Fobie specifiche: sintomi, cause e cura

Fobie specifiche sintomi, cause e cura

Articolo scritto dal Dr. Francesco Renna

Le fobie specifiche sono una tipologia di disturbo ansioso tra i più frequenti e comuni,  in questa categoria possiamo inserire tutte le fobie, escludendo solo l’agorafobia e la fobia sociale. Nel seguente articolo cercheremo di dare un quadro esaustivo, spiegando cosa sono, quali sono le possibili cause, come si manifestano e quali sono gli strumenti per superale e vincerle.

1. Cosa sono le fobie specifiche 

Per fobia specifica si intende una marcata ed intensa paura (dal greco phobos) verso specifiche situazioni, sensazioni, oggetti o animali. Si manifesta con ansia e timore, spesso intollerabili, tutte le volte che lo stimolo fobico si presenta realmente o anche solo nell’immaginarlo o pensarlo. 

Lo stimolo viene percepito come minaccioso e pericoloso in misura eccessiva rispetto al reale pericolo, scatenando una risposta con marcata ansia e conseguente evitamento dello stimolo. Spesso l’evitamento diventa l’unica alternativa possibile e chi lo attua organizza la propria vita cercando di sfuggire al contatto con lo stimolo fobico. A volte questo tipo di risposte limita la quotidianità oltre a creare uno stato di forte ansia e sofferenza psicologica.

Tra le fobie più diffuse troviamo quelle legate agli animali (zoofobie), agli spazi chiusi (claustrofobia), del sangue (emofobia) o di volare (aviofobia). La possibilità che alcuni oggetti o situazioni possano diventare causa di una fobia specifica sono molto variabili a seconda dell’esperienza della persona che ne soffre. Si contano infatti più di 500 tipologie, anche se la maggior parte sono molto rare.

2. I sintomi

Affinché venga diagnostica una fobia specifica, il manuale di riferimento per le diagnosi in ambito clinico (DSM-5, APA, 2013) descrive i seguenti sintomi e manifestazioni: 

  1. L’oggetto fobico provoca paura e ansia immediate,
  2. L’oggetto fobico viene evitato o vissuto con paura e ansia marcate,
  3. La paura e l’ansia sono eccessive rispetto al reale pericolo rappresentato dallo stimolo fobico,
  4. La paura e l’ansia sono sempre presenti e durano più di 6 mesi,
  5. La paura e l’ansia causano forte disagio e compromettono il funzionamento relazionale, lavorativo e sociale per la persona.

Quest’ultimo aspetto sintomatologico è di molta importanza per un eventuale intervento. In  quanto spesso alcune fobie, seppur presenti e costanti, non rappresentano una forte limitazione per l’individuo che ne soffre. Perché l’oggetto che le provoca potrebbe presentarsi raramente (o mai) e non influenzare negativamente la vita e la quotidianità della persona (ad esempio: avere la fobia dei serpenti e vivere in un luogo in cui i serpenti non ci sono). Al contrario, qualsiasi altra fobia che limita in modo costante la vita (ad esempio evitare di prendere gli ascensori vivendo in una metropoli con molti grattacieli) rende questo tipo di problematica estremamente invalidante.

3. Le cause delle fobie specifiche

Pur non essendoci una spiegazione univoca, negli anni svariate teorie hanno cercato di spiegare le cause e l’origine dell’insorgenza delle fobie specifiche. 

Alla fine dell’800, tra i primi a teorizzare l’origine delle fobie fu Freud che individuava come loro causa l’angoscia che nasce da conflitti inconsci che vengono trasferiti esternamente sull’oggetto fobico. In questa visione le fobie rappresenterebbero delle difese che proteggono l’individuo da angosce profonde non altrimenti elaborabili.

Più recentemente, alcune teorie mettono l’accento sull’aspetto genetico, in quanto le persone con una fobia erediterebbero una peculiare vulnerabilità ad un certo tipo di paura dai familiari.

