Gestione del peso corporeo: il ruolo della psicologia

Articolo scritto dalla Dr.ssa Enrica Esposito 

In questo articolo vedremo dove origina il desiderio di voler corrispondere ad una determinata immagine corporea. Ci soffermeremo su quali sono i bisogni emotivi soggiacenti la fame, cosa vuol dire gestire il peso corporeo e cosa evitare per non incorrere in una relazione disfunzionale col proprio corpo e con l’alimentazione.

1. Cosa si intende con peso corporeo?

Il peso corporeo o peso forma è un concetto introdotto nella pratica medica ed è uno dei dati più importanti della fisiologia e della salute dell’individuo. Infatti, secondo la scienza medica esistono dei valori prestabiliti di misurazione del peso corporeo. Quando il peso corporeo della persona rientra in un intervallo di valori adeguato si parla di normopeso. Invece, quando la persona presenta, rispetto a questi indicatori, un decremento di peso che va al di sotto della soglia si dice che il soggetto è in una condizione di sottopeso. Mentre quando i valori del peso corporeo dell’individuo presentano livelli superiori il range prestabilito si parla: di sovrappeso quando sono moderatamente superiore e di obesità se superano di molto la soglia. Il peso corporeo in medicina è inteso, quindi, come un indicatore generico di uno stato fisico di benessere e di patologia. 

2. Cosa vuol dire Gestione del peso corporeo?

La società occidentale contemporanea propone un’ideale di bellezza che esalta i canoni estetici di magrezza. Un modello di corpo: tonico, muscoloso, snello e con forme ben arrotondate. Questo modello ideale di forma fisica, inoltre, è rappresentato e diffuso attraverso ogni canale di comunicazione: programmi televisivi, riviste, pubblicità, film e social media. L’immagine corporea assume sempre più importanza per le persone che al fine di sentirsi accettati e voluti dall’altro cercano di aderirvi ad ogni costo. Tutto ciò ha visto il diffondersi nella società di una notevole preoccupazione per il peso e la forma del proprio corpo. In coloro che non riescono a raggiungere tale ideale si fanno spesso strada sentimenti di fallimento, colpa e delusione. Genericamente con il termine gestione facciamo riferimento alla necessità di controllare qualcosa, mettendo in atto comportamenti e azioni, cosicché possa rientrare in un intervallo di valori ritenuti desiderati.  La gestione del peso corporeo, dunque, riguarda la tendenza a mettere in atto comportamenti volti a tenere sotto controllo il proprio peso al fine di corrispondere ad una specifica idea di bellezza che si possiede e alla quale si vuole corrispondere. La spinta a voler aderire ad un modello precostituito può però divenire un’idea fissa che spinge a mettere in atto condotte disfunzionali e alle volte patologiche. Vediamo insieme alcuni di questi comportamenti.

  • DIETE IPOCALORICHE E SALTARE I PASTI: questo innesca un meccanismo controproducente che si verifica quando dopo un periodo di dieta ferrea e/o di rigide rinunce alimentari si tende a mangiare più di prima e in modo scorretto, così si riprende in breve tempo il peso perso o addirittura lo si aumenta (effetto yo-yo).
  • PRATICARE UN’ECCESSIVA ATTIVITA’ FISICA: sulla scia del senso di colpa non riuscendo a compiere rinunce alimentai dopo aver mangiato si genera il pensiero di dover eliminare più calorie di quella che si sono consumate mettendo in atto un’intensa pratica di esercizi fisici. Ciò indurrebbe, tuttavia, ad un circolo vizioso poiché più si consuma più il corpo richiede calorie e dunque cresce la fame provata.
  • VOMITO: si tratta di un meccanismo autoindotto di espulsione gastrica al fine di eliminare il cibo ingerito. Questo oltre a provocare danni fisiologici nel tempo tende a cristallizzarsi nelle più gravi forme in disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

2.1 Emozioni e Gestione del peso corporeo 

La cultura di un’alimentazione sana ha centrato il proprio lavoro sul che cosa e quanto mangiare dimenticando, tuttavia, l’importanza del come mai e quando farlo. Corpo e Mente sono interconnessi. Esiste una forte relazione tra le emozioni che sperimentiamo e la scelta che facciamo di quali alimenti mangiare e in che modalità assumerli. Infatti, il modo in cui affrontiamo e gestiamo le nostre emozioni ha un’azione diretta sul nostro modo di mangiare. Secondo Cooper et al. (1998) il non riuscire a gestire gli stati d’animo negativi influisce nella comparsa e nel protrarsi dei disturbi del comportamento alimentare. Si mangia non solo per appetito e bisogno di saziarsi ma anche per colmare i vuoti affettivi e affrontare le emozioni sperimentate come negative: la tristezza, la rabbia, la vergogna, la delusione, l’ansia. Ad esempio in momenti di forte stress molte persone tendono a reagire mangiando in maniera disorganizzata. Bisogna ricordare che quando mangiamo spinti non dall’istinto ma da bisogni più profondi inconsci stiamo tentando di placare la nostra fame non fisica ma emotiva.  Il nutrimento, d’altronde, è la prima forma di amore e di accudimento della quale facciamo esperienza nella nostra vita. Il cibo è così investito anche di un grande valore emotivo ed usato al fine di consolarsi e per placare stati d’animo sentiti come intollerabili, mancanza di affetto, le preoccupazioni e per far fronte agli eventi negativi della quotidianità.

