Articolo scritto dalla Dr.ssa Chiara Bergese
Introduzione
Comunicare la morte di una persona costituisce un’esperienza molto intensa a livello personale.
Si vivono emozioni piuttosto forti che mettono la persona a confronto con la propria morte e con le esperienze di dolore e di lutto provate nella propria vita.
Più si è in grado di comprendere se stessi di fronte ad un evento quale la morte, più sarà possibile comprendere le reazioni delle persone che ci si trova di fronte.
Affrontare il tema della morte mette la persona nella condizione di doversi interrogare costantemente sul suo significato e sul rapporto che ha con essa: più i vissuti rimarranno inespressi, più ci si potrà attendere sofferenza oppure l’assunzione di atteggiamenti difensivi che arriveranno a negare ogni coinvolgimento, in quanto vissuto come troppo difficile.
1. La comunicazione del lutto
Un altro aspetto importante è il modo in cui avviene la comunicazione: nello specifico, deve essere trasmessa utilizzando un linguaggio molto semplice, avendo particolare cura degli aspetti verbali e non verbali e del contesto nel quale avviene.
In definitiva, risulta necessario ricercare il più possibile un equilibrio: infatti, una “giusta vicinanza” all’insegna dell’empatia può apparire decisiva se si tiene conto del fatto che si viene a contatto con l’intimità delle persone.
Un approccio ed un linguaggio troppo tecnici possono rendere il rapporto distaccato e suscitare diffidenza; al contempo, un eccessivo coinvolgimento può essere in contrasto con la professionalità che le persone si aspettano.
La comunicazione di “cattive notizie”, in secondo luogo, non può avvenire per gradi: spesso ciò costituisce soltanto una remora che si pone chi teme di affrontare la sofferenza del suo interlocutore.
Per colui che riceve la comunicazione, quest’ultima appare reale solo quando c’è la notizia chiara e definitiva della morte; tutto quello che viene detto prima può provocare soltanto ulteriore dolore. Inoltre, solamente dopo la notizia del decesso può iniziare il lungo processo che culminerà nell’elaborazione del lutto.
2. Condizioni per la comunicazione
Anzitutto, per poter dare comunicazione di un evento negativo è necessario conoscerlo nei dettagli; in caso contrario si rischia di fornire informazioni non idonee o foriere di fantasie illusorie e pensieri irrealistici. Quindi, nel caso in cui venissero poste domande sulle circostanze che hanno portato al decesso, sarebbe importante rispondere solo a ciò che è stato chiesto attenendosi agli avvenimenti accertati, senza aggiungere dettagli o interpretazioni che potrebbero rivelarsi errate.
Di conseguenza, prima di recarsi dagli interessati, si dovrà raccogliere alcuni dati tra cui:
- Che cosa è accaduto
- Quando è accaduto
- Dove è accaduto
- Come è accaduto
tenendo bene a mente che non risulta opportuno entrare troppo nei dettagli, specialmente se sono cruenti.
Inoltre, sarebbe utile acquisire indicazioni sui destinatari della notizia, per es. sul numero, se ci sono membri appartenenti a categorie più fragili come bambini o anziani, l’età, eventuali problemi di salute, le relazioni intercorse con il deceduto, etc.
Tali informazioni appaiono utili sia per prevedere reazioni dirompenti sia nella scelta delle persone da coinvolgere direttamente o da escludere: può capitare che si presentino situazioni nelle quali, a causa di particolari stati di salute fisica o psichica, non appare opportuno informare direttamente alcune persone.
L’annuncio della morte dovrebbe essere dato direttamente agli interessati, evitando di usufruire, qualora non si tratti realmente dell’unica possibilità a disposizione, di mezzi quali il telefono. I soggetti coinvolti nell’annuncio dovrebbero essere informati prima che ogni notizia possa essere divulgata ad altri o trapelare attraverso i media.
