Articolo scritto dal Dr.Francesco Luca
In questo articolo si analizzerà il ruolo che prodotti “letterari” quali fiabe e ballate, agiscono sulla psiche, portando come esempio tematico la ballata della tradizione popolare anglosassone “Unquiet Grave”. Si procederà, quindi, a descrivere brevemente il fenomeno della ballata, per approfondire i temi comuni con la fiaba attraverso il pensiero di Bruno Bettelheim, nel suo lavoro “ Il mondo incantato, uso e importanza dei significati psicoanalitici nelle fiabe” (1980). Seguirà l’analisi della ballata rispetto il tema della morte e del lutto complicato.
1. La ballata e le sue caratteristiche
Una ballata racconta una storia, e in quanto tale partendo da un inizio, si sviluppa in un corpo centrale e si avvia infine ad una conclusione. Se una canzone può parlare dell’amore genericamente, nella ballata si racconterà una precisa storia d’amore, così la guerra generica diventerà la guerra di un re o di un soldato caduto, e così via. Unquiet grave è una ballata risalente al tredicesimo secolo, diffusa nelle isole britanniche e inserita da James Child nel suo corpus di ballate tradizionali, tra le molte versioni collezionate. Cecil Sharp ne riporta più di 17 nella sua opera Collection of English Folk Songs, 1994. La ballata tratta il tema della morte, insieme a quello del lutto, personificato dal fantasma dell’amata che risorge dalla tomba per un estremo saluto all’amante.
Come molte ballate, anche Unquiet Grave giunge fino a noi da un tempo remoto, conservando la sua atemporalità, nel suo codice rivelatore, ovvero nella rete di simboli attraverso i quali vengono reiterati significati collettivi che parlano al nostro inconscio. Una ballata infatti non è scritta, ma si scrive, è un processo di costante scrittura dei popoli e delle generazioni che si adatta ai contesti storici e culturali. Sono molti gli esempi che si potrebbero citare, come le fiabe universali anche le ballate percorrono mgiliaia di chilometri, abbattono barriere culturali, e si integrano nella visione dei popoli rispondendo alle specifiche esigenze collettive. Il delitto di Lord Randall nella famosa ballata scozzese, diventa “Il testamento dell’avvelenato” in Italia, “Le Roi Renaud” in Francia, “Gerineldo” in Spagna e così via, ma nonostante i vari adattamenti che influenzano la narrazione, quello che rimane invariato, è il sistema di simboli utilizzati nelle varie versioni nell’affrontare la tematica della morte del protagonista. Esempio emblematico è l’elencazione di erbe in ballate anche diverse tra loro, ma che condividono un tema centrale (in questo caso la sessualità) come avviene nella ballata britannica “Elfin’ Knight” (parsley sage rosemary and thyme), o in Italia, ne “La pesca dell’anello”… (ravanei, remulass, barbabietul e spinass ), e molti altri esempi potrebbero essere individuati. Per comprendere meglio i codici rivelatori e il processo di simbolizzazione nelle ballate, occorre rifarsi a quanto espresso da Bettelheim sull’uso, l’importanza e i significati psicoanalitici nelle fiabe, che secondo l’opinione dello scrivente, molto hanno in comune con le ballate.
2. La fiaba secondo Bettlheim
La fiaba deriva soprattutto da un contenuto comune conscio e inconscio che è stato plasmato dalla mente conscia; questa mente conscia non è quella di una particolare persona, ma rappresenta il consenso di molti circa quelli che essi vedono come problemi umani universali e quelle che accettano come soluzioni desiderabili. Se tutti questi elementi non fossero presenti in una fiaba, essa non verrebbe tramandata da una generazione all’altra.
Vale a dire che il processo di selezione dei contenuti di una fiaba è collettivo e condiviso, ha a che fare col gruppo, è questa sua capacità di intercettare i bisogni consci e inconsci della collettività di generazione in generazione, a consentire la trasmissione intergenerazionale della fiaba.
