Il Marito Della Parrucchiera: L’insostenibile Pesantezza Della Felicità

parrucchiera 2

Articolo scritto dal Dr. Fausto Cristiano

Premessa: se non avete visto i film ne leggerete qui il finale. Vi consiglio quindi, prima di procedere nella lettura, di visionarlo. Il film è un piccolo capolavoro e merita sicuramente di essere visto.

1. Trama del film

Il marito della parrucchiera (Le mari de la coiffeuse) è un film francese del 1990 diretto da Patrice Leconte

La trama ci racconta del dodicenne Antoine, turbato ed ammaliato da una parrucchiera alsaziana, dalle prorompenti forme. Frequenta con insistenza il suo salone per poterla scorgere e farsi inebriare da odori ed esperienze tattili. L’assidua frequentazione causa una sorta di imprinting nel ragazzino che sviluppa il desiderio di sposare una parrucchiera. Ne è così convinto che quando gli viene domandato cosa vuole fare da grande, risponde appunto: sposare una parrucchiera (come reazione riceverà uno schiaffo da parte del padre). Arrivato alla soglia dei cinquant’anni Antoine (interpretato da Jean Rochefort) si innamora di Mathilde (interpretata da Anna Galliena) che per l’appunto fa la parrucchiera. La relazione si sviluppa fino a culminare nel matrimonio. Il protagonista passa tutto il tempo all’interno del negozio dove i due vivono un rapporto simbiotico, di “felice” alienazione dalla realtà. Memorabili le scene dei balletti simil orientali di lui, e l’ebbrezza alcolica derivante da profumi e colonie bevuti dai due. I due trascorrono l’idillio per dieci anni, finché accade qualcosa di imprevisto…al culmine della felicità Mathilde si getta nel mare suicidandosi…

2. La paura di perdere la felicità

“Amore mio, ti lascio prima che mi lasci tu, prima che tu cessi di desiderarmi: perché allora non ci resterebbe che la tenerezza, e so che non sarebbe sufficiente. Me ne vado prima di essere infelice. Porto con me il sapore dei nostri abbracci; porto con me il tuo odore, il tuo sguardo, i tuoi baci; porto con me il ricordo dei più begli anni della mia vita, quelli che tu mi hai dato. Ti bacio tanto, tanto da morire: ti ho sempre amato, non ho amato che te. Me ne vado perché tu non mi dimentichi mai più.” 

Così scrive Mathilde prima di togliersi la vita. Paradossale ed assurdo. Al culmine della felicità coniugale decide di sparire non perché afflitta ed infelice ma perché immagina un ipotetico futuro in cui potrebbe perdere la felicità.

Cosa ci insegna questo sulla natura umana? Ci fa riflettere da un lato sul naturale bisogno che gli esseri umani hanno di controllare gli eventi. Dall’altro ci induce a pensare a quanto l’incapacità di vivere nel qui e ora possa produrre infelicità e sofferenza. La parrucchiera rimugina sul futuro (di per sé incontrollabile), ed è profondamente turbata da una possibilità, solo da una possibilità: il non essere più desiderata. Better safe than sorry, meglio sicuri che dispiaciuti. Il tentativo di evitare un ipotetico, e del tutto congetturale pericolo futuro, priva così Mathilde della felicità presente. Questo meccanismo cognitivo si ritrova comunemente nei disturbi dello spettro ansioso, in cui la persona cerca di evitare che accada un evento considerato “pericoloso” esercitando una qualche forma di controllo (illusorio) sul presente. 

Un importante correttivo a questo modo di vivere può essere per esempio la Mindfulness. Attraverso un programma strutturato questa pratica aiuta a sviluppare un atteggiamento equanime e a vivere pienamente il presente, senza lasciarsi turbare da accadimenti passati, o da visioni del futuro.

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