La presenza di una terza persona, poi, affettivamente vicina ai soggetti destinatari della comunicazione, potrebbe costituire una risorsa preziosa, in modo che le persone possano giovare del sostegno di figure percepite come familiari.
3. Come e dove avviene la comunicazione
Prima di dare comunicazione di un decesso è importante presentarsi con chiarezza all’interessato: è importante che sappia precisamente con chi si sta interfacciando.
Per di più, sarebbe opportuno che la comunicazione venisse data da un’unica persona ben identificabile, seppur accompagnata da qualcun altro.
È fondamentale assicurarsi di parlare proprio con le persone coinvolte nel lutto per non generare equivoci.
Infine, è buona norma non dare mai la comunicazione ai bambini, né utilizzarli come “messaggeri”.
La comunicazione, altresì, andrebbe data in un ambiente tranquillo, lontano da rumori
e non affollato: sarebbe auspicabile far sedere l’interessato e non dare comunicazioni per es. in un corridoio, in una sala d’attesa o in un luogo affollato.
4. Contenuto della comunicazione
Quando si parla è necessario essere sempre semplici e diretti, parlando con calore, ricordando di utilizzare sempre il nome della vittima e mai parole come “morto”, “defunto”, “vittima”, “corpo”, etc.: la personalizzazione è molto importante e fa sentire le persone accolte. Inoltre, l’utilizzo del nome della vittima aiuta l’interlocutore ad affrontare la realtà in modo più diretto.
Un altro aspetto piuttosto rilevante è quello di rendere più coerente possibile il linguaggio verbale con quello non verbale: infatti, non si tratta solamente di comunicare una notizia, ma anche di entrare in relazione con l’interessato.
A proposito di ciò, è sempre bene ricordare che ciò che definisce la qualità della relazione non è legato al contenuto, ossia a ciò che si dice, ma al modo in cui si dice, agli atteggiamenti e ai gesti che vengono messi in atto.
Se viene meno la coerenza tra i due canali, ciò potrebbe potenzialmente creare disagio e confusione.
In definitiva, la comunicazione è fondamentale sia per la ricostruzione che l’interessato farà dell’accaduto sia perché determinerà le sue reazioni emotive.
In ultima battuta, sarebbe utile chiedere ai destinatari se vi sono questioni o informazioni che non hanno compreso. In più, una volta comunicata la notizia sarebbe auspicabile porgere le condoglianze: tale gesto aiuterebbe gli interessati a passare dai fatti, sui quali non si ha più potere d’azione, alle sensazioni.
Conclusioni
È assolutamente normale in queste situazioni sperimentare emozioni molto intense, tra cui rabbia, senso di colpa, tristezza, disperazione, che sovente si manifestano mediante incredulità verso l’accaduto o, al contrario, tramite congelamento delle sensazioni, nei termini di apparente distacco, freddezza o indifferenza. Infine, non sono da escludersi reazioni fisiche come svenimenti, mancanza di respiro, panico, malori, etc.
Pertanto, chi si assume il compito di informare dovrebbe essere preparato ad affrontare tutto ciò, assumendosi il rischio di trovarsi in situazioni in cui si assiste anche ad un vero e proprio rifiuto della realtà.
Allo stesso modo, alcune reazioni potrebbero coinvolgere direttamente chi comunica la notizia, che potrebbe essere considerato il responsabile della sofferenza o addirittura del decesso.
In questi casi, è sempre conveniente consentire agli interessati di esprimere il proprio dolore, oltre ad aiutarli a considerare normali tutte le loro manifestazioni di cordoglio, prestando ascolto attivo, attenzione empatica e comprensione non giudicante per le emozioni espresse.
E nei casi in cui si dovesse rilevare particolare sofferenza, sarebbe di grande utilità segnalare il malessere riscontrato o sperimentato in prima persona, avvalendosi dell’aiuto professionale di figure mediche e psicologiche qualificate ed adeguatamente formate.