I Tre Piani: Una Metafora delle Pulsioni Umane

I Tre Piani_ una metafora delle pulsioni umane

Articolo scritto dal Dr. Stefano Tricoli

1. Trama

Il libro racconta 3 storie ambientate in una tranquilla palazzina di Tel Aviv, di appunto 3 piani.

Il protagonista del primo capitolo è Arnon, ufficiale in pensione e papà di una bambina di nove anni. La sua storia trae origine dal sospetto che la figlioletta sia stata abusata sessualmente dal marito di una coppia di anziani coinquilini arrivati in Israele dalla Germania, da tempo sfruttati e sottopagati come baby sitter da Arnon e dalla moglie Ayelet.

Ossessivamente alla ricerca di prove dell’accaduto, Arnon  entra in conflitto con Ayelet e perde ogni controllo, lasciandosi andare a comportamenti violenti e poco pensati, fra cui il pestaggio dell’anziano e il rapporto sessuale consumato con la nipote adolescente di questi, che poi per vendetta minaccia di distruggere il suo matrimonio.

Il secondo piano racconta di Hani, una casalinga con due figli e un marito sempre lontano per lavoro, soprannominata dai vicini “la vedova”, vive una vita priva di affetti e prospettive, e sempre meno ancorata alla realtà. Mette per iscritto tutte le sue ansie in una lettera destinata ad alla vecchia amica Nera che vive a Middletown, Ohio. Il terrore di Hani è quello di non saper più distinguere gli eventi reali da quelli immaginari e di finire con l’impazzire, come è successo alla madre.

La protagonista del terzo piano è  Dovra, una giudice in pensione, dopo la morte del marito Michael con il quale ha condiviso un lungo matrimonio, lascia messaggi vocali sulla segreteria telefonica del congiunto ormai non più in vita, informandolo dei nuovi accadimenti e delle sue decisioni. Si apprende che sta per lasciare la casa per un nuovo appartamento, suggeritole da un uomo conosciuto da poco, e che è in atto il suo sofferto e difficile riavvicinamento con Arad, il figlio della coppia. Dichiarato colpevole di un incidente stradale in cui era rimasta vittima una giovane donna incinta, durante la sua detenzione in carcere Arad aveva deciso di non voler più vedere i genitori, ritenendoli la causa del suo problematico carattere e della sua cattiva condotta. Il finale sarà a sorpresa…

2. I tre piani dell’anima

Tre piani di una palazzina, tre storie che si sfiorano appena. Più che le atmosfere corali cui ci ha abituato, stavolta i protagonisti del romanzo di Nievo si passano idealmente il testimone di una voce, in racconti di intimità che cercano tutti un interlocutore per le proprie confidenze.

2.1 L’intimità: l’io e i suoi conflitti

Il primo piano descrive l’intimità coniugale difficile da preservare a causa della violenza di lui, della sua pulsione aggressiva ed erotica.

Quelle di Nevo sono storie lasciate sospese, aperte su orizzonti che potrebbero sciogliere i loro nodi, o percepire il bordo un attimo prima del disastro. La tragedia di un uomo che picchia e che abusa di una minorenne. 

2.2 Il secondo piano: l’es e le sue pulsioni

Al secondo piano, Hani, che scrive una lettera a un’amica, raccontandole della sua vita come un viaggio in nessun posto, a crescere i figli e con un marito sempre assente per lavoro. Il disagio delle chiacchiere di superficie con le altre mamme al parco, i silenzi imbarazzati quando prova a lanciare esche nominando dubbi o difficoltà. La solitudine, anche in quel guardare le altre funzionare in apparente mancanza di fatiche o preoccupazioni, con il timore che aprir bocca le farebbe sgorgare una lava capace di bruciare tutto.

Un giorno suona alla porta il cognato, inseguito dalla polizia e dai creditori. Accetta di nasconderlo per qualche giorno, all’insaputa del marito, che da tempo ha rotto i rapporti con il fratello. Vederlo occuparsi con naturalezza dei bambini, fa acquisire un nuovo spessore alla sua quotidianità, la anima di nuove emozioni e domande sulla sua vita.

Quanto si può rischiare di lasciarsi ricoprire dal tempo, senza l’intensità di un’intenzione, senza imprimere una direzione che consenta di trovare “la propria posizione nello scacchiere della vita.”

Sono storie che mostrano con finezza come ciascuno legga la realtà dai vertici dei propri fantasmi.

“La nostra anima non procede in avanti, solo in cerchio. E ci condanna a cadere e ricadere nelle stesse buche.”

C’è un certo acume nel descrivere l’attimo in cui ciò che organizza e tiene uniti i pezzi, quella spina dorsale che si ha “la certezza saprà leggere la realtà”, si sbiadisce o si frammenta. In quei momenti in cui si perde la presa di sé, diventa fondamentale un Io ausiliario, qualcuno che ci aiuti a ritrovare chi siamo. Il bisogno di un riconoscimento, di una testimonianza: “non passa davvero finché non lo racconti.” Tutto ciò è la personificazione della potenza di quella pulsione che Freud chiama Es, che può disintegrare la distinzione tra realtà e sogno.

2.3 Il terzo piano: Il super-Io e il giudice di sé

Al terzo piano c’è Dvora, giudice in pensione, che in una solitudine intrisa di nostalgia, si rivolge al marito morto da qualche tempo parlando con la sua voce registrata nella segreteria telefonica.

Dvora porta i temi del confronto fra le generazioni e le loro rispettive lotte, dell’attaccamento ai luoghi e della fatica di riavviare un’esistenza ormai accomodata nelle abitudini. Il suo dialogo interiore, che poco alla volta lascia entrare suoni diversi dalle sirene della tristezza, le fa guardare alle sue vicissitudini di madre: fin dall’inizio si era sentita respinta dal suo bimbo, e aveva desistito, cedendo mollemente a un’alleanza educativa con il marito pur considerandolo un padre senza amorevolezza. Ora, rimasta sola a definire la “sua strada”, fa spazio a nuove visuali circa la loro responsabilità riguardo quel figlio “perso”, deragliato, che da anni rifiuta ogni contatto: “Io so che sono una gomma da masticare appiccicata alla suola delle tue scarpe eleganti, papà…”

Figli che si sentono un fallimento e che fanno sentire un fallimento come genitori.

Al lettore immaginare se i protagonisti riusciranno a riparare; l’Autore non parteggia, non alimenta buonismi sentimentali.

Dvora è giudice di sé e di tutto ciò che vede, si riscatterà nella relazione con il figlio. 

Conclusioni

L’Autore alimenta l’intreccio inserendo i tre piani della topica freudiana – Es, Io e Super-Io -, ma sembra più un residuo degli studi di psicologia che un elemento fattivamente portante della trama, alludendo, più che facendo emergere in primo piano, le “ragioni inconsce” e conflittuali di quellagire.

I tre piani esistono tra noi e l’altro, nella distanza tra la nostra bocca e l’orecchio di chi ascolta la nostra storia. E se non c’è nessuno ad ascoltare, allora non c’è nemmeno la storia.”

Questo sembra il vero centro nevralgico del messaggio di Nevo: “Anche se ho sparso dappertutto punti di domanda, non mi aspetto davvero una tua risposta. Non mi serve un avvocato difensore. E men che meno un inquisitore. Cercavo soltanto un testimone.” Attraverso la testimonianza ed il racconto le forze inconsce che vivono all’interno di quel palazzo possono assumere un significato.

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