Il Conflitto Nella Coppia: Un Processo Che Unisce e Divide

Il conflitto nella coppia_ un processo che unisce e divide

Articolo scritto dal Dr. Massimo Natale

Nel libro “Nessuno si salva da solo”, è possibile cogliere alcune delle fasi più esemplificative del processo conflittuale, attraverso le parole, le storie, i ricordi e le azioni dei due protagonisti di questa storia. Conoscere le proprie origini, i propri fattori di innesco e dare un senso alle nostre scelte, ci può permettere di dare nuovi significati a tutte quelle situazioni conflittuali che in determinate circostanze e a lungo andare, possono mettere a repentaglio il nostro rapporto di coppia.

Andiamo dunque a vedere alcuni degli aspetti che potrebbero interessarci:

  1. Il conflitto con le proprie origini
  2. Le aspettative tradite e mancate
  3. Il passaggio dalla coppia alla famiglia
  4. Il conflitto come strumento di confronto e unione

1. Perché è importante?

Poter prendere in mano il conflitto e guardarlo da più angolature, ci permette di poterlo trasformare in un processo che, da distruttivo, può diventare costruttivo e adattivo, proprio come accade ai due protagonisti Delia e Gaetano, che ripercorrendo la loro storia tra alti e bassi, hanno l’occasione di rivedere i propri atteggiamenti, dando dei significati a tutti i “non detti” e a tutti i litigi che hanno portato la coppia alla separazione.

2. Il conflitto con le proprie origini

Ogni persona è figlia della propria storia e delle proprie origini. Poter capire che ruolo abbiamo rivestito all’interno delle relazioni con le nostre famiglie di origine, può dirci molto rispetto alle scelte che facciamo del nostro partner  e delle idee e aspettative che abbiamo sulle nostre future relazioni. Delia, la protagonista, ha un carattere forte e, allo stesso tempo, fragile, strutturato nel tempo dalla conflittualità con una madre che abbandonò lei e suo padre, successivamente morto per una malattia, portandola anche a strutturare nel tempo una forma di anoressia. Aldo, il protagonista, ha un carattere più leggero, a tratti confusionario, frutto tra le altre cose di un rapporto conflittuale con il proprio padre, figura che nella sua vita non è mai stata in grado di infondere autostima, criticandone sempre le scelte. Entrambi dunque escono con una posizione down rispetto alle proprie famiglie di origine.

3. Le aspettative tradite e mancate

Ogni persona, a volte in maniera cosciente, altre volte in maniera inconsapevole, ha sin dall’inizio delle aspettative implicite rispetto ad un possibile partner e specialmente nelle prime fasi, in cui siamo dentro ad una fase di idealizzazione, alcuni aspetti possono essere fraintesi. Queste aspettative si costruiscono attraverso:

  1. ciò che credo di trovare e di poter dare all’altro
  2. ciò che mi aspetto di poter condividere con l’altro
  3. ciò che a livello emozionale ed affettivo ritengo che l’altra persona sia in grado di dare
  4. La posizione di “potere” relazionale che, in maniera implicita penso che potrò occupare nella coppia

A lungo andare, se questi aspetti non vengono comunicati e condivisi, rischiano di creare dei fraintendimenti e successivamente delle delusioni che in alcuni casi finiscono per sfociare e tradursi in elevata conflittualità. Quello che succede ai protagonisti del libro è esattamente questo: ognuno rimane ancorato all’idea di sapere cosa sia meglio per sé, per l’altro e per la coppia, rimanendo ancorati sulle proprie posizioni e sui propri ideali che inevitabilmente, con il passare del tempo, finiscono per scontrarsi con la realtà dei fatti.

4. Il passaggio dalla coppia alla famiglia

Uno degli elementi che per antonomasia porta alla luce le differenze individuali all’interno della coppia, è la nascita di un figlio. Il passaggio da due a tre, porta inevitabilmente a dover ristrutturare le proprie posizioni all’interno del nucleo familiare, ed è possibile che sia proprio in questo momento che riemergono a galla le aspettative che l’uno riponeva nell’altro e che non sempre finiscono con il coincidere con la realtà. Spesso, i figli finiscono con il diventare a loro insaputa, degli strumenti per ogni genitore per attaccare il proprio partner negli aspetti più personali, evidenziando delle differenze individuali che possono sembrare o risultare insormontabili. Nel libro è evidente come Delia, che ha dovuto rinunciare alla sua carriera per la famiglia, sia convinta di sapere cosa sia meglio per i figli e tenta di educare anche Aldo a fare il padre, guardando con disprezzo gli atteggiamenti che Aldo ha come genitore che vengono continuamente derisi e disprezzati. Delia si sente sola e abbandonata nel ruolo genitoriale, riattivando alcuni fantasmi della sua vita passata. Dall’altra parte Aldo, che continua ad investire buona parte del suo tempo sul lavoro nel tentativo di avere successo, finisce col non sentirsi più apprezzato all’interno della coppia, vedendo minata nuovamente la sua autostima sia come partner che come genitore. Questi aspetti porteranno la coppia alla separazione.

Questo è solo un esempio di come una mancata condivisione della aspettative che ognuno si portava dentro per la propria vita, possa finire col creare dei muri che mettono sempre più distanza tra due persone, creando un circolo vizioso di conflitti senza più fine.

5. Il conflitto come strumento di confronto e unione

Nel libro “Nessuno si salva da solo”, la storia dei due protagonisti viene rivissuta attraverso dei flashback, durante una cena in cui i due protagonisti con tono calmo e pacato rivivono le fasi della loro storia. Solo questo momento, dopo anni di conflittualità, permette ad entrambi di “vedersi” per davvero per la prima volta, riflettendo in maniera lucida sui rispettivi comportamenti, e su come le proprie parole e i propri gesti facessero sentire l’altro. Attraverso la condivisione e il confronto, gli aspetti conflittuali possono diventare un potente strumento di introspezione e riflessione, che possono assumere nuovi significati se visti sotto un’altra luce e punti di vista. Attraverso l’altro possiamo conoscerci meglio, possiamo prenderci cura delle nostre ferite e cambiare il nostro domani. Se si ha la voglia di mettersi in gioco, poter parlare di ciò che ci divide e ci fa star male ci può permettere di ritrovare una nuova unione.

Conclusione

Il conflitto finisce con l’essere distruttivo, solo nel caso in cui non si ha la capacità e la forza di comunicare. Al contrario invece, il conflitto finisce con il diventare uno strumento di crescita quando una persona o una coppia ha la possibilità di conoscere e rivedere in maniera più profonda la propria storia di origine, di capire e poter comunicare a se stesso e al proprio partner le proprie idee e aspettative rispetto ai propri progetti individuali e relazionali, così da poter costruire insieme un progetto di vita che sia condiviso e accettato. Per poter mettere in atto questo processo a volte può essere utile fare affidamento ad una figura esterna e professionale perché, così come dice il titolo del libro: “nessuno si salva da solo”.

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