Ipersonnolenza: sintomi, cause e cura

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Articolo scritto da Dr.ssa Giulia Cerbini

Se sei qui probabilmente hai qualche difficoltà a svegliarti! In questo articolo potrai trovare maggiori informazioni su che cosa si intende con ipersonnolenza e quali sono i disturbi correlati.

Troverai anche informazioni sulle possibili cause e percorsi di cura.

 1. Che cos’è l’ipersonnolenza

Secondo la 5° edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali (DSM 5) l’ipersonnolenza è uno stato caratterizzato da eccessiva sonnolenza nonostante un periodo di sonno regolare o prolungato non ristoratore.

Può comportare incapacità di rimanere pienamente svegli durante la veglia con “attacchi di sonno” caratterizzati da un grande bisogno di dormire o sonno involontario.

2. I sintomi dell’ipersonnolenza

Secondo il DSM 5 si può fare diagnosi di disturbo da ipersonnolenza  in presenza di uno tra i seguenti  sintomi: presenza di eccessiva sonnolenza durante il giorno nonostante almeno 7 ore di sonno, con frequenti pisolini involontari  durante la veglia. Oppure la presenza di un tempo di sonno prolungato di circa 9 ore con difficoltà ad essere pienamente vigili al risveglio. Questo stato viene chiamato inerzia del sonno e la persona, nei risvegli conseguenti a pisolini o dopo il sonno notturno, appare confusa e disorientata, con difficoltà motorie, di memoria ecc.

Quando l’ipersonnolenza non è meglio spiegata da cause specifiche, si parla di ipersonnie primarie.

Secondo la Classificazione internazionale dei disturbi del sonno  le ipersonnie primarie si classificano in diversi disturbi, citandone alcuni troviamo l’ipersonnia idiopatica, la narcolessia ecc

La narcolessia consiste in una sonnolenza diurna associata solitamente a debolezza muscolare. Sono presenti pisolini involontari durante il giorno, possono essere presenti inoltre allucinazioni  e paralisi nel sonno. Compaiono episodi di sonno REM nei 15 minuti successivi all’addormentamento.

L’ipersonnia idiopatica si presenta solo con ipersonnolenza, senza debolezza muscolare né disturbi del sonno REM. Il sonno notturno può avere una durata normale o eccessivamente lunga, c’è comunque un’ eccessiva sonnolenza diurna e le persone sono costrette a fare frequenti e lunghi sonnellini che possono verificarsi in momenti inappropriati.

3. Le cause dell’ipersonnolenza 

L’ipersonnolenza secondaria può essere dovuta a vari disturbi come quelli della respirazione ad esempio le apnee notturne, alla sindrome delle gambe senza riposo, a condotte di abuso di alcool o droghe o psicofarmaci, a disturbi psichiatrici ad esempio disturbi dell’umore che inficiano con la qualità del sonno ecc.

Le cause di ipersonnolenza come sintomo di disturbi primari sono tutt’ora dibattute. 

Secondo il DSM V nei soggetti con disturbo da ipersonnolenza è stata riscontrata una maggiore quantità di sonno a onde lente.

Alcuni studi, Bollu et al. Mo Med.,2018, dimostrano nel caso della narcolessia la presenza di una disregolazione del sonno REM, è stato riscontrato anche un deficit di segnalazione dell’ipocretina ipotalamica (che ha funzione di regolazione della veglia e del tono muscolare), inoltre sono stati riscontrati alcuni antigeni leucocitari.

4. Come superare l’ipersonnolenza

Nel caso di ipersonnolenza secondaria a specifici disturbi, si andrà a lavorare in modo mirato sulle cause scatenanti.

Nei casi invece di ipersonnia primaria vi sono diverse cure mirate alla riduzione dell’impatto dei sintomi.

4.1Trattamento e cura farmacologica

Secondo L’Istituto Superiore di Sanità possono essere utili i farmaci utilizzati per la narcolessia come ad esempio quelli ad azione stimolante che aiutano la persona a restare sveglia. Gli antidepressivi sono utili nei casi in cui le alterazioni dell’umore inficino il sonno.

4.2 Approcci e cure non farmacologiche:

Comprendono interventi comportamentali mirati a cambiare lo stile di vita come:

  1. l’igiene del sonno: norme per migliorare la qualità del sonno come evitare sostanze stimolanti ad esempio la caffeina, pasti pesanti e assunzione di alcol prima di coricarsi, mantenere l’ambiente del sonno tranquillo e confortevole e regolarizzare la routine di sonno.
  2. sonnellini diurni programmati: riducono la sonnolenza diurna senza inficiare la qualità del sonno notturno. Devono avere una durata di circa 15-20 minuti. 
  3. attività fisica

5.Come migliorare l’ipersonnolenza con interventi psicologici

I disturbi di ipersonnolenza comportano ricadute negative sulla qualità di vita dei pazienti esponendoli a maggior rischio di sviluppare sintomi nell’area ansiosa, depressiva e difficoltà lavorative, relazionali ecc. 

5.1 La psicoterapia cognitivo comportamentale per l’ipersonnia 

La terapia cognitiva comportamentale (CBT) ha sviluppato un programma specifico per l’ipersonnia idiopatica elaborato da Jason C. Ong et al. da integrarsi ad un trattamento farmacologico.

Ecco alcuni interventi:

attività di psicoeducazione: fornire informazioni e risorse al paziente per aiutarlo a conoscere meglio il suo disturbo e gestire  meglio i suoi sintomi, promuovendo anche accettazione della diagnosi

Interventi comportamentali: finalizzati all’organizzazione di una routine nei periodi di veglia diurni/notturni come ad esempio la programmazione di sonnellini con l’utilizzo di sveglie per gestire meglio  la sonnolenza, il livello di energia e efficacia nelle prestazioni. Programmazione di   attività strutturate, utilizzo di diari del sonno/veglia per l’automonitoraggio e per regolarizzare la routine tramite l’adozione di buone norme di igiene del sonno.

Strategie di coping e regolazione emotiva: Ad esempio la tecnica del Worry Time per gestire le preoccupazioni e il rimuginio, definendo un tempo preciso di massimo 30 minuti al giorno in cui la persona può dedicarsi alle preoccupazioni riducendo così il quantitativo di tempo di rimuginio nella giornata e imparando a dirigere l’attenzione solo sulle preoccupazioni sotto il proprio controllo.

5.2 supporto psicologico

Con l’obiettivo di supportare i pazienti nell’affrontare le conseguenze negative che possono svilupparsi come una bassa autostima, il ritiro dalle attività sociali come meccanismo di evitamento di stati emozionali come la vergogna e la paura che possono scaturire dagli episodi di attacchi di sonno involontari in situazioni inappropriate.

Conclusioni

Possiamo definire l’ipersonnolenza come uno stato di ridotta vigilanza ed eccessiva sonnolenza  che inficia il funzionamento adattivo della persona.

Nel caso di ipersonnia causata da disturbi specifici, riconoscere e affrontare la causa scatenate aiuterà a migliorare la sonnolenza. 

Per i disturbi di ipersonnia primari, invece, le opzioni di cura  sono limitate al miglioramento dell’impatto dei sintomi. Un trattamento integrato sia a livello farmacologico che comportamentale e psicologico è quindi auspicabile.

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