2.2 L’influenza dell’immagine corporea nella gestione del peso

Peso e forma del corpo sono elementi fondativi della propria immagine e nel costituirsi della propria identità ed hanno un grande valore per la propria autostima.  Lo sviluppo dell’immagine corporea presume l’interazione dinamica di più livelli che si integrano e si influenzano reciprocamente: cognitivo, affettivo, percettivo (Garner & Dalle Grave 1999). La percezione della propria immagine corporea come negativa spesso si associa a sentimenti di inadeguatezza e di bassa autostima.  Il sentirsi costantemente esposti allo sguardo dell’altro, esperito come giudicante, spinge a mettere in atto comportamenti volti al controllo e alla gestione del peso corporeo. Quando non si riesce a raggiungere gli standard corporei desiderati è molto forte anche la paura di essere respinti e denigrati dagli altri. 

3. Come può essere d’aiuto la Terapia Psicologica nella gestione del peso corporeo?

La relazione con il cibo è, dunque, molto complessa ed influenzata da fattori psicologici inconsci. Gli aspetti psicologici ed emotivi che entrano in gioco hanno un enorme influenza anche sull’aderenza a un regime alimentare regolare che aiuti a mantenere il peso costante nel tempo. Un percorso psicoterapeutico, qualunque sia l’orientamento, può aiutare a comprendere il significato simbolico personale che si attribuisce al cibo, può favorire la comprensione delle motivazioni che spingono a mangiare in eccesso ed i bisogni sottostanti. Nella gestione del peso corporeo la terapia psicologica è un fondamentale alleato. 

 3.1 Psicoterapia sistemico-relazionale

La Psicoterapia sistemico-relazionale aiuta la persona ad avere una maggiore consapevolezza della complessità della relazione che ha col cibo, della possibilità di scegliere il come, quando e perché mangiare andando oltre il concetto di quantità e qualità. Questo tipo di terapia si basa sull’assunto che il comportamento dell’individuo prende senso nel contesto relazionale di appartenenza. Come detto in precedenza, la nutrizione è il primo atto di cura ma anche di relazione con l’altro. L’alimentazione è anche un canale comunicativo privilegiato e può essere usata per esprimere un proprio disagio, come avviene nei D.C.A. . La psicoterapia sistemico-relazionale modifica il modello relazionale disfunzionale che la persona ha interiorizzato con il cibo e stimola le risorse della persona per fare fronte alle difficoltà che sperimenta. Questo orientamento terapeutico mostra la possibilità di considerare un’alternativa alla decisione di mangiare 

3.2 Psicoterapia cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo comportamentale aiuta il paziente a individuare le credenze distorte e i pensieri irrealistici che guidano il comportamento alimentare e che interferiscono con la gestione del peso corporeo. Cambiando le distorsioni cognitive che possiede e i suoi pensieri auto-sabotanti il paziente può aumentare la fiducia in sé e imparare a motivarsi ad avere un maggiore mantenimento e una migliore gestione del peso corporeo.

Altro tipo di terapia è la Terapia cognitivo-comportamentale migliorata (CBT-E). Scopo del trattamento sono i meccanismi chiave responsabili delle difficoltà legate all’alimentazione, che vengono ricostruiti attraverso un lavoro congiunto di terapeuta e paziente. Viene strutturato così uno schema di auto-valutazione disfunzionale che porta il paziente a conoscere le sue difficoltà col cibo e col proprio corpo. Questo tipo di trattamento è affiancato anche da interventi di psico-educazione che rendono la persona consapevole dei pensieri, dei comportamenti e delle emozioni che agiscono nelle sue difficoltà con l’alimentazione e il corpo. Al termine del percorso terapeutico la persona imparerà a liberarsi dalle preoccupazioni per il peso, la forma del corpo e il controllo dell’alimentazione.

3.3 Mindful Eating

L’applicazione della mindfulness all’alimentazione è’ una pratica che conduce ad una scelta consapevole di come mangiare. La Mindfulness si basa sulla meditazione, attraverso esercizi mirati  la persona prende contatto con il proprio corpo e impara a prestare attenzione alla propria esperienza immediata. Ascoltarsi consente di sviluppare consapevolezza dei segnali fisici e psicologici del senso d’appetito provato. La persona diviene, in questo modo, consapevole del momento dei pasti. Impara ad allenare ed ascoltare i cinque sensi nella scelta degli alimenti da assumere cosicché non siano solo nutrienti per il corpo ma anche piacevoli.

Conclusioni

La gestione del peso corporeo è un concetto multidimensionale che riguarda: la salute, l’immagine che si possiede del proprio corpo, la relazione con l’alimentazione e le emozioni provate. Da quanto fin qui esposto, si può comprendere che un percorso psicoterapeutico può aiutare ad acquisire consapevolezza delle emozioni, dei pensieri e delle abitudini del proprio comportamento alimentare modificandolo positivamente. 

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