Articolo scritto dal Dr. Andrea Galleschi
La ricerca della perfezione sembra, almeno a una prima analisi, una caratteristica buona e soprattutto quando si parla di lavoro, una qualità vista con ammirazione. In realtà le cose non stanno sempre così. Dietro al perfezionismo si nascondono spesso delle dinamiche controproducenti e in alcuni casi dannose. Se sei curioso continua a leggere e vedremo insieme come scoprire se il tuo perfezionismo ti aiuta o ti danneggia.
2. Il perfezionismo
Con il termine “perfezionismo” si definisce la tendenza ad esigere da sé stessi o dagli altri standard molto più elevati rispetto ad una normale tendenza, al punto da pretendere di essere praticamente impeccabili. Questo porta il soggetto a ipercriticarsi e a vivere con un costante stato di ansia dovuto all’esigenza di fare sempre meglio. Il perfezionismo spesso è perseguito in maniera compulsiva. Infatti, una volta raggiunto un obiettivo non si può fare a meno di fissarne un altro ancora più elevato. Già da questa definizione si evidenzia la doppia natura del perfezionismo. Ne possiamo distinguere due aspetti:
- La parte sana o parte “adattiva”, che ci rende precisi, organizzati e orientati ad raggiungere buoni risultati
- La parte meno sana o parte “disadattiva”, che ci rende preoccupati e ansiosi sui possibili errori e verso i fallimenti in generale e che a volte può anche farci sperimentare veri e propri vissuti di tipo depressivo.
- Il perfezionismo sul lavoro
Il perfezionismo, quindi, con la sua doppia faccia non è sempre una cosa buona e anche sul lavoro può diventare un’arma a doppio taglio. Se è vero che la precisione, l’attenzione e la dedizione sono cose buone quando parliamo di processi produttivi e di lavoro in generale, spesso l’eccessiva meticolosità può portare a difficoltà a portare a termine il lavoro nei tempi previsti, a sviste o dimenticanze oltre a stress eccessivo a frustrazione. La paura di commettere errori può facilmente portare ad una dilatazione eccessiva dei tempi previsti per la consegna di lavoro, in quanto la tendenza a controllare e ricontrollare ogni minimo dettaglio richiede un’eccessiva quantità di tempo. Anche l’eccessiva focalizzazione sui particolari può avere effetti controproducenti, facendoci perdere di vista
l’aspetto complessivo del lavoro. Inoltre, lo stress e l’ansia di poter commettere degli errori abbassa in maniera significativa la performance fino ad arrivare anche alla completa paralisi produttiva.
Gli effetti del perfezionismo sul lavoro possono essere molteplici, vediamo un breve elenco:
- Eccessivo carico per difficoltà a delegare, con conseguente aumento dello stress 2. Consegne in ritardo
- Performance ridotta per eccessivo sovraccarico e mancanza di lucidità 4. Lavoro troppo particolareggiato, ma poco utile
- Intolleranza agli errori
- Problematiche di natura fisica e psicologiche causate dallo stress 7. Difficili relazioni sociali sia sul lavoro che nel privato
- Aumento di depressione e abbassamento dell’autostima
- Alcune domande da porsi
Come capire se il perfezionismo ci sta danneggiando? La meccanica del perfezionismo spesso è un automatismo di cui non ci accorgiamo, ma che tendiamo a ripetere costantemente nel tempo. Proprio la sua natura automatica lo rende difficile da individuare, ma possiamo provare a porci delle domande allo scopo di aumentare la nostra consapevolezza e capire se ci troviamo in questa situazione.
- Sei soddisfatto del tuo lavoro e della tua produttività?
- Consegni mai un lavoro in ritardo?
- Ti senti mai limitato o bloccato su uno specifico compito senza riuscire ad andare avanti?
- Hai mai la sensazione di non capire perché stai facendo una certa cosa? 5. Perdi mai di vista l’obiettivo generale del compito?
- Sei disposto a delegare e a fare gioco di squadra?
- Cosa significa per te commettere errori? Sei disposto a tollerarli verso te stesso e negli altri?
- Dai abbastanza spazio alle pause?
- Cosa fare?
Intanto è importante partire con una considerazione: ridurre il perfezionismo sul lavoro, attenuare le conseguenze negative, è possibile. La prima cosa da fare è cercare di capire se ci troviamo in questa situazione. Le domande sopra elencate sono uno spunto utile dal quale far partire delle riflessioni proprie. Possiamo provare, inoltre, proprio a partire da una maggiore consapevolezza, a capire se è possibile ridurre o modificare gli automatismi di perfezione.
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