Articolo scritto dalla Dott.ssa Mara Ronchi
Candidato al Premio Bancarella 2017, “Gocce di veleno” (Giunti Editore) di Valeria Benatti, è un romanzo travolgente, forte, con una narrazione a tratti disturbante essendo molto cruda e diretta da far venire la pelle d’oca.
Racconta una relazione amorosa, violenta, una storia che lede la dignità e l’identità di una donna, Claudia, la protagonista. Un amore malato, un legame a senso unico, non paritario, asimmetrico, fatto di abusi e violenza.
La violenza è sottile, subdola, psicologica. È un tormento costante e intenzionale, fatto di minacce verbali e gelosia. È un voler prevaricare e controllare, è una relazione di potere, quello di lui, Barbablù.
È un libro crudo e utile, quello che l’autrice dedica alle donne maltrattate e a tutti coloro che sottovalutano e/o ignorano il fenomeno della violenza contro le donne, con l’intento di aiutare chi è vittima a chiedere aiuto rivolgendosi ai centri antiviolenza.
1. Trama
Claudia, trentasei anni, single, senza figli, un lavoro da editor che le piace a Milano, possiede un appartamento ed è circondata da amici e amiche.
Una ragazza qualunque.
Nelle prime pagine appare una donna sicura di sé, autonoma, colta e decisa. Un giorno incontra Barbablù, tale Manfredi, un uomo misterioso e attraente, più anziano che la fa innamorare perdutamente.
Inizia tra i due una relazione basata sul sesso: Barbablù non vuole impegnarsi, preferisce avere anche altre frequentazioni e non vuole soffrire perché odia le donne, le usa, le prende poi le getta. La donna è un oggetto per lui, da tenersi stretta per ogni necessità.
Claudia, con il trascorrere del tempo inizia a sviluppare una vera e propria ossessione nei confronti di Barbablù, lo ama ed è convinta che il suo amore lo farà cambiare.
Lei non sa comprendere l’amore, ne ha quasi paura fino a sottomettersi e a lasciarsi andare completamente pur di non perderlo e quell’amore, lei lo offre ossessivamente e in maniera sbagliata ad un uomo pericoloso.
La donna arriva a rinunciare a sé stessa, alla sua famiglia, ai suoi amici, più in generale alla sua vita. “Mi modifico, mi reprimo, mi cancello” si legge dal libro.
Si annulla completamente per lui, perdonando i suoi continui tradimenti, assecondando tutte le sue richieste.
Non capisce di essere in pericolo, caduta nella trappola di un narcisista e manipolatore.
Lentamente si fa strada in Claudia la consapevolezza di vivere un rapporto malato e pericoloso.
Fino a quando un giorno, all’improvviso, vede negli occhi di lui lampi di odio puro e finalmente si spaventa.
A quel punto la storia cambia, diventa un’altra storia, antica, rimossa, che risale indietro nel tempo, fino alle origini del suo male d’amore. Decide di non vedere più Barbablù e chiede aiuto ad un centro antiviolenza, Cerchi D’acqua.
Claudia inizia un viaggio doloroso verso la guarigione. Un viaggio che ogni donna dovrebbe affrontare per conoscere sé stessa e superare la propria, piccola o grande, ferita amorosa.
Qui incontra Sara e insieme intraprendono il percorso di fuoriuscita dalla violenza, andando a cercare risposte indietro nel tempo, in un passato completamente dimenticato ma in grado di influenzare la vita presente e le relazioni di Claudia.
2. La rinascita: un messaggio di speranza
Attraverso uno stile pungente, che stride, autentico, immediato, rigido, a volte crudo e senza filtri, la Benatti narra di un vero e proprio viaggio di rinascita, dimostrato dai diversi titoli delle sezioni in cui è ripartito il romanzo, quasi fossero degli step: Amour fou, Ossessione, Rivelazione e Approdo.
Racconta, senza risparmiarsi, la discesa di Claudia nell’inferno della violenza e la sua lenta e faticosa risalita.
