Articolo scritto dalla Dr.ssa Alessandra Di Toro
Chi di noi non si è mai chiesto come mai una persona fosse così attratta da un’altra, anche se ai nostri occhi e a quelli di molti altri, la persona oggetto di tanto interesse, appariva poco gradevole? O ancora, ci saremo sicuramente tutti stupiti di quando attratti e innamorati di qualcuno, ci siamo sentiti come drogati e non abbiamo visto la realtà per quella che era.
Le spiegazioni a questi e altri quesiti, possiamo cercarle nelle neuroscienze e nelle componenti chimiche del nostro cervello.
La scelta del partner
Quando proviamo una forte attrazione per qualcuno, solitamente diciamo che si tratta di “attrazione chimica”.
Per Darwin, tutti gli organismi, uomini compresi, sono spinti a cercare un partner, per soddisfare un bisogno di trasmettere le loro caratteristiche a più di un individuo. Essendo ormai un comportamento che fa parte del nostro patrimonio genetico, lo mettiamo in atto anche quando non abbiamo intenzione di riprodurci. Scegliamo e veniamo attratti da qualcuno che è adatto a questa spinta riproduttiva, quando lo incontriamo si attivano delle aree cerebrali che ci fanno mettere in atto comportamenti che danno la possibilità di lasciare nel mondo i nostri geni.
Anche se non ce ne rendiamo conto, siamo attratti da persone che ci ricordano i nostri fratelli, sorelle o amici e cuginetti con cui giocavamo da bambini, qualcuno che ci trasmetta un senso di familiarità.
Inoltre, le sensazioni positive che ci arrivano dalla persona che suscita il nostro interesse, possono derivare da collegamenti inconsci ad emozioni provate nell’infanzia, generalmente legate ai rapporti di amore e di affetto dei primi anni di vita, vissute con la madre o con altre figure che ci hanno accudito.
A ricordarci questi momenti positivi, possono essere gli occhi del partner, il modo in cui ci guarda, o anche il tono della sua voce e il modo in cui ci tocca.
Nel caso si abbia avuta una madre, o altra figura di accudimento, nelle prime fasi di vita, che ci ha fatti sentire non amati e non protetti, inconsciamente ci cerchiamo un partner che conferma questo, e costruiremo un legame di coppia che si, sarà familiare e conosciuto, ma infelice.
Importante è anche il periodo di vita, se ci troviamo in un momento difficile, se abbiamo fatto dei cambiamenti importanti, se abbiamo perso una persona cara, ecc, siamo attratti da qualcuno che può soddisfare il nostro bisogno relativo a quel momento di vita.
Di grande importanza nella scelta di un partner, è l’odore. Una spinta inconsapevole all’attrazione, è data dai feromoni, molecole secrete dalle ghiandole sudoripare che si trovano sotto le ascelle, sul cuoio capelluto, sull’inguine e intorno ai capezzoli. Questi odori vengono recepiti dal sistema vomeronasale, e il messaggio inviato ad una regione del cervello, l’ipotalamo, e scegliamo quella persona in base all’odore. L’odore ci attrae perché rileva la compatibilità, noi e l’altra persona abbiamo dei sistemi immunitari diversi, in modo da generare figli più resistenti alle patologie. Gli uomini eterosessuali sono attratti dall’odore delle donne in particolare in età fertile, e nei giorni dell’ovulazione, quando la donna produce un feromone chiamato copulina, proprio come accade negli animali. Anche le donne eterosessuali, sono attratte dall’odore dell’uomo in misura maggiore nei propri giorni fertili. A stimolare l’attrazione sono i feromoni maschili legati al testosterone, come l’androstenolo e l’androstenone, presenti nel sudore degli uomini.
L’infatuazione e il corteggiamento
Il desiderio sessuale durante il periodo del corteggiamento e dei primi incontri, viene regolato dagli androgeni, principalmente il testosterone prodotto dai testicoli maschili, e dagli estrogeni, ormoni secreti dalle ovaie femminili. Androgeni ed estrogeni sono presenti sia negli uomini che nelle donne ma in quantità diverse. Man mano che aumentano i rapporti sessuali, i testicoli e le ovaie producono più testosterone e più estrogeni, e aumentano sempre più l’attrazione e l’eccitazione.
Il desiderio verso l’altra persona, produce un’eccitazione mediata da diversi neurotrasmettitori, cioè sostanze chimiche, e questi sono l’epinefrina, la norepinefrina, la feniletilamina, e la dopamina. L’epinefrina e la norepinefrina sono prodotte in situazioni di allarme e stress, dalle ghiandole surrenali, mentre la feniletilamina viene rilasciata invece in situazioni piacevoli ed è responsabile della dilatazione delle pupille quando guardiamo qualcosa o qualcuno che ci piace. Questo fenomeno potrebbe spiegare il così detto “colpo di fulmine”, un’attrazione reciproca quando si vedono le pupille dell’altro dilatate. La feniletilamina è anche il neurotrasmettitore che ci fa sentire su di giri, come dopo l’assunzione di alcune droghe. Il battito cardiaco aumenta, la pressione è più alta, siamo più eccitati, l’appetito si riduce e siamo iperattivi. Anche la cioccolata è ricca di feniletilamina, ed è per questo che la sua assunzione ci rende più felici e anche un po’ dipendenti. Però con il passare del tempo l’organismo si abitua, e con il procedere della relazione questi effetti eccitatori diminuiscono.
La dopamina, invece, se prodotta dall’organismo in quantità sufficiente, ci fa sentire appagati. Quando aumenta, in situazioni particolarmente eccitanti, come la vista del partner di nostro interesse, siamo portati a ripetere l’azione o a riproporre la situazione, in modo da sentirci di nuovo felici. Del partner non se ne ha mai abbastanza, cerchiamo sempre la sua presenza o un contatto anche telefonico.
In questa fase, della relazione non consolidata, diminuisce il livello di serotonina, e questo genera ansia, preoccupazione eccessiva se non riceviamo subito risposta alle nostre telefonate, e tendenza ossessiva ad analizzare alcuni comportamenti del partner.
Anche l’amigdala, parte del cervello a forma di mandorla, che si attiva in caso di paura, nella fase dell’attrazione e infatuazione non si attiva. Non abbiamo quindi paura, e non riusciamo a valutare in modo razionale e logico i rischi del momento legati alla persona o alla situazione.
I meccanismi del desiderio appena descritti, sono presenti per tutta la durata della relazione, ma nelle fasi iniziali si attiva più spesso tutto il sistema e siamo quindi travolti dalla passione.
Se la relazione prosegue, dalla fase dell’attrazione si passa a quella dell’innamoramento, diminuisce il livello di testosterone soprattutto nell’uomo, i neurotrasmettitori vengono pian piano secreti in quantità più moderata, e dalla passione ed eccitazione continua, si va verso l’attaccamento e la tenerezza.
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