I “Capricci” dei Bambini: Comprenderli per Capire come Affrontarli

I 'CAPRICCI' DEI BAMBINI COMPRENDERLI PER CAPIRE COME AFFRONTARL

Articolo scritto dalla Dr.ssa Mirella Sgarbossa

I capricci vengono di solito considerati un comportamento oppositivo poco desiderabile e mal tollerato dai genitori, quando si parla di capricci ci si riferisce a un atteggiamento tipico di bambini che non ascoltano o non obbediscono ma in realtà il mondo dei ‘capricci’ è molto più complicato di così, è infatti un tentativo che il bambino mette in atto cercando di comunicarci un suo disagio o una sua difficoltà.

1. Capricci: tentati modi per esprimere sentimenti negativi

I bambini piccoli, che non hanno ancora gli strumenti comunicativi adeguati a livello verbale si trovano in difficoltà soprattutto a esprimere sentimenti come rabbia o frustrazione e si trovano così a non sapere come gestire una determinata situazione sfociando spesso in comportamenti associati appunto al termine capricci. Si può, senza dubbio, dire che siano tipici dei bambini dai due ai tre anni, i quali, sono abbastanza grandi da avere il senso di sé e di quello che vogliono ma troppo piccoli per sapere come soddisfarlo.

Molto spesso l’adulto che si trova a dover gestire questo genere di situazione fatica a capire cosa esattamente abbia generato il capriccio e tende a ritenerlo un comportamento eccessivo che avviene senza motivo. 

2. Comprendere il registro comunicativo del bimbo

È, invece, necessario cercare di interpretare il registro comunicativo del bambino e osservare la situazione dal suo punto di vista. Se prevenirli in alcune occasioni risulta davvero impossibile, proprio per la differenza a livello comunicativo tra adulto e bambino, imparare a gestirli diventa a questo punto un’esigenza per entrambi.

Andando più nello specifico: se un bambino chiede una caramella e l’adulto gli risponde che si è appena lavato i denti, oppure che potrà averla quando andranno al negozio perché sono finite, è molto probabile che il bambino inizi a piangere perché il suo bisogno in quel preciso momento non è stato soddisfatto. Il bambino non ha gli strumenti per capire appieno il concetto di zuccheri/carie o quello di attesa: i suoi desideri, bisogni e le sue emozioni riguardano il qui ed ora.

3. Cosa fare allora?

  3.1 Evitare di alzare la voce o arrabbiarsi 

Reazione ovviamente comprensibile vista la rabbia e la frustrazione che si sarà generata nel genitore, ma controproducente perché non farà che aumentare ancora di più la rabbia del bimbo. 

  3.2 Assumere un atteggiamento autorevole

Esso si traduce in una spiegazione data la bambino utilizzando un linguaggio il più possibile idoneo e comprensibile per lui, cercando di essere sinceri e motivare la richiesta di un determinato comportamento, aiutandolo così anche a comprendere e gestire la situazione, dando un nome a quello che sente.

  3.3 Validare il mondo emotivo del bambino

Dirgli che capite la sua rabbia, farlo sentire compreso e accolto, fargli sentire che può affidare a noi la sua rabbia senza temere.

3.4 Insegnargli i propri strumenti di gestione delle emozioni

Quindi, anziché sgridarlo per un comportamento dettato semplicemente dai limiti degli strumenti che possiede, cercare di passargli i nostri di strumenti, cioè le nostre strategie di coping e di problem solving che abbiamo acquisito negli anni per riuscire a calmarci e rilassarci.

Conclusione

Questo modo di affrontare i capricci può spaventare molti genitori che temono di non saper mettersi nei panni del bambino, di non essere in grado di leggere la situazione come lo farebbe il proprio figlio; per altri, la difficoltà sta nel trattenere la rabbia che sale quando il bambino si comporta così. È qui che può entrare in gioco un supporto psicologico che ci aiuti a usare meglio i nostri strumenti adattandoli a misura di bambino.

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