Il Setting in Psicoterapia: Cornice e Contenuto

Il setting in psicoterapia

Articolo scritto dalla Dr.ssa Francesca Da Ronch

In psicoterapia è previsto un setting regolato da caratteristiche definite e fisse, concordate tra paziente e terapeuta al fine di proteggere la relazione e l’alleanza terapeutica, quindi permettere cambiamenti trasformativi. Il setting può così essere inteso come:

  • La cornice, il contenitore entro cui può nascere la relazione e la terapia stessa;
  • Il contenuto della terapia, tutto ciò che avviene all’interno di questa cornice, stabile e regolare;

1. Setting come cornice

Appare sicuramente complicato dare una definizione unica a questo termine specifico, riconosciuto dalla letteratura come un concetto sfuggente, paradossalmente poco delimitabile, sebbene necessario. 

Le difficoltà spaziano tra un’accezione riduttiva, di meri accorgimenti tecnici per quanto imprescindibili, oppure una tanto estensiva da disperderne la peculiarità. 

Il termine inglese si riferisce a significati quali sfondo, collocazione, ambientazione. Se accostate alla terapia psicodinamica, queste accezioni si colorano di sfumature più ricche ed è possibile intendere il setting come spazio psicologico interpersonale e intrapsichico, un ambiente sia concreto che interno e mentale, uno spazio collocato in un tempo ben preciso e delimitato, in grado di dare forma e lungo alla relazione e all’alleanza terapeutica, di incorniciarla.

Il setting, in tal senso, può essere definito come quell’insieme di condizioni formali e costanti necessarie affinché si possa cominciare e portare avanti il lavoro terapeutico, inteso come contenitore del processo terapeutico. 

Il setting, quindi, comprende l’insieme di accordi e impegni che paziente e terapeuta si impegnano a rispettare per poter lavorare insieme, concordati durante i primi colloqui. 

Esistono degli elementi formali indispensabili affinché il processo terapeutico possa avere luogo, regole stabili e fisse, tali da permettere non solo l’inizio, ma anche tutto il proseguo della presentazione della storia di vita del paziente.

Le condizioni necessarie sono relative:

  1. Allo spazio e al lungo, la stanza protetta e sicura nella quale avviene l’incontro e la terapia;
  2. Al tempo, il giorno e l’orario delle sedute che, se stabili e regolari, favoriscono la percezione di continuità e sicurezza dell’incontro;
  3. Alla frequenza delle sedute, auspicabilmente settimanale;
  4. Alle modalità di pagamento, interruzioni e vacanze;
  5. Al dispositivo utilizzato, come l’online che permette, anche se a distanza, di riprodurre le stesse condizioni del faccia a faccia classico;
  6. Alla durata della terapia, che può essere stabilita e concordata insieme;

Esistono anche delle regole tali da favorire lo svolgimento della terapia e da garantirne il processo. 

Tra le classiche si possono ricordare:

  1. Le libere associazioni, cioè rendere assolutamente libero il paziente di parlare di ciò che desidera, di ciò che gli viene in mente, ciò che lo preoccupa e che desidera condividere;
  2. La neutralità dello psicoterapeuta, il quale si impegna a mantenere un assetto professionale e di cura, non si pronuncia sulle opinioni o idee del paziente, mantiene una posizione comprensiva, non giudicante e accogliente, tale da favorire il paziente e farlo sentire a proprio agio;

2. Setting come contenuto

Il setting comprende non solo la cornice esterna ma anche tutto ciò che avviene all’interno di questo spazio. 

Possiamo immaginarci come una buona cornice, affinché svolga bene la sua funzione, debba cercare di passare inosservata e far risaltare il paesaggio al suo interno, permettendo di osservarlo chiaramente e ammirarlo senza interferenze esterne.

Il contenuto, allora, può emergere e prendere forma in molti aspetti fondamentali della terapia, quali:

  1. Dimensione psichica interna del terapeuta, del paziente e della relazione tra loro;
  2. Empatia e comprensione da parte del terapeuta verso il paziente e ciò che pensa e prova;
  3. Fiducia, senso di facilitazione e protezione, è importante che il paziente senta di trovare un clima favorevole e accogliente, dove sentirsi a proprio agio e libero di esprimersi;
  4. Speranza, la possibilità del paziente di credere che cambiamenti e trasformazioni siano possibili e sentirsi supportato e accompagnato lungo la strada per raggiungerli;

Il setting non può essere ridotto unicamente alla funzione di cornice precostituita, ma deve essere costruito e co-costruito con cura e cautela, al fine di consentire l’avvenire del processo terapeutico. 

Molti autori hanno parlato di setting, in particolare come contenuto oltre che come cornice, e i loro contributi aiutano ad immaginarselo in tal senso.

Fiorentini (1995) parla di “rifinire” il setting come “un abito su misura”, al fine di corrispondere ai “bisogni di ogni singolo paziente o di specifici momenti di un’analisi”.
Tugnoli (2015) scrive che per permettere l’emergere del contenuto relazionale, anche il terapeuta debba porsi “elasticamente” con se stesso e con la propria identità professionale.

Con splendide parole, Ferruta (2013) spiega come il setting, concreto e mentale, sia un elemento corrispondente alla terra su cui camminare e all’aria da respirare, sia “una precondizione per interagire insieme: la sicurezza delle regole è garanzia di libertà per incontri nei quali si può esprimere il massimo di soggettività personale”.

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