…È generalmente riconosciuto che i miti e le fiabe ci parlano nel linguaggio dei simboli che rappresentano un contenuto inconscio. Essi fanno appello contemporaneamente alla nostra mente conscia e inconscia… Nel contenuto delle fiabe vengono espressi in forma simbolica fenomeni psicologici interiori.
Bettelheim (1977) , Il mondo incantato, Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe , Feltrinelli.
In questa affermazione, risiede il ruolo che co-conscio e co-inconscio esercitano a livello gruppale e sociale nella convergenza di contenuti sia consci, (come ciò che si sa degli altri), che inconsci, (come ciò che si sente degli altri). Per fare un esempio in ambito clinico, nei gruppi di terapia continuativi di psicodramma, quando certi accadimenti significativi del gruppo rispondono a esigenze intrapsichiche consce e inconsce dei suoi partecipanti, vengono molto spesso rievocati. Questo processo di selezione riguarda tanto le fiabe quanto le ballate, o qualsiasi controruolo in grado di accogliere contenuti proiettivi. Con contro ruolo intendiamo in questo contesto, un medium che accolga a livello simbolico quel contenuto, simbolizzandolo.
3. Il medium, il ruolo psicodrammatico, e l’importanza del simbolismo
Se la realtà risulta spesso troppo frustrante, l’uomo ha potuto diminuirne le conseguenze negative attraverso il gioco. Huizinga scrive che il gioco è un processo attraverso cui l’uomo crea un mondo. Tale mondo ha le caratteristiche di quello che in psicodramma viene chiamata semirealtà, ovvero la duplice valenza di generare una dimensione fittizia ma vincolata alla realtà dagli apprendimenti e dalle emozioni che l’esperienza, seppur immaginaria, suscita. In una sessione di psicodramma si alternano momenti di realtà con momenti di semirealtà. Nella realtà si sviluppano i ruoli sociali, nella semirealtà i ruoli psicodrammatici. I ruoli psicodrammatici funzionano tanto per il bambino, quanto per l’adulto, come strumento di relazionarsi con ciò che è fuori da sé, facilitando l’espressione e la proiezione di parti del mondo interno dell’individuo, in maniera protettiva dal rischio di disorientamento derivante dall’interazione con l’ambiente. Come i ruoli psicodrammatici, le fiabe, come le ballate, hanno il potere di consentire alle persone di proiettare fuori da sé, vissuti e parti, spesso inaccettabili o irrisolte.
In Unquiet Grave, ciò che turba il lettore è il tema stesso della ballata, ovvero il lutto, personificato dal fantasma della defunta che risorge dalla tomba a seguito dell’insistenza del suo giovane amante nel visitarla ogni sera.
4. Unquiet Grave il tema della morte
I
Cold blows the wind upon my true love
Soft falls the gentle rain
I never had but one true love
And in Greenwood she lies slain
II
I’d lose much for my true love
As any young man may
I’ll sit and I’ll mourn all on your grave
For twelve months and a day
III
When the twelfth month
and a day had passed,
The ghost began to speak
“Who is it that sits all on my grave
And will not let me sleep?”
