Il Segreto Del Bosco Vecchio: I Misteriosi Segreti Della Psiche

I segreti del bosco vecchio

Articolo scritto dalla Dr.ssa Chiara Crespi

1. Introduzione

Un libro da leggere (o rileggere con occhi nuovi, per chi lo avesse letto ai tempi della scuola) con l’idea di ritagliarsi un piccolo spazio per rivolgersi all’interiorità di se stessi. 

E per esercitarsi a non correre subito a giudicare ogni gesto.

Il mio vuole essere un invito, una condivisione di ciò che io, indossando le lenti da psicologa, ho visto e sentito leggendo questo libro. Mi piacerebbe che da queste riflessioni nascesse un confronto, un dibattito con altri curiosi lettori.

2. Un tuffo nell’interiorità

Addentrandomi nella lettura de “Il segreto del bosco vecchio” di Dino Buzzati, seguendo le vicissitudini del rapporto tra il protagonista, il colonnello Sebastiano Procolo che è il nuovo proprietario del Bosco Vecchio, la popolazione del paesino ai piedi del bosco e quella del bosco, ho lentamente iniziato ad apprezzare la delicatezza dello stile dell’autore. Una delicatezza che parla di come il colonnello si sente, di ciò che prova e del suo desiderio di avere, sempre più. Un sentimento talvolta inconsapevole, che ha molto a che fare con la storia recente italiana ed europea e a mio parere anche con il proprio benessere. Sono diversi infatti gli autori contemporanei che hanno proposto un lavoro clinico che consideri anche aspetti sociologici, storici e geopolitici: un esempio è il lavoro di Françoise Sironi.

3. La delicatezza dello sguardo

La delicatezza dell’autore sta nel non giudicare, nel non arrivare mai a dire cosa sia giusto o sbagliato, qual è la parte giusta dalla quale stare, un atteggiamento molto prezioso di questi tempi. Eppure, in questa apparente libertà, c’è una capacità di descrivere il rapporto tra le nostre scelte e la nostra coscienza. L’autore si ferma sempre un passo prima del giudizio, esercitando allo stesso tempo uno sguardo puntuale e determinato sulle cose.

Gli abitanti del bosco, essere fantastici (o realmente esistenti?) fanno da eco al contesto quotidiano del colonnello Sebastiano, come a ricordargli il peso delle sue scelte. Il tutto in una dimensione sospesa e intima. Infatti è lui l’unico a sentire queste voci, a sentire il peso delle proprie scelte provenire da un luogo lontano e indefinito e a decidere se dialogare con loro o evitare il confronto.

4. Fare i conti, prima di tutto, con se stessi

Un percorso di psicoterapia può essere un’occasione, un’opportunità di ritagliarsi uno spazio in cui potersi chiedere: che cosa voglio davvero? Chi voglio essere?

Uno spazio in cui viene garantita la sospensione del giudizio: difficile in primis per lo psicoterapeuta che, come ogni individuo, ha una sua idea di cosa sia giusto e cosa sbagliato. Eppure il luogo e lo spazio sono offerti a colui che lo richiede affinché  possa, all’interno di una relazione con una persona che gli è dichiaratamente alleata, soffermarsi a comprendere la direzione in cui davvero sente di voler andare. 

La capacità di Buzzati sta proprio nell’essere capace di stare al cospetto di emozioni intense come quelle della perdita e della finitezza della vita, o del desiderio di possedere e di descrivere la capacità che abbiamo di selezionare le informazioni che ci sono utili a sostegno delle nostre teorie interne, descrivendo vissuti che fanno parte dell’esistenza di ogni individuo.

Un libro consigliato a chi ha voglia, come afferma la psicoterapeuta V. Satir, di essere onesto con i propri sentimenti, poiché questo è il primo passo per il cambiamento.

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