Articolo scritto dalla Dr.ssa Chiara Carangelo
“In mani sicure” è un film dalla regia francese di Jeanne Herry uscito nelle sale nel 2018. Sebbene il tema dell’intera storia riguardi l’adozione e il lungo percorso che i genitori adottivi devono intraprendere insieme ai servizi sociali al fine di trovare un buon “abbinamento”, un’ulteriore lettura può essere fatta soffermandosi sulle difficoltà relazionali a cui vanno incontro i personaggi principali che con storie diverse, sono tutti orientati alla possibilità di creare un percorso perchè l’incontro divenga possibile. Un intreccio di vite dissimili che, oltre le difficoltà, danno all’unisono ampio spazio all’ascolto, alla tenerezza, alla vita.
1. Ascolto
La prima difficoltà relazionale che si incontra è quella di Clara la giovane studentessa che partorisce il bambino che non può tenere; di fronte al non riconoscimento del bambino Clara viene guidata dentro un percorso costituito comunque da possibilità e ascolto, grazie a Mathilde, l’assistente sociale che si occupa di accompagnarla nella sua scelta, offrendo uno spazio di comprensione, empatia ed autentica attenzione in questo periodo particolare e delicato della sua vita. Oltre le difficoltà, viene comunque offerta un’occasione di relazione soprattutto quando le viene proposto di salutare e parlare al neonato. “Non capirà le parole, certo, ma percepirà l’importanza e le emozioni che ci metterà” è la frase che Mathilde dice alla giovane mamma. Nello spazio relazionale Clara scriverà una lettera per il suo bambino e gli darà un nome. Lo spazio per comunicare, ascoltare ed esprimere i pensieri, permettono a Clara di affrontare la sua difficoltà connessa alla sua scelta, soffermandosi sui suoi desideri e sui suoi pensieri che consentiranno al bambino di dare un significato alla sua esistenza.
2. Coraggio e tenerezza
Jean è l’operatore sociale a cui viene affidato il bambino; a fronte della lavoro complesso e dell’ultima esperienza con adolescenti, appare scoraggiato e intenzionato a rifiutare, per poi accettare quasi passivamente seguendo il parere della moglie. Nonostante le difficoltà relazionali incontrate nel suo lavoro, Jean appare sin da subito estremamente attento , sensibile. Il suo approccio è fatto di parole, sguardi accoglienti nei confronti del piccolo Theo con il quale fin da subito crea una relazione affettiva.
3. Timore e speranza
Alice è la donna che viene ritenuta adatta per diventare il genitore del piccolo Theo. Sebbene le sue relazioni familiari siano caratterizzate da “complicità” e “solidarietà”, teme in principio che le sue difficoltà riguardanti la complicata accettazione di non poter diventare una madre biologica, possano in qualche modo mettere in luce una fragilità compromettente per poter essere considerata un “buon genitore”. A seguito del divorzio, Alice dovrà attendere ancora per elaborare la sua perdita e prepararsi ad accogliere un bambino in una famiglia monoparentale.
Le difficoltà relazionali posso diventare disturbi quando non vengono adeguatamente affrontate perché non c’è lo spazio per raccontare, conoscere la propria storia e dare un senso dentro uno spazio costituito da accoglienza e fiducia nel cambiamento. Nelle relazioni familiari, sentimentali, amicali e professionali possono sorgere difficoltà di comunicazione e di gestione delle emozioni; se in questo momento sentiamo che abbiamo bisogno di quello spazio fatto di sguardi e di queste parole che ci possano abbracciare e comprendere, di quella “base sicura” da cui partire per esplorare ciò che ci sta accadendo, allora siamo sulla buona strada per aprirci a nuovi sguardi e quindi, a nuove future possibilità di incontro, oltre le difficoltà.
Se pensi di avere delle difficoltà di questo tipo, chiedere un supporto a un professionista potrà portarti a vederle più chiaramente e da prospettive nuove.