena e disse ai ragazzi e Guillaume a tavola!. L’ultima volta che le ho parlato al telefono mi ha detto ti abbraccio mia cara”. Nonostante sia anatomicamente uomo Guillame viene considerato in famiglia come effemminato ed omosessuale. I fratelli lo prendono in giro dicendogli “sono cose da maschi, stanne fuori”, il padre lo guarda con perplessità e disprezzo perché non corrisponde al modello canonico di virilità, sua madre a volte lo chiama “mia cara” ed altre rimane in silenzio, non esprimendo una posizione in merito alla “diversità” di Guillame. Se il padre e i fratelli maggiori, rudi, atletici e virili, rappresentano per lui un modello comportamentale irriproducibile e lontano, Guillaume sembra riuscire a placare la confusione interiore solo nella vicinanza e nell’ammirazione cieca per la madre. Questa donna sofisticata e altera, seducente e glaciale allo stesso tempo, diventa per lui un modello inarrivabile da seguire ed emulare perfino nella camminata, nei gesti, nell’intonazione e nei gusti.
Dunque Guillame, non riuscendo a reperire la propria posizione sessuata, nell’identificazione al modello maschile, si lancerà in una ricerca, in un vero e proprio studio del mondo femminile, cercando di costruirsi un’identità sessuata sulla base di un processo di mimetismo con le donne che fanno parte della sua vita. Questa ricerca conduce Guillame a pensarsi come una ragazza e a definirsi eterosessuale, poiché “cosa c’è di più etero di una ragazza che ama i ragazzi?”. Tale soluzione sembra però non convincere del tutto Guillame e non alleviare la sua inquietudine e sofferenza. Più volte si lancia in locali principalmente frequentati da omosessuali cercando un incontro attraverso cui poter vivere la propria sessualità, ma al momento dell’atto sessuale Guillame si tira sempre indietro, fuggendo.
2. Il processo di sessuazione
Guillame bussa alla porta di diversi psicoterapeuti, al fine di venire a capo delle questioni riguardanti la sua identità di genere ed orientamento sessuale. Durante le sedute di psicoterapia immagina più volte di dialogare con sua madre, così come quando gli eventi della vita lo riportano a tu per tu con le sue questioni irrisolte fantastica di avere una conversazione con lei. Le sedute di psicoterapia diventano un luogo in cui Guillame può cominciare a fare un lavoro attorno alla questione dell’identità di genere. Guillame comincia a porsi diversi interrogativi: “cosa è un uomo? Esiste un unico modello di virilità? Perché se a differenza di molti uomini non amo lo sport non ho il coraggio di dirlo con fierezza?”.
Il lavoro cominciato durante le sedute di psicoterapia incontra un punto di svolta nel momento in cui Guillame conosce Amandine e se ne innamora perdutamente. L’incontro con Amandine rappresenta per Guillame un’illuminazione, lo porta a realizzare di essere un uomo eterosessuale che ama le donne. Ma il vero colpo di scena lo abbiamo nell’atto finale del film, precisamente nella scena in cui Guillame comunica a sua madre di essersi innamorato di una donna. A questa comunicazione sua madre si mostra incredula, reagisce con negazione ed opposizione, come se per lei questa notizia fosse inconcepibile. È solo ora che, osservando la reazione di sua madre, Guillame incontra la propria verità come rivelazione. Nella sua mente si susseguono un insieme di frasi prelevate dal discorso familiare, frasi che come i pezzi di un puzzle si compongono assieme per restituire a Guillame un quadro nitido del suo conflitto interiore. Guillame ricorda che, sin da quando era piccolo, sua madre era sempre insoddisfatta, insoddisfatta del rapporto col marito e con i due figli maschi i quali, nel corso della crescita, si erano sempre più avvicinati al loro padre prendendolo come modello imitativo. Vivendo un forte senso di solitudine all’interno della propria famiglia la madre di Guillame avrebbe desiderato avere una femmina come terzo figlio, al fine di colmare la propria mancanza. La nascita di un figlio maschio, Guillame, si pone di traverso rispetto al desiderio materno, scombinandone i piani. È in questa congiuntura che si crea un patto tacito tra Guillame e sua madre: pensarsi e atteggiarsi come una donna da un lato permette a Guillame di appagare parzialmente il desiderio materno di avere una figlia femmina, dall’altro gli consente di differenziarsi dai suoi fratelli e occupare una posizione speciale presso sua madre. Collocarsi nella posizione di chi deve colmare il senso di solitudine e la mancanza materna da un lato permette a Guillame di sentirsi il preferito, il più amato da sua madre, dall’altro però lo condanna alla posizione sacrificale di chi risponde esclusivamente al desiderio dell’altro, rendendolo incapace di assumere la propria identità sessuata di uomo che ama le donne. Nel momento in cui Guillame comunica a sua madre di amare una donna al di fuori di lei, crolla il castello di carta, si scoglie il loro patto tacito. È solo attraverso un faticoso lavoro psichico sulla sua storia e sul legame con sua madre che Guillame riesce dunque ad assumere in modo singolare la propria identità sessuata di uomo che ama le donne.
Conclusione
La storia di Guillame ci insegna che non è l’evidenza anatomica o le norme culturali che permettono a un individuo di assumere la propria identità sessuata. È sempre necessaria una certa quota di lavoro psichico soggettivo sui condizionamenti esercitati dall’anatomia, dalla cultura e dal discorso familiare. Tale lavoro psichico può risultare più o meno problematico a seconda dei casi e del discorso familiare all’interno del quale un individuo viene a nascere. La storia di Guillame in particolar modo ci insegna che il desiderio dell’altro (in questo caso della madre) assume un ruolo centrale nel processo di sessuazione dell’individuo, desiderio che può in alcuni casi favorire ed in altri rendere più difficoltoso il processo di sessuazione.
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