Un processo di guarigione interiore che condurrà Claudia a riflettere sul proprio passato che ha sempre condizionato la sua vita e influito negativamente nel modo di relazionarsi.
Questo romanzo vuole essere un messaggio di speranza per una possibile rinascita rivolto a tutte quelle donne che si trovano ingabbiate come Claudia in una relazione tossica.
Il coraggio di Claudia è il coraggio delle donne “sopravvissute” che ce l’hanno fatta ed hanno ricominciato o cominciato a vivere riprendendo prendendo in mano la propria vita per farne qualcosa di bello, nonostante tutto.
3. La violenza di genere
Definizione:
“Ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata”
(Dichiarazione sull’eliminazione delle violenze contro le donne, Assemblea generale della Nazioni Unite 1993)
4. Violenza psicologica: cos’è e come riconoscerla
La violenza psicologica comprende tutti quei comportamenti che ledono la dignità e l’identità della donna. Ha un grande potere distruttivo in particolare quando si manifesta in sottili, meccanismi comunicativi all’interno dei rapporti di intimità. È subdola, invisibile e difficile da riconoscere e da dimostrare.
La violenza psicologica non riporta effetti fisici evidenti, come troviamo invece in quella fisica o in quella sessuale, ma i suoi effetti sono più difficili da riconoscere, sia per la vittima stessa che per un osservatore esterno.
Tra i comportamenti più comuni adottati dai maltrattanti nei confronti delle donne vittime di violenza psicologica, troviamo:
- svalorizzazione di sé, la derisione anche in pubblico e continue critiche e offese, alle sue idee, alle persone a cui è legato e alle cose che fa.
La vittima viene continuamente svalutata fino ad indurla a credere di non valere nulla, viene trattata come un oggetto negandone autonomia e personalità.
La donna viene sminuita nella sua femminilità e sessualità. - trattarla come un oggetto e considerarla come una proprietà. Le viene richiesto di cambiare il proprio aspetto per compiacere il partner. Le viene impedito di avere contatti autonomi con il mondo esterno. È presente un controllo ossessivo da parte del partner che manipola il suo stato psichico facendole assumere comportamenti diversi da quelli che lei vorrebbe.
- eccessiva attribuzione di responsabilità costringendola a farsi carico di tutte le spese famigliari, accusandola di tutte le difficoltà che possono avere i figli. Viene inoltre privata dei contatti sociali e dei rapporti con la famiglia.
- distorsione della realtà oggettiva criticando continuamente la visione della donna, facendola sentire in colpa continuamente.
- paura, minacciando la donna di fare danni ai suoi beni personali. Minacciando la donna di percosse. Rompere gli oggetti e sbattere le porte. Minacciare la donna di toglierle i figli. Minacciare la donna di uccidersi se lei non fa quello che lui vuole. Minacciare la donna con armi.
- stalking, seguire la donna nei suoi spostamenti. Fare incursioni sul posto di lavoro al fine di provocare il suo licenziamento. Far sentire la donna sempre in pericolo e controllata. Fare continue telefonate sul suo telefonino o sul posto di lavoro.
Conclusioni
La violenza sulle donne è un fenomeno trasversale ai contesti di origine, ma si può manifestare con discriminazioni diverse in base al contesto culturale di appartenenza (mutilazioni genitali, aborto selettivo per sesso, etc.).
Le donne possono subire violenza sia nei contesti lavorativi che nella vita domestica, dentro e fuori le mura di casa.
In questo articolo è stata trattata la violenza psicologica ma esistono altri tipi di violenza: fisica, economica, sessuale, stalking, spirituale e assistita.
La violenza provoca un trauma profondo che colpisce tutti gli aspetti della vita della persona. Le donne trovano strategie per difendersi dal dolore che apparentemente appaiono funzionare, poi col tempo si rilevano inefficaci. Di conseguenza, se non ricevono sostegno adeguato, le vittime possono sviluppare disturbi psicologici come attacchi di panico, disturbi alimentari, disturbi del sonno, disturbi psicosomatici.
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