IV
“‘Tis I, ‘tis I, thine own true love
That sits all on your grave
I ask of one kiss from your sweet lips
And that is all that I crave”
V
“My lips, they are as clay, my love
My breath is earthy strong
And if you should kiss my clay-cold lips
Your time, ‘twould not be long”
VI
“Look down in the yonder garden fair
Love, where we used to walk
The fairest flower that ever bloomed
Has withered and too the stalk”
VII
“The stalk, it has withered and dried, my love,/So will our hearts decay
So make yourself content, my love
‘Til death calls you away”
La strofa I si apre con la narrazione del protagonista rispetto alla morte della sua amata, e prosegue sulla stessa linea nella II, “i’d lose much my true love”, termine largamente utilizzato nelle ballate per riferirsi all’anima gemella. La chiusura è emblematica rispetto ciò che gli accade, così nella penultima strofa ci viene raccontato del suo costante pensiero per l’amata, che lo porta a recarsi alla sua tomba per 12 mesi e un giorno “I’ll sit and I’ll mourn all on your grave, For twelve months and a day!” Qui il riferimento temporale, non è casuale, ma rimanda simbolicamente al termine del ciclo delle stagioni, a un tempo di trasformazione dove ciò che si è generato è morto ed è rigermogliato, un tempo oltre il quale ci si inoltra nell’irragionevolezza di ciò che non è naturale. Così nella strofa III, dopo un anno e un giorno, l’amata risorge finalmente dalla tomba (When the twelfth month,and a day had passed, The ghost began to speak,“Who is it that sits all on my grave, will not let me sleep?”). Qui l’antica ballata ci mostra tutta la potenza della sua atemporalità, l’anno di lutto protratto in presenza di sintomi concomitanti, coincide coi criteri diagnostici temporali per la diagnosi di lutto patologico 2. Come si evince dalla richiesta che il giovane amante fa al fantasma nella strofa IV, possiamo dedurre che il pensiero di lei e del loro amore, rappresentato simbolicamente dal bacio che egli desidera ardentemente, non è cambiato a seguito della sua dipartita. Questo fatto, come si evince dal proseguimento della ballata, rimanda più a una dimensione di innaturalezza e irragionevolezza, piuttosto che di esaltazione dell’amore romantico eterno. Il nostro protagonista desidera qualche cosa che i cadaveri non possono offrire. Il soddisfacimento di questo desiderio non è naturale e pertanto gli viene negato. La strofa V non fa altro che rimandare il dato di realtà, così il fantasma gli si mostra come il cadavere che è, le labbra e il respiro sono quelle di un morto. Il tema qui presentato in modo macabro, descrive simbolicamente molto bene ciò che caratterizza un lutto complicato, l’impossibilità di liberarsi dei cadaveri di coloro che perdiamo. La costante ricerca di lei presso la sua tomba e il desiderio del bacio da parte del fantasma sono esemplificativi di questo processo di confusione tra l’ amata e il suo cadavere. Nella VI e VII strofa il fantasma mette davanti al protagonista il dato di realtà insito nell’ordine naturale; così come il giardino dove un tempo si amavano, oggi il loro amore è svanito, congedandosi con un augurio che è anche monito, perché la morte sopraggiungerà anche per lui e la vita è fatta per essere vissuta. Il finale allo stesso tempo rievoca l’amore per quello che è stato, suggerendo che i fiori del giardino in cui i due un tempo si amavano, sebbene appassiti, rievocheranno il ricordo emotivo di ciò che è stato, mettendo in contrapposizione un’ultima volta ciò che è naturale da ciò che non lo è. Unquiet Grave è una ballata che riesce nell’avvicinare simbolicamente ciò che non è avvicinabile, esprimendo così il bisogno collettivo di ordinare ciò che non trova una collocazione chiara nella nostra mente. La tematica del lutto e della morte è un qualcosa che l’uomo contemporaneo ha imparato a nascondere, e per citare Solms, ciò che è irrisolto ci agisce e ci condiziona. Testoni et al descrive questo processo come un incistamento traumatico nel teatro interiore legato alla morte, vale a dire che i lutti da cui siamo circondati, continuano ad agire e agiscono talvolta in forma psicopatogena perché socialmente inaccettabili. Esiste un tabù, un bias sociale e culturale che i ruoli psicodrammatici, come incarnato nei protagonisti della ballata, ci aiutano ad affrontare. L’orientamento psicodrammatico può offrire uno spazio in cui il lutto e la morte possono essere affrontati drammaticamente, stando alle ricerche di Testone et al, come terapia elettiva.
Conclusione
In riferimento al lavoro di Testoni et al, ci si riferisce all’argomento come “Black Hole Hyothesys”, secondo cui stando ai dati raccolti, censurando il terrore della morte in assenza di un contesto sociale relazionale che consenta di mostrarla, il nucleo nero che viene a formarsi, finisce per assorbe dapprima paura, ansia, tristezza facendole diventare emotivamente inconsistenti, ma successivamente anche gioia, benessere ed emozioni positive, portando infine a un’alessitimia generalizzata.
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