Il Precario Equilibrio Del Giovane Adulto Alla Ricerca di un Posto Nel Mondo

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Articolo scritto dalla Dr.ssa Annalisa Di Cola 

Diventare adulti, al giorno d’oggi, sembra essere un traguardo sempre più difficile e arduo da raggiungere. La transizione verso l’adultità si è già avviata verso un profondo e radicale cambiamento in cui il tempo la fa da padrone con il suo dilatarsi, al punto tale che Eugenia Scabini parla di “doppia transizione”. Al centro di questa doppia transizione, che vede da un lato la fase adolescenziale e dall’altro la fase adulta, è interposta, come una direttrice tra le due, la fase del giovane adulto.

1. I compiti evolutivi dell’adulto e i suoi ostacoli

L’ingresso nel mondo adulto si può considerare realizzato appieno con il raggiungimento di una propria autonomia economica, abitativa, sociale ed affettiva; e, più in generale, con la realizzazione di un personale progetto di vita. Il contesto storico-culturale attuale  caratterizzato dal prolungamento del percorso di studi, con conseguente inserimento sempre più tardivo nel mondo del lavoro; la precarietà economica, lavorativa e affettiva che porta con sé una maggiore permanenza all’interno del proprio nucleo familiare; pesi, attese e riscatti familiari da pagare; politiche sociali postmoderne, che li raffigurano come invisibili agli occhi della società, rappresentano alcuni degli ostacoli tra i quali barcamenarsi per diventare adulti. 

2. Chi sono i giovani adulti?

In linea molto generale possiamo definire i giovani adulti come coloro che appartengono a una fascia di età compresa tra i 20 e i 30 anni e che, come dice il termine stesso, non sono più ancora ‘giovani’ ma neppure già ‘adulti’. Si trovano in quel limbo in cui i panni dell’adolescente, che porta con sé la libertà di potersi sperimentare facendo leva sul suo diritto alla presenza della famiglia, non calzano più come prima ma i panni dell’adulto sono ancora troppo larghi per potersi sentire comodi e a proprio agio con essi.

È proprio questa “taglia” dalle misure e contorni non definiti, che impedisce di vedere le proprie forme e i propri punti di forza, che genera quella confusione e smarrimento con la quale si trovano costantemente a convivere. 

3. Le domande esistenziali di questo periodo di vita 

Chi sono?”

 “Cosa voglio davvero dalla mia vita?”

 “Chi vorrei essere?”

 “E’ questa la scelta giusta?”

“Non sarebbe meglio accontentarsi?”,

I miei genitori alla mia età avevano già un lavoro e una famiglia!”.

Sono solo alcune delle domande e delle riflessioni che fermentano come mosto nelle loro cantine. Pensieri di una portata immensa e dal valore inestimabile che raccontano non tanto della loro debolezza ma quanto della forza che loro hanno nel farsene carico e che hanno tutto il diritto di essere accolte, ascoltate e non giudicate. 

 4. La famiglia del giovane adulto

Una menzione particolare va sicuramente rivolta alla famiglia del giovane adulto, coinvolta a pieno titolo in questo passaggio tanto da poter affermare, come sottolinea Scabini, che si tratta di “evoluzione congiunta tra genitori e figli”. La famiglia, spesso sempre più ai margini, ha, invece, un ruolo centrale nel favorire od ostacolare il processo di adultizzazione e svincolo dei propri figli. 

4.1 I compiti della famiglia 

Se da un lato il giovane adulto deve potersi separare per trovare il proprio posto nel mondo, dall’altro, la famiglia, dovrebbe autorizzarlo a spingersi oltre facendo i conti con quel vuoto che inevitabilmente esso lascia. Questo, a volte, può essere molto difficoltoso, soprattutto quando su di lui si sono investite tutte le proprie energie, aspettative e desideri, quando il suo arrivo ha dato il senso alla propria vita. 

Lasciare andare il proprio figlio, in tal modo, significa perdere una parte essenziale di sé e andare incontro a quelle domande esistenziali che spaventano e che, forse, sono state rimandate troppo a lungo. 

In questo incastro di paure e incertezze, in cui ambo le parti si proteggono e si cullano a vicenda, si può nascondere il rischio che esso diventi una trappola fisica e mentale dal quale si fa fatica ad uscire e che blocca la naturale evoluzione della vita. 

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