Articolo scritto dalla Dr.ssa Giorgia Abate
1. L’adolescenza: un’evoluzione spesso incompresa
Cosa significa essere adolescenti? L’adolescenza è una tappa del ciclo vitale, il cui obiettivo è la formazione di un vero senso di identità. Spesso tale fase viene associata all’ambivalenza, ad una continua alternanza tra bisogno di indipendenza e bisogno di rassicurazione. Comunemente si potrebbe utilizzare il detto “nè carne nè pesce”, in quanto l’adolescenza è una fase di passaggio, in cui non si è né bambini, né adulti, né completamente indipendenti, né totalmente dipendenti. Così, l’adolescente è colui che lotta ogni giorno per costruire il suo Io, la sua personalità, accettando e integrando i diversi cambiamenti che questa fase della vita porta con sé.
1.1. L’evoluzione del corpo
I primi segnali di cambiamento sono evidenti, in quanto è il corpo a evolversi. La crescita della peluria, la comparsa del seno per le ragazze, il cambiamento della voce per i ragazzi, sono tutti segnali di qualcosa che sta cambiando. Questo può essere fonte d’angoscia per il ragazzo o la ragazza che, da bambino interessato ai giochi, si trova improvvisamente catapultato in uno scenario di vita diverso. Il famoso “mondo degli adulti” che sembrava così lontano fino a poco tempo fa, sembra adesso un pò più vicino e questo può essere connesso ad importanti emozioni. Dal punto di vista biologico, gli ormoni non intervengono solo a livello corporeo, ma modificano anche la regolazione emotiva. Ecco perché spesso gli adolescenti possono reagire con esplosioni di rabbia, crisi di pianto o comportamenti inspiegabili, che possono causare disorientamento non solo nelle figure genitoriali, ma anche per loro stessi.
1.2. L’evoluzione del gruppo
Nel periodo adolescenziale, a cambiare non è solo il corpo, ma anche il gruppo dei pari. Se durante l’infanzia lo sviluppo sociale avviene per lo più all’interno del sistema familiare, durante l’adolescenza questo cambia. Il gruppo dei pari assume un importante significato, in quanto permette all’adolescente di “uscire” fuori dalla famiglia, sperimentando così la possibilità di separarsi e, al contempo, sentire di appartenere. Avere un linguaggio comune, vestirsi in modo simile, sono aspetti fondamentali per incrementare l’identità del gruppo e sentire di farne parte. Questa identificazione permette di staccarsi dal passato infantile ed il confronto con gli altri è inevitabile e necessario per la costruzione del proprio Io, cioè della propria identità.
2. Essere genitori di figli adolescenti: “non lo riconosco più”!
Può capitare che gli adulti si ritrovano spaesati di fronte a figli che, fino a non molto tempo prima, ricordavano ubbidienti e tranquilli. Spesso i genitori affermano di non sapere come comportarsi di fronte alle prime litigate con loro. Porte chiuse in faccia, peggioramento improvviso dell’andamento scolastico, momenti di tristezza assoluta in cui gli adolescenti appaiono inconsolabili, possono creare preoccupazione nelle figure genitoriali\educative. Di fronte a questi cambiamenti, sicuramente anche un cambiamento nel modo di avvicinarsi e interagire con loro è necessario. Ma quale? Non esiste un manuale d’istruzione o una guida che vada bene per tutti gli adolescenti, in quanto ogni ragazzo\a avrà le proprie esigenze, le proprie paure, le proprie insicurezze.
2.1. Porte chiuse: può far male
I genitori non sono pronti a vedersi chiudere le porte in faccia, a sentirsi rifiutati, a sentire che i figli non hanno più lo stesso piacere di prima di trascorrere del tempo con loro e preferiscono uscire con gli amici. Questo cambiamento porta con sé sicuramente un’emozione di tristezza, in quanto si sente di perdere un tempo passato insieme e che, da questo momento in poi, il figlio non avrà più bisogno di lui allo stesso modo di come era stato fino ad ora.Se tutto questo fa parte del gioco, tuttavia, potrebbe capitare che il genitore si senta meno speciale ed unico nel suo ruolo di figura indispensabile per la crescita e questo potrebbe innescare un circolo vizioso di colpe e recriminazioni. La ferita genitoriale potrebbe essere percepita dal figlio come una colpa nel crescere e, di fronte a questo, egli potrebbe reagire in due modalità: rimanendo “Il bambino di sempre”, rinunciando così alla possibilità di crescere e di sperimentarsi come adolescente indipendente; ribellandosi ancor di più, per vedere fino a che punto poter tirare la corda, sperando che non si spezzi.
2.2. Entrare in punta di piedi
Sebbene non esista un manuale d’istruzione e che l’inevitabile distacco possa fare male, assumere un atteggiamento iperprotettivo\ ansioso (bussare sempre alla porta) o, viceversa, un atteggiamento di distacco (“tanto non hai più bisogno di me, veditela da solo”), potrebbe essere controproducente. Utilizzando la metafora della porta, potremmo pensare che riesce a entrare solo il genitore che, con pazienza, interpreta il distacco del figlio non come un rifiuto a lui in quanto tale, ma come una fase inevitabile del ciclo di vita, in cui il figlio ha bisogno di sentirsi comunque compreso e sostenuto da lui, anche nel distacco! Così, per accedere a quel mondo adolescenziale, a volte incomprensibile agli occhi degli adulti, la chiave potrebbe essere una relazione affettiva calorosa e accogliente, a cui sentire di appartenere e da cui sentire di potersi separare, senza sensi di colpa.
Stai attraversando un momento difficile? Prenota una sessione e inizia ora a risolvere i tuoi problemi, attraverso l’aiuto della Dr.ssa Giorgia Abate.