Articolo scritto dalla Dr.ssa Melania Vinciarelli
Fin dagli esordi della letteratura il mondo del fantastico, del lontano da noi ha sempre attratto le menti. Molti nati nella generazione tra anni 80 e 90 sono cresciuti con Harry Potter e la sua saetta che ha dato il via a svariati mondi del fantasy diventati territori sempre più esplorati nella quotidianità.
Questi testi, così come il mondo dei videogiochi vengono talvolta visti come possibili “fughe dalla realtà”, fughe da un mondo che non è più sufficiente e che non ci permette di affrontare la quotidianità con abbastanza profondità. Ritengo tuttavia che questa possa essere una visione parziale e certamente riduttiva dell’importanza della magia nella vita di ogni individuo, grande o piccino che sia.
1. Il valore psicologico della lettura fantasy
Il mondo che J.K. Rowling ha creato è capace di descrivere e di inserire tra le pagine temi profondi e stimolanti, evolvendo la “semplice storia fantasy”, a tal punto da far sì che il “fenomeno” Harry Potter fosse studiato anche in psicologia e in letteratura, dove si trovano moltissimi articoli e libri che interpretano in chiave psicologica alcuni passaggi del testo.
Varie ricerche svolte in diversi paesi mostrano come la lettura di narrativa letteraria possa influenzare il modo in cui i lettori pensano e agiscono. La narrativa offre una simulazione della vita sociale che sfida i lettori a capire le motivazioni e i punti di vista dei personaggi; inoltre il mondo del fantasy permetterebbe anche di favorire l’empatia e cambiare gli atteggiamenti. L’esperienza immersiva di usare la propria immaginazione per comprendere i personaggi in un mondo immaginario, in particolare quelli diversi da noi, con cui però sentiamo di identificarci, può aiutare perfino, secondo alcune ricerche a ridurre i pregiudizi. L’immaginazione, ha detto J. K. Rowling nel suo discorso di inaugurazione del 2008 ad Harvard, è “il potere che ci consente di entrare in empatia anche con persone con cui non abbiamo mai condiviso direttamente esperienze”.
2. Magie terapeutiche
“Le parole sono la nostra massima e inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo” scrive la Rowling attraverso le parole di Silente, preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Nel mondo di Harry Potter, le parole, strumento principe della tecnica psicoterapica, svolgono un ruolo fondamentale, nell’utilizzo di incantesimi, attivati da espressioni specifiche, da pronunciare nella maniera corretta e con la giusta intensità. Vi sono dunque parole che creano, così come parole “proibite”, ad esempio quelle che evocano le maledizioni senza perdono o quella che verbalizza il nome del mago più oscuro mai esistito: Voldemort. La paura di richiamare il ricordo dei tempi bui dove questo individuo dominava il mondo magico è talmente forte che -quasi- nessuno è disposto a pronunciarne il nome. È proprio questo evitamento tuttavia a contribuire a mantenerne intatta la leggenda ed il terrore. Coloro i quali some Silente riescono (o imparano) a dirne il nome integralmente, mostrano come sia possibile nominarlo ed uscendo di metafora si potrebbe dire anche affrontare il temibile ed oscuro avversario. Allo stesso modo in psicoterapia vi sono tanti piccoli o grandi Signori Oscuri, pensieri ed emozioni, vissuti come vergognosi o forieri di senso di colpa, e di conseguenza innominabili. Riuscire a nominare l’innominabile insieme al terapeuta, spogliandolo progressivamente dell’impatto emotivo che lo contraddistingue, può permettere di iniziare a mentalizzare tali stati emotivi così da elaborarne la simbolizzazione.
Altro esempio terapeutico nella narrativa della Rowling è il Pensatoio, bacile di pietra usato per contenere ed esaminare i ricordi. Il primo passo è portare la bacchetta magica alla tempia per estrarre i ricordi dalla mente: si può utilizzare poi il pensatoio per riesaminare e riordinare ricordi particolari, e rivivendo la scena vi è anche la possibilità di cogliere dettagli non notati o di rielaborare tali contenuti grazie ad una guida esterna e ad un occhio in più; così come in psicoterapia si parte proprio dai ricordi del paziente per percorrere insieme scene ed episodi, scoprendo insieme nuove chiavi di lettura, offrendo anche un punto di vista nuovo. Ciò permette al paziente di notare dettagli non ricordati o non considerati prima, favorendo una nuova lettura dell’evento.
Un altro aspetto interessante della saga magica è inoltre la vicinanza tra le formule magiche e gli strumenti a cui ricorrono i personaggi ed alcune tecniche usate in psicoterapia: dal “riddikulus” che ci permette di convertire lo stimolo pericoloso in qualcosa che ci suscita ilarità, alla gestione dei “piccoli problemi pelosi”, essendo in ognuno di noi un piccolo Lupin preoccupato di non essere capace di gestire gli accessi di rabbia improvvisi o quelle emozioni talmente forti che ci fanno quasi perdere coscienza delle nostre azioni. Così come il Professor Lupin che come alunno provava imbarazzo, angoscia e vergogna per le sue trasformazioni, col tempo, anche grazie alla condivisione della sua difficoltà con il gruppo dei pari, impara a vivere l’esperienza in modo relativamente sereno; il terapeuta non scapperà di fronte a queste emozioni nel paziente, accogliendole con modalità che permettano di apprendere un’espressione consapevole.
I Dissennatori poi rappresentano quei momenti di buio, di fatica, in cui non riusciamo a trovare nessuna via d’uscita e dove, pensieri od eventi apparentemente neutri possono causare forti reazioni emotive che ci paiono insormontabili. Il terapeuta può aiutare la persona a trovare la propria fonte per l’expecto patronum, e lo aiuterà a visualizzare la risorsa, il ricordo che il paziente sceglie riconoscendola come la più utile, e a renderla facilmente accessibile e richiamabile (per esempio attraverso una parola chiave) nei momenti di difficoltà.
Harry inoltre per tutta la durata della saga fa in qualche modo i conti con i vari lutti che lo colpiscono: i genitori, Cedric, Sirius. Tuttavia tali lutti, per quanto rappresentati come pervasivi nel ricordo del protagonista non vengono mai messi da parte né dissociati. Questo appare chiaro nella contrapposizione fra la pietra della resurrezione, che fornisce una versione sbiadita e non supportiva della persona morta, se ci si aggrappa a questa con tutte le forze; ed i i Therstal, che possono essere visti solo da chi ha assistito con i propri occhi alla morte di un essere umano e ne ha ricordo e coscienza. Allo stesso modo in psicoterapia, per favorire l’elaborazione del lutto, si possono utilizzare tecniche di visualizzazione guidata per aiutare il paziente a rimettersi in contatto con la figura amata e rivolgerle, per esempio, le parole che non è riuscito a dirle quando era ancora in vita così da stabilire un contatto spirituale profondo con il proprio caro scomparso che può permettere di “sentirlo dentro di sé”.
3. Tecniche immaginative in terapia
Nella terapia online possono essere usate tecniche immaginative che permettono di rivelare e lavorare con parti di noi non del tutto consapevoli o troppo difficili per essere verbalizzate. Raccontare storie guidati dalla voce del terapeuta od utilizzare immagini simboliche attraverso le quali raccontarsi e raccontare parti di sé. È il nostro mondo magico interiore che esce fuori e dona una chiave di lettura ad esperienze non sempre del tutto consapevoli.
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