Il Covid ha Cambiato il Nostro Modo di Stare Con Gli Altri?

Relazioni amorose in tempo di Covid

Articolo scritto dalla Dr.ssa Melania Vinciarelli

Una pandemia, durata più di un anno dalla quale ad oggi non siamo ancora sicuri di esserne usciti. Una routine che volenti o nolenti ci è stato imposto di cambiare in ogni ambito, da quello lavorativo a quello del tempo libero, andando in particolar modo ad intaccare la vita quotidiana. Persone che prima passavano tutto il giorno fuori casa tra lavoro e palestra si sono ritrovate strette in 50 mq a fare esercizi davanti ad un televisore; famiglie abituate a correre tra scuola e attività pomeridiane, in stanze diverse sperando che la connessione internet regga, ma allo stesso tempo stupite di passare così tanto tempo insieme. Fatica e nuove scoperte, che sicuramente in qualche modo hanno cambiato la nostra percezione delle relazioni con gli altri. Cosa ci porteremo dietro nei prossimi anni di questi cambiamenti?

Come il Covid ha cambiato la nostra vita: uno studio sul campo

Un’indagine a cura del gruppo Hacking Covid-19, coordinato da Chiara Maggio e Mario Bini  dedicata all’impatto della pandemia sulle abitudini e la socialità delle persone  mostra l’impatto avuto dall’emergenza sanitaria non solo sulla vita lavorativa e scolastica delle famiglie ma anche quello relazionale. Lo studio, che ha coinvolto oltre 1100 persone in un campione eterogeneo per età, genere, luogo di residenza e impiego professionale, era costituito da un questionario di 38 domande, divise in quattro aree tematiche: percezione del momento, impatto diretto sulla quotidianità, condivisione del momento ed evidenze socio-demografiche. Nonostante le abitudini siano cambiate per la quasi totalità degli intervistati (94.3%), quasi la metà del campione vede nel lockdown un’opportunità, con connotazioni anche positive. 

La tecnologia come strumento di condivisione 

La tecnologia ha certamente avuto un ruolo rilevante per quanto riguarda la gestione della quotidianità 

Il mantenimento del contatto sociale è stato reso possibile dall’utilizzo di strumenti tecnologici, a cui ha fatto ricorso il 92.5% del campione. Un 84.3% degli intervistati utilizza le videochiamate, sia per comunicare in ambito lavorativo, sia con i propri affetti. Colpisce certamente come il 43.6% riporti di aver sperimentato maggiore profondità all’interno delle proprie relazioni. Lo stato di necessità sperimentato ha probabilmente reso necessario approcciarsi alle modalità tecnologiche anche da parte di persone che non vi si erano mai approcciate prima. 

Per quanto interessanti tuttavia tali dati emersi dall’indagine da soli non sono sufficienti. È innegabile come il Covid abbia modificato le nostre abitudini e il nostro modo di vivere le relazioni sociali: Le relazioni sono passate nello spazio digitale, le vecchie modalità di aggregazione si sono arrestate per lungo tempo e stanno lentamente riprendendo ma con modalità nuove e qualche paura in più per la vicinanza con l’altro da noi. 

Lo “tsunami” della pandemia nel mondo delle relazioni

Secondo la professoressa Monica Santoro, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi,  nonostante il lockdown sia finito, i suoi effetti profondi continueranno a condizionarci, costringendoci in qualche modo a riflettere non solo sulle relazioni ma anche sul significato di ogni nostra azione quotidiana, sconvolgendo la complicata rete di rapporti più o meno stabili che costituivano l’impalcatura della nostra quotidianità, obbligandoci in qualche modo ad inventare una nuova quotidianità, con nuove modalità, nuovi spazi, sia esteriore che, soprattutto, interiori. 

La forza dell’impatto della quarantena è stata senza dubbio inimmaginabile e proprio la sua immediatezza è stata parte di questo effetto: in pochi giorni la nostra quotidianità lavorativa e sociale è stata stravolta, talmente in fretta da non lasciarci il tempo quasi di elaborare ciò che stava succedendo, mettendo in qualche modo le nostre vite in standby per qualche mese.

Ma ora che il lockdown è finito, perché mi sento così perso?

I mesi però si sono succeduti, a fasi alterne di alti e di bassi, di nuove chiusure, di nuove aperture ed il senso di vulnerabilità non è venuto meno facendoci sentire sempre più fragili ed indecisi. 

Nel momento dell’emergenza ingaggiamo le nostre risorse nell’attività, se vediamo una fine sentiamo di poter fare qualcosa per migliorare la situazione. Quando però tale situazione diventa la nostra quotidianità, una quotidianità in cui le relazioni sono diminuite ed in qualche modo prevale la diffidenza verso gli altri, percependo sempre una maggiore vulnerabilità in noi stessi. 

Viviamo in un mondo costituito da un’intricatissima e multidimensionale rete di relazioni che la situazione pandemica ha allargato, modificato e in parte smontato. 

Il Covid ha cambiato la nostra percezione del modo in cui siamo e stiamo nel mondo, come interagiamo con lo spazio con il tempo, con la morte e con il futuro. Ha cambiato gli strumenti e le modalità di dialogare con gli altri sia in ambito personale che lavorativo, ha corroso il rapporto con l’altro da noi, accrescendo talvolta la diffidenza ed il bisogno di marcare i confini, mettendo allo stesso tempo in crisi il nostro senso di identità e di appartenenza. 

Tutto o quasi sembra tornato al posto di prima, ma niente funziona più esattamente come prima in una perenne sensazione di incertezza e precarietà.

Come potremmo non sentirci spaesati?

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