Articolo scritto dalla Dr.ssa Simona Fermo
L’ansia è una condizione molto frequente nei giorni nostri e talvolta da condizione fisiologica si tramuta in condizione patologica. Spesso è uno dei tanti motivi per cui le persone si rivolgono a uno specialista psichiatra o psicoterapeuta per alleviare la loro condizione di sofferenza .
Di seguito spiegherò cos’è l’ansia, quando diventa patologica, le due tipologie di ansia e le modalità per fronteggiarla…
1. Cos’è l’ansia?
“L’ansia è un’esperienza comune e coincide con uno stato di allerta di fronte a situazione che viene percepita come pericolosa o stressante o con la sensazione che qualcosa di negativo stia per accadere.” (Lingiardi & Gazzillo, 2014, p. 767).
L’ansia differisce dalla paura, in quanto, in quest’ultimo caso si tratta di una condizione fisiologica di base che si manifesta di fronte ad uno stimolo realmente presente nel contesto e dunque di fronte ad una minaccia reale. Nel caso dell’ansia, l’individuo si trova a manifestare una risposta di fronte ad una minaccia futura. (Lingiardi & Gazzillo, 2014)
2. Cosa causa l’ansia?
L’ansia causa una serie di modificazioni a livello fisico di carattere neurovegetativo e psicologico. A livello fisico si osservano palpitazioni, tachicardia, tremori, sudorazione, dispnea, sensazione di capogiro, sensazione di asfissia o soffocamento, irrequietezza, problemi a livello gastrico o a livello dell’apparato escretore che si traducono nel bisogno di evacuare o urinare, secchezza delle fauci, raucedine. A livello psicologico, si osservano apprensione, insicurezza e tensione emotiva (Lingiardi & Gazzillo, 2014).
3. Ansia fisiologica o Ansia patologica?
Si potrebbe pensare che l’ansia sia una nostra “nemica”. In realtà, non è sempre così, in quanto in alcune circostanze è un’emozione che ha una sua funzione adattiva. Ciò lo ha spiegato bene Charles Darwin (1872) in un suo trattato nel quale affermava che le emozioni hanno una funzione adattiva che garantisce la sopravvivenza della specie. L’ansia è fisiologica quando la reazione di allerta è congrua rispetto alla situazione che l’ha prodotta, quando non diventa bloccante e quando non è pervasiva. Tuttavia diventa patologica quando la reazione è incongrua rispetto allo stimolo che l’ha causata, quando risulta particolarmente intensa da bloccare il soggetto e quando si estende a tutte le circostanze di vita e dunque quando è pervasiva. Per tale motivo è più completo concettualizzare l’ansia lungo un continuum che prevede la distinzione di due tipologie, ovvero: l’ansia di stato e l’ansia di tratto.
- Ansia di stato si sviluppa di fronte ad uno stimolo ansioso ma che si estingue nel momento stesso in cui cessa di esistere la fonte ansiogena.
- Ansia di tratto si estende a più ambiti della vita del soggetto e che, quindi, continua ad esistere anche quando la fonte ansiogena cessa di esistere (Lingiardi & Gazzillo, 2014)
4. Come gestire l’ansia
Ci sono diversi approcci psicoterapici che aiutano a gestire l’ansia, quali: la terapia cognitivo-comportamentale, l’approccio psicodinamico, l’analisi transazionale. Accanto al percorso psicoterapeutico, se è opportuno, si può valutare insieme al paziente la possibilità di effettuare anche una consulenza psichiatrica per un approccio che abbia l’obiettivo di integrare terapia farmacologica con il percorso psicoterapico. In quest’ultimo caso, la terapia farmacologica serve ad alleviare i sintomi e ad agevolare il percorso psicoterapico.
Quando si ha la percezione che l’ansia diventi un ostacolo nella propria vita è importante prendersene cura scegliendo di affidarsi ad uno specialista, senza pregiudizi e timori. In fondo l’obiettivo del percorso terapeutico è quello di migliorare la qualità di vita di ogni persona e ciascuno di noi ha una naturale spinta verso la ricerca del benessere. Perché non assecondarla?
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