Articolo scritto dalla Dr.ssa Claudia Mazzei
Lutto: perdere un frammento di sé
Alla sua tomba come a tutte quelle su cui piansi, il mio dolore fu dedicato anche a quella parte di me stesso che vi era sepolta.
– Italo Svevo
Il lutto, quel sentimento di dolore che ci colpisce al momento della morte di una persona cara, di un parente, di un amico, è un fenomeno intrinseco alla nostra natura umana, complesso e talvolta difficile da esprimere quanto da vivere. La morte ci immobilizza e sconvolge, ci toglie le parole di bocca e ci priva di pensieri razionali. Risulta incomprensibile nella brutalità della sua fisicità e ci tocca ad un livello emotivo molto profondo, in quanto ci priva di un frammento di noi stessi attraverso l’assenza dell’altro.
I vissuti emotivi di questa condizione sono molteplici e variano da persona a persona, per cultura ed età. Ci si può domandare se ci sia una possibilità di prepararsi per soffrire meno, ma è complesso rispondere a questo quesito proprio per la soggettività con cui ognuno reagisce a questo evento. Come tutti i grandi eventi della vita, anche la perdita ha il suo valore e la sua importanza in un percorso di crescita continuo ed inevitabile, seppur doloroso. Altri lutti, invece ,difficilmente si trasformeranno in occasioni di crescita, come la perdita di un figlio o la morte per suicidio di una persona amata e purtroppo non esistono modalità per cancellare la sofferenza, ma esistono modi per dare un nuovo significato alla perdita e predisponendosi ad essa in modo più adattivo.
Dalla negazione alla risignificazione
Si sente spesso parlare di elaborazione del lutto, un concetto diffuso ma di difficile interpretazione e di ancora più complessa applicabilità. Si subisce la perdita, ma come si elabora un lutto? Come si affronta la morte di qualcuno che si ama? Come si affrontano i fenomeni psichici e fisiologici che la percezione della morte altrui scatena nel nostro corpo?
Da una prima fase di shock e negazione di quanto accaduto, si passa al rimuginio su scenari alternativi che avrebbero evitato la perdita. Segue poi un periodo di disorientamento e la collera per essere stati abbandonati dalla persona amata. Fase necessaria per poi raggiungere l’accettazione, preludio della ricostruzione e risignificazione.
Se il lutto è il dolore della perdita di quel frammento di noi che era presente nell’altro, l’elaborazione può essere far vivere un frammento della persona amata e persa dentro di noi, senza rimanerne paralizzati e continuando a considerare il futuro in un’ottica progettuale.
L’utilizzo dell’EMDR
In alcuni casi, il carico emotivo connesso al lutto risulta essere talmente elevato da generare un disagio e una sofferenza tali da impedire il naturale processo di rielaborazione e risignificazione dell’evento.
Quando ci si sente intrappolati, soverchiati dal dolore e incapaci di andare oltre e riprendere in mano la propria vita, può essere necessario il supporto di uno specialista.
L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing, desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è una tecnica psicoterapeutica evidence-based, che risulta particolarmente efficace nel facilitare il complesso processo di elaborazione di un lutto. Attraverso la desensibilizzazione, il ridimensionamento emotivo e la trasformazione di alcune convinzioni erronee, che pervadono il nostro pensiero, l’EMDR favorisce l’integrazione e la rielaborazione delle varie fasi del lutto, aiutando la persona che l’ha vissuto nel percorso di adattamento alla perdita.