Ultimamente le teorie più accreditate sono quelle cognitivo-comportamentali, secondo le quali l’apprendimento di alcune risposte fobiche dai familiari, influenzino lo sviluppo di specifiche fobie. Ad esempio l’osservazione di un genitore con una fobia porta ad una risposta ansiogena appresa. 

Inoltre, se nel corso della crescita un bambino subisce un trauma questo può essere associato ad alcuni elementi a scatenare per associazione una risposta di paura e fobica. Ad esempio se un bambino viene attaccato da un animale da piccolo può sviluppare una determinata fobia per quell’animale che ha generato l’esperienza traumatica.

4. Come superare una fobia specifica

Al momento la ricerca scientifica ha trovato numerosi supporti e tecniche per il superamento delle fobie. 

Un valido aiuto (spesso in combinazione con la psicoterapia) è rappresentato dai farmaci (soprattutto ansiolitici in unione con farmaci inibitori della serotonina e antidepressivi) che favorirebbero la riduzione del sintomo ansioso e delle sensazioni fisiche legate ad esso, ma che risulterebbero meno efficaci per quanto riguarda l’evitamento.

La psicoeducazione (il processo di corretta informazione) sulle paure e la consapevolezza corporea basata sul respiro per aumentare il rilassamento aiuta la persona a gestire i momenti di intensa ansia e paura.

Il Training Autogeno ha dimostrato buona efficacia con gli stati ansiosi, è un allenamento che consente un apprendimento graduale di esercizi per raggiungere stato di benessere psicofisico, aumentando la consapevolezza di sé e raggiungendo uno stato di rilassamento corporeo. 

Anche l’agopuntura, tecnica cinese, si è dimostrata essere di supporto perché aiuta a coordinare la nostra mente con l’apparato muscolo-scheletrico in contrasto con gli stati di tensione provocati dall’ansia.

5. Come curare una fobia specifica

Ad oggi la cura più efficace per le fobie specifiche è la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT). Le evidenze scientifiche hanno dimostrato come questo orientamento rappresenterebbe la cura migliore per questa tipologia di problematica.

La tecnica più utilizzata dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale è l’esposizione: attraverso la quale la persona viene esposta alla situazione o all’oggetto temuto, con lo scopo di rompere la connessione tra stimolo e risposta fobica. L’esperienza di contro-apprendimento avviene in un contesto terapeutico tollerabile e per riuscire ad affrontare lo stimolo temuto senza attuare l’evitamento. 

Esistono vari tipologie di esposizione:

  1. esposizione dal vivo: si tratta di esporsi allo stimolo fobico in un contesto terapeutico rassicurante e con il supporto costante del terapeuta, in modo da attraversare lo stato ansioso sino alla sua completa remissione,
  2. esposizione graduale: l’esposizione avviene gradualmente, dall’esperienza meno ansiogena fino quella più intensa con l’obiettivo di avvicinarsi progressivamente alla completa gestione della paura. L’avvicinamento progressivo a situazioni sempre più forti emotivamente avviene in maniera sempre oculata e solo se il paziente si sente a proprio agio,
  3. esposizione immaginativa: in questo caso si chiede alla persona di immaginare le situazioni che generano ansia e paura. A questa tecnica si può associare la desensibilizzazione sistematica in cui si accosta lo stato ansiogeno ad uno stato di rilassamento guidato che favorisce nuovi associazioni tra lo stimolo fobico e sensazioni gradevoli, creando nuovi apprendimenti.

In questa breve guida abbiamo cercato di riassumere in maniera esaustiva le caratteristiche e le cause delle fobie specifiche, provando a dare alcune indicazioni cliniche per poter comprendere e affrontare le paure. Pur apparendo, a volte, un problema insormontabile che causa sofferenza ed isolamento, esistono soluzioni e supporti validi per superare in modo efficace questa problematica.

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