Articolo scritto dalla Dr.ssa Carlotta Margaux Bessi
“Penso che quest’uomo stia soffrendo a causa dei suoi ricordi” – Sigmund Freud, 1895.
Lo studio dell’inconscio e dell’elaborazione delle memorie passate ha origine antica all’interno della storia della psicologia, ma è grazie all’approccio EMDR che si è potuto, non solo dialogare con l’evento traumatico della persona, ma anche potergli dare degli strumenti per poterlo rielaborare.
1. Trauma e EMDR
L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, in italiano desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico. Scopo di tale approccio è quello di focalizzarsi sul ricordo dell’esperienza traumatica e, attraverso i movimenti oculari (o altre forme di stimolazione alternata dei due emisferi cerebrali), trattare quei disturbi legati ad un’esperienza particolarmente rilevante da un punto di vista emotivo.
Esempi di patologie che possono essere trattate attraverso l’EMDR sono: il disturbo post traumatico da stress (PTSD), la depressione, l’ansia (attacchi di panico o fobie) il disturbo ossessivo-compulsivo, le dipendenze (sessuali, alimentari, shopping compulsivo, internet, sostanze e gioco d’azzardo), i disturbi del comportamento alimentare (eating disorder), i traumi complessi e il disturbo di personalità borderline.
La patologia che porta la persona viene interpretata come “punta dell’iceberg” di un problema più profondo, e di conseguenza il focus è sui ricordi non elaborati rimasti bloccati all’interno della rete neurale; i comportamenti o le risposte attuali sono manifestazioni di traumi più o meno grandi non elaborati in precedenza.
L’EMDR si concentra quindi sui ricordi delle esperienze che hanno contribuito a sviluppare la patologia o il disagio attuale che presenta la persona; quasi tutte le disfunzioni attuali hanno radici esperienziali, in quanto il passato è presente.
Seguendo quest’ottica, si deduce che, se una persona è stata esposta a un evento stressante, svilupperà sicuramente un trauma, ma ciò non è così lineare: l’esposizione ad eventi stressanti riveste un ruolo fondamentale nell’esordio di numerose psicopatologie, soprattutto se sono presenti fattori psicosociali o di vulnerabilità genetica, ma non sono una prerogativa unica. Un chiaro esempio di traumi legati all’attaccamento o ad eventi di vita sono gli abusi sessuali, fisici, emotivi, testimonianze di violenze e atti di omissione genitoriale (fisica ed emotiva). Questi possono essere riconosciuti come fattori significativi legati a difficoltà psichiatriche in bambini e adulti. Infatti esperienze infantili sfavorevoli possono avere effetti significativi nella successiva regolazione emotiva e sui comportamenti disfunzionali.
2. Come funziona l’EMDR
Abbiamo sottolineato come l’approccio EMDR si focalizza sull’elaborazione dell’esperienza traumatica che ha contribuito allo sviluppo della psicopatologia attuale.
2.1 Come opera realmente l’EMDR?
Attraverso la stimolazione dei due emisferi cerebrali (quello destro più emotivo e quello sinistro più cognitivo), ed andando a desensibilizzare i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico, facendogli perdere la loro carica emotiva negativa.
L’elaborazione dei ricordi rimasti congelati per anni nella memoria, porta a una riduzione rapida o all’eliminazione della sintomatologia attuale; per la prima volta la persona vede il ricordo lontano e distante, modifica le valutazioni cognitive su di sé e incorpora le emozioni e le sensazioni fisiche in maniera adeguata.
È importante sottolineare come, con l’EMDR, non si vanno a cancellare i ricordi o gli eventi, ma si produce un distacco emotivo tale da percepire queste esperienze come passate, integrando il contenuto in modo funzionale nella prospettiva adulta della persona.
2.2 Come avviene questo cambiamento?
Durante le sedute di EMDR, in genere, c’è una quasi mancanza di input da parte del terapeuta, e non viene utilizzato nessuno strumento particolare se non il protocollo di riferimento e la relazione terapeutica instaurata stabilmente con la persona. Lo scopo è quello di non interferire con il lavoro di elaborazione che fa il paziente una volta stimolato a livello bilaterale; il collegamento di informazioni tra i ricordi sembra spontaneo, portato avanti dalla rete neurale che via via si sblocca.
Il terapeuta ha la totale fiducia nel paziente e nella sua mente.
Per quanto possa far paura rivivere la situazione traumatica che tanto è stata sfuggita a livello di pensiero, la persona adesso si trova in un setting terapeutico di totale sicurezza: si va a desensibilizzare il ricordo per promuovere un cambiamento della prospettiva cognitiva attraverso la narrazione del paziente, si ricolloca l’evento nel passato e si assimila e integra l’esperienza in maniera positiva.
L’EMDR va ad agire sul sistema innato che si è bloccato a causa del trauma, fornendo la spinta necessaria per una risoluzione adattiva e stabile per la salute psichica.
3. EMDR come approccio terapeutico empiricamente valido
L’approccio EMDR è basato sul modello di elaborazione adattiva dell’informazione (AIP), il quale vede l’informazione legata ad esperienze traumatiche non sempre elaborate completamente, ed immagazzinate in memoria insieme a pensieri ed emozioni sperimentate in modo distorto al momento dell’evento. Il trauma causa un’interruzione della normale elaborazione adattiva dell’informazione, che si traduce in un ricordo non elaborato e che viene trattenuto in maniera disfunzionale nella rete neurale.
Quindi, secondo il modello AIP, le esperienze elaborate sono alla base della salute mentale, e se questo processo non avviene in modo naturale, può essere ottenuto grazie all’EMDR: i ricordi affrontati tramite la stimolazione bilaterale si evolvono durante l’elaborazione stessa e sono successivamente immagazzinati attraverso un processo di ri-consolidamento adattivo.
Il ri-consolidamento dei ricordi è un processo neurobiologico che potrebbe spiegare gli effetti terapeutici dell’EMDR, in quanto va ad agire sui sintomi attuali che sono il risultato dell’attivazione di ricordi che sono stati immagazzinati ed elaborati in modo inadeguato.
Infatti, le informazioni bloccate nelle reti neurali continuano a provocare disagio nella persona, portando all’insorgenza di patologie anche a distanza di parecchi anni.
Attraverso il trattamento con l’EMDR è possibile alleviare la sofferenza emotiva, e permettere la riformulazione delle credenze negative riducendo lo stato di arousal fisiologico. La persona riuscirà finalmente a discriminare il pericolo reale da quello non reale (ad esempio nel PTSD), assegnare un significato positivo alle emozioni legate al ricordo traumatico, ed a integrare l’evento nella memoria.
Oltre ad essere riconosciuto in ambito scientifico e accademico da oltre 30 anni, ed essere dichiarato uno dei metodi evidence based per tutti i tipi di trauma, (dal PTSD a traumi di minore entità), uno dei contributi maggiori che ha offerto l’EMDR alla psicoterapia consiste nell’aver trovato la modalità per accedere alle informazioni immagazzinate nella memoria, stimolare l’elaborazione di queste informazioni e portarle alla risoluzione attraverso l’utilizzo di un protocollo di 8 fasi.
Infine, la ricerca recente sottolinea come grazie all’utilizzo dell’EMDR le persone possono beneficiare degli effetti di una psicoterapia che una volta avrebbe impiegato anni per sbloccare e rielaborare le stesse esperienze traumatiche.
Se senti che le tue esperienze passate hanno ancora un grande peso nella tua vita attuale, smettere di “fuggire” da queste e di provare a rielaborarle è il primo passo per la salute psichica.
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