Articolo scritto dalla Dr.ssa Fiorella Gillino
Le emozioni sono collegate al cambiamento (Damasio, 1999) e sono la risposta psicobiologia che diamo alle situazioni. Per questo motivo possiamo dire che le emozioni ci raccontano di noi stessi in rapporto a ciò che succede.
Lo psicologo Paul Ekman individuò, attraverso una ricerca interculturale, sei emozioni primarie, ovvero quelle che venivano riconosciute ed espresse da persone di numerosi Paesi con culture significativamente diverse tra loro. Queste emozioni sono: Rabbia – Paura – Tristezza – Felicità – Sorpresa – Disgusto – Disprezzo. Tra esse, ci sono anche le emozioni negative, che spesso vengono viste come qualcosa di brutto, da non provare, criticate e ci chiediamo “A cosa servono? Perché devo provare questo?”
È utile sapere che anche le emozioni negative servono! Infatti esse hanno un valore adattivo, ci permettono di affrontare situazioni pericolose e stressanti. Influenzano il nostro comportamento, le nostre scelte, la nostra parte emotiva collabora con quella razionale per prendere decisioni. Per questo motivo le emozioni negative non vanno eliminate o non sentite, ma bisogna comprenderle e gestirle.
1.Rabbia
Il corpo si attiva, aumenta il respiro, il battito, il calore percepito, l’agitazione, stiamo sentendo la rabbia e ci stiamo preparando ad reagire, infatti sentiamo una forza maggiore. Di fronte al pericolo una delle risposte possibili è la “lotta” e la rabbia è l’emozione che la accompagna, ci porta ad affrontare la minaccia. Questa non va confusa con l’uso della violenza, che si tratta di un comportamento inappropriato associato ad un’emozione appropriata. L’attivazione ci permette di reagire nel qui e ora in modo immediato, è una risposta istintiva, che riguarda il presente.
Arrabbiarsi può permetterci di superare un ostacolo, di risolvere un problema, di affermare le nostre opinioni e rinforzare una decisione. La rabbia indica il desiderio di cambiare qualcosa, una situazione o alle volte una persona.
La rabbia si sperimenta nelle relazioni e nasce nel momento in cui sentiamo che ci è stato fatto qualcosa di sbagliato o se ci sentiamo frustrati rispetto al comportamento dell’altro. È un segnale che il nostro cervello ci manda attraverso il corpo, che indica cosa pensiamo sia giusto e importante per noi e ci permette di poterlo comunicare, quindi può consentirci di affermare noi stessi nella relazione. Soffocare questa emozione ci impedisce di fare tutto ciò e a lungo andare, accumulando e accusando, la rabbia troverà un modo per uscire fuori in modi disfunzionali. Allo stesso tempo se la rabbia persiste allora diventa disfunzionale sia se riferita al passato sia se riferita al futuro.
2.Paura
La paura è invece l’emozione che accompagna la fuga, ci porta a evitare la minaccia oppure si può riconoscere la paura e decidere di affrontarla, quindi ci prepara alla minaccia. È un’emozione sul futuro, su ciò che potrebbe succedere, ma non è ancora successo e su pericoli che potrebbero essere previsti ed evitati. Questa emozione è quindi funzionale, ma se, passata la minaccia, la paura persiste in modo continuativo allora diventa disfunzionale. Le fobie, ad esempio, sono paure collocate fuori tempo e fuori luogo, infatti, solitamente sono associate ad eventi del passato. Quindi la paura è funzionale quando transitoria e in risposta ad una minaccia, è una risposta evolutiva che permette l’autoconservazione.
Nelle relazioni si vivono spesso diverse paure, come paura dell’abbandono, di essere feriti, traditi, di soffrire, di non essere in grado e così via. Riconoscere quale sia la propria paura e da dove nasce può permettere di condividerla con l’altro e superarla, decidere di affrontarla.
3.Tristezza
La tristezza è un’emozione collegata alla perdita reale o astratta di qualcosa, l’elaborazione che ne consegue, permetterà di sviluppare piani nuovi per il futuro. Al contrario delle altre due emozioni, si sperimenta tendenzialmente per un tempo maggiore, perché richiede un processo di adattamento alla perdita, che richiederà un tempo diverso in base all’entità del “lutto”. Quindi, anche la tristezza ci serve, ci segnala che per noi qualcosa non va bene e ci porta a prenderci del tempo per elaborare quanto ci sta succedendo. Potrebbe non esserci chiaro il cosa sentiamo e il perché, ma col tempo le cose diventeranno più chiare, si inizierà a star meglio e a riprogrammare il proprio futuro. La tristezza ci consente quindi di elaborare qualcosa che riteniamo spiacevole per noi e anche di stimolare un cambiamento.
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