Articolo scritto dalla Dr.ssa Monica Iuliano
1. La capacità di amare come superamento del narcisismo
Stando a quanto sostenuto dallo psicoanalista Eric Fromm (1956), nel suo libro L’arte di Amare: L’Amore Immaturo dice: ti Amo perché ho Bisogno di te. L’Amore Maturo dice: ho Bisogno di te perché ti Amo!.
Per comprendere appieno quanto definito in queste due frasi, risulta necessario approfondire due concetti che sembrano essere, spesso, basilari per la formazione e la durata stessa di un legame: la capacità di amare e il narcisismo.
Secondo quanto definito da Freud (1912-14) e ripreso dallo stesso Fromm, la capacità di amare risulta essere per l’appunto il superamento del narcisismo.
Soffermandoci dunque sul Narcisismo, sappiamo che quest’ultimo, come il mito di Narciso narra, rappresenta l’amore spesso tragico e distruttivo rivolto, perlopiù, all’immagine che abbiamo di noi stessi.
Nel Narcisismo, l’investimento amoroso anziché proiettarsi all’esterno e quindi investire gli altri per noi significativi (situazione dell’Amore), investe l’Io come affettività narcisistica appunto, portando a un impoverimento dell’affettività rivolta agli altri, situazione che va a rappresentare una qual certa incapacità di amare.
Inoltre, l’orientamento narcisistico dell’affettività fa sentire come “realtà” solo ciò che esiste dentro di sé, mentre gli altri esterni da noi, non hanno realtà in loro stessi, ma vengono considerati solo nella misura in cui ci sono utili o rappresentano un pericolo per noi.
Tale condizione è di fatto vissuta da tutti noi, nei primi anni di vita, dove appunto “usiamo” il nostro oggetto d’amore (es. mamma, papà) per il solo soddisfacimento dei nostri bisogni (es mangiare, giocare, essere coccolati): ti amo perché ho bisogno di te!
In tale situazione di “uso” dell’altro, se non superato durante le fasi di crescita, si collocano, in un continuum che va dalla normalità alla patologia, rapporti sentimentali di tipo sadomasochistico, inteso in termini prettamente psichici, dove vi è una dipendenza affettiva dall’infliggere dolore, creare un malessere all’altro, da un lato, e dall’altro lato una dipendenza affettiva dal ricevere dolore, e dal riuscire a legarsi solo a persone che ci feriscono. Sono quelle relazioni in cui sia “vittima” che “carnefice” dipendono l’uno dall’altro, senza che vi sia però una reale capacità di amare ne da un lato, ne dall’altro, ma, spesso, solo conflitti infantili irrisolti.
Capiamo, dunque, quanto sia importante, per vivere una condizione di benessere, la capacità di amare.
2. Come si acquisisce la capacità di amare
Cosa si intende quindi per capacità di amare e come si acquisisce?
Stando a quanto sosteneva Freud la capacità di amare si acquisisce, come abbiamo detto, con il superamento del narcisismo, ovvero, considerando le persone e le cose per quelle che sono, al di là dei desideri, delle paure e delle strumentalizzazioni, esaurendo appunto gli aspetti narcisistici.
Fromm ci ricorda inoltre, che mentre si è consciamente timorosi di non essere amati, a livello inconscio il reale timore è proprio quello di amare.
Risulta quindi, indispensabile per l’acquisizione della capacità di amare, porsi in uno stato di interesse attivo verso le persone, non solo verso quella amata, poiché non si può essere in grado di dedicarsi alla persona che si ama, se prima non ci rendiamo disponibili nei confronti dell’amore, inteso come modalità costante dell’essere e stare con l’Altro incondizionatamente.
Se ciò non riesce ad avvenire nel corso dello sviluppo, rimaniamo, come su detto, in una situazione narcisistica di incapacità di amare.
Ciò porta a una sofferenza non indifferente più o meno negata, perché rimanere in una condizione narcisistica non significa che siamo capaci di amare noi stessi.
Inoltre, capita spesso di non riuscire a superare tale condizione narcisistica e che ci si senta come intrappolati nel volere da un lato amare l’altro/a, e dell’altro nel non riuscirci, perché non riusciamo a vedere altra realtà che non la nostra.
È importante in tale situazione, provare ad affidarsi a un professionista che aiuti a migliorare il rapporto con noi stessi in primis e poi con gli altri, aiutandoci a potenziare la nostra capacità di amare.
D’altronde come anche sostenuto dallo stesso Fromm (1956) “ogni tentativo d’amare è destinato a fallire se non si cerca di sviluppare più attivamente la propria personalità; la soddisfazione nell’amore individuale non può essere raggiunta senza la capacità di amare il prossimo” e affinché ciò sia possibile è necessario raggiungere un alto livello di maturità: Ho bisogno di te perché ti Amo!
3. Intelligenza emotiva e capacità di amare
Un presupposto importante per capire se e quanto siamo o meno in grado di amare, è la consapevolezza di possedere una qual certa intelligenza emotiva, intesa come la capacità di riconoscere le emozioni, gli affetti e i bisogni nostri e dell’altro.
Quando si parla di intelligenza spesso si pensa ci si stia riferendo al tradizionale QI; in realtà l’intelligenza emotiva non ha a che fare con la sfera del cervello relativo al calcolo e al ragionamento, ma è un’abilità che se ben implementata può aumentare il grado di serenità e maturità nei legami, essendo scientificamente coinvolta nelle attività delle regioni cerebrali che elaborano l’emozione, propria e altrui.
Va da sé che al pari di qualsiasi altra capacità si può lavorare sull’intelligenza emotiva per migliorarla sempre di più.
È importante, dunque, essere curiosi e indagare sempre su quelle che sono le nostre difficoltà e provare a chiedere aiuto laddove non si riesce, perché è anche nella relazione stessa con il terapeuta che si possono rettificare/modificare molti aspetti di noi che non ci fanno